URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL…
Marco Lodoli per la Repubblica - Roma
Sono ormai otto le moschee non autorizzate che sono state chiuse, l' ultima ieri, a via di san Vito, una moschea che funzionava anche come scuola per una decina di bambini. Capisco che ci siano problemi di agibilità, perché molte di queste moschee trovano spazio in scantinati, garage, seminterrati, luoghi senza uscite di sicurezza che possono trasfornarsi in attimo in trappole micidiali.
E capisco anche che ci siano preoccupazioni di ordine pubblico: cosa accade in questi luoghi di culto non controllati, cosa viene insegnato, chi dirige le preghiere?
Le stragi avvenute in mezza Europa sono penetrate nelle nostre coscienze e producono allarme, insicurezze, sospetti. Temiamo che qualche pazzo possa trasformarsi in un mese di indottrinamenti esaltati in un terrorista pronto a sparare sulla folla, a farsi saltare in aria in metropolitana o in un centro commerciale. La paura accende le immaginazioni peggiori, l' orrore ci rende fragili e intolleranti. Però dobbiamo restare calmi e ragionare sulla realtà dei fatti, senza farci travolgere da assurdi sentimenti di rivalsa preventiva.
Io ho tanti alunni islamici, ragazze e ragazzi arrivati del Kossovo, dell' Albania, dal Bangladesh, dal Marocco, e con loro non ho mai avuto problemi di alcun tipo. Alcuni vanno bene a scuola, altri meno, ma sono tutti tranquilli e rispettosi.
Parliamo di tante cose, anche della religione, naturalmente, e non ho mai incontrato un ragazzo invasato e ostile all' Italia e agli italiani. Vorrebbero tutti vivere pacificamente qui a Roma, studiare e lavorare insieme ai cattolici, agli ebrei, agli atei, conservando la loro fede. Per questo hanno bisogno di moschee dove pregare e dove ritrovarsi. E noi non dobbiamo impedire questa esigenza religiosa, perché ognuno ha diritto di rivolgersi al proprio Dio, se vuole farlo.
E non dobbiamo nemmeno esasperare le tensioni, agitarci ogni volta che si parla di Allah e Maometto come se fossero le premesse obbligatorie alle bombe e al terrore. Non è così: gli islamici sono persone pacifiche, studiano, lavorano, si innamorano, scherzano, sognano. E sperano in una vita migliore, come tutti noi.
Pensiamoci bene: i musulmani a Roma ormai sono moltissimi, eppure non c' è mai stato un caso di violenza riconducibile alla loro fede religiosa. Ovviamente ci sono spacciatori magrebini, papponi nigeriani, teppisti tunisini, ma non sono figli delle moschee: sono solo delinquenti, uguali a tutti gli altri delinquenti, e come tali vanno fermati e puniti. Insomma: è giusto controllare cosa succede nelle moschee, soprattutto in quelle prive di permessi, però non ci facciamo prendere dall' ansia o dal panico. Gli islamici di Roma si sono sempre comportati bene, non ce lo dimentichiamo.
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