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La rivincita dei Tullianos? Oggi il Tribunale Civile di Roma ha respinto la causa intentata da Luciano Gaucci contro Elisabetta Tulliani, suo fratello Giancarlo (il famoso cognato di Montecarlo) e i suoi genitori. Per il giudice, Gaucci "non ha fornito alcuna prova della domanda di restituzione avanzata, [che] va conseguentemente respinta".
Lucianone sosteneva che i Tullianos all'epoca della sua relazione con Elisabetta (fine anni '90) gli avessero "scippato" una serie di beni che lui aveva intestato loro al fine di sottrarli al fisco e ai creditori. L'ex patron del Perugia reclamava, tra le altre cose, la casa in cui tuttora vivono la Tulliani con Gianfranco Fini e le figlie, vari appartamenti, soffitte, box, terreni, 5 auto, quadri di Guttuso e de Chirico, quote di società calcistiche, orologi, collane e bracciali.
Gaucci basava il grosso della sua domanda giudiziaria su una carta che secondo lui Elisabetta aveva firmato, nella quale si riconosceva fiduciaria e prestanome, e non realmente proprietaria dei beni intestati. Solo che questo documento sarebbe stato smarrito durante le sue numerose vicende giudiziarie, tra una fuga a Santo Domingo e l'altra.
I Tulliani hanno invece sempre sostenuto che all'origine del loro patrimonio attuale ci fosse la vincita all'Enalotto da 2,2 miliardi di lire incassata da Elisabetta nel 1998. Di quella cifra lei ne versò la metà a Gaucci, con il compito di "gestirlo in proficui investimenti", e che "grazie alla vincita e agli ulteriori risparmi dei genitori", i Tulliani hanno comprato tutti gli immobili che reclama Gaucci, come da atti notarili e assegni che hanno presentato in giudizio.
Nel procedimento civile Gaucci non ha presentato nessuna prova, nessun documento se non una raccomandata del 2007, mentre i Tulliani hanno portato visure catastali e atti notarili per dimostrare la proprietà dei beni contestati.
Elisabetta addirittura si è costituita in giudizio chiedendo a Lucianone un miliardo e cento milioni, la metà della famosa schedina dell'Enalotto. Il giudice l'ha rigettata, poiché, proprio come Gaucci, non ha presentato nessun documento che provasse la natura onerosa-fiduciaria alla base del suo versamento.
In tutto questo casino, è spuntata pure Equitalia: l'agenzia di riscossione è intervenuta nel procedimento, sperando di incassare i beni eventualmente restituiti dai Tulliani. Gaucci deve infatti all'erario la somma clamorosa di 133 milioni e 606 mila euro (avete letto bene). Ma l'ente diretto da Befera e Mastrapasqua è rimasto a bocca asciutta: respinta la domanda, addio beni da pignorare...
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