
DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO…
AGENTI INFEDELI - A ROMA, UN 38ENNE VIENE ARRESTATO PER RESISTENZA A PUBBLICO UFFICIALE E LESIONI DOPO UNA LITE IN FAMIGLIA, MA UNA VOLTA IN TRIBUNALE LA SITUAZIONE SI RIBALTA: UN FILMATO RIVELA CHE L'UOMO NON SOLO NON SAREBBE STATO AGGRESSIVO, MA CHE ERA STATO SCHIAFFEGGIATO E BUTTATO A TERRA DAI POLIZIOTTI CHE LO AVEVANO FERMATO – PER I SEI AGENTI INTERVENUTI È SCATTATA LA SEGNALAZIONE ALLA PROCURA PER ABUSO D'UFFICIO E CALUNNIA...
Adelaide Pierucci per “il Messaggero”
Un trentottenne dell'Eur viene arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, ma una volta a processo la situazione si ribalta: l'ammanettato viene assolto e per i sei agenti intervenuti scatta la segnalazione alla Procura per abuso d'ufficio e calunnia. A inchiodarli, un video: non era stato il fermato a spintonare loro, come raccontato negli atti e in aula, ma, al contrario, erano stati loro a buttare a terra e a schiaffeggiare il fermato.
LA LITE
Il caso risale alla serata del 31 maggio. Il trentottenne ha una lite in famiglia. È alterato, il padre e la sorella gli consigliano di lasciare in garage l'auto. Dalle insistenze si passa al battibecco, poi si arriva a una forte discussione. È il capofamiglia ad allertare la polizia: «Se non la finisci faccio intervenire le forze dell'ordine», avverte prima di telefonare.
Arrivano tre volanti con sei agenti a bordo. L'uomo viene bloccato e portato via in manette e in stato di fermo con l'accusa di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Da quel momento le ricostruzioni divergono, come emergerà durante il processo per direttissima che si è chiuso due giorni fa.
LE CONTRADDIZIONI
Gli agenti, appartenenti al commissariato Spinaceto, sentiti come testimoni subito dopo il fermo, avevano detto di aver subito offese ed aggressioni. Uno aveva specificato anche che l'uomo aveva tirato fuori una bottiglia da una tasca dei pantaloni, che si era rifiutato di consegnare i documenti e poi lo aveva spinto a terra.
Alla fine dell'udienza, il colpo di scena. Il difensore dell'arrestato, l'avvocato Giuseppina Tenga, ha consegnato al giudice una pendrive con un video: le immagini sono ricavate dal sistema di videosorveglianza della villa dove vive il padre del fermato. E il filmato rivela altro: l'uomo non solo non sarebbe stato aggressivo, ma avrebbe consegnato i documenti prima di essere ammanettato e portato via di peso.
Della bottiglia, almeno dalle immagini, nessuna traccia. I familiari dell'arrestato confermano: «Non ci aspettavamo che venisse arrestato senza motivo». Il procedimento, così, si è chiuso nell'udienza di mercoledì con la piena assoluzione dell'imputato e la trasmissione degli atti alla procura per i sei agenti. I reati ipotizzati sono abuso d'ufficio e calunnia.
«Il mio assistito è un privilegiato perché ha avuto la possibilità di produrre un video - ha dichiarato l'avvocato Tenga - Senza quelle immagini non avrei potuto far sì che la verità trionfasse e adesso quello che era un imputato, probabilmente, diventerà parte offesa nell'eventuale processo a carico dei poliziotti».
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