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Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera - Roma”
Uscivano tutti felici e soddisfatti. Anche alle due di notte, e con la ricevuta in tasca. E convinte di essere in regola, almeno sotto il profilo fiscale, le maitresse di cinque finti centri massaggi fra Esquilino, San Giovanni e Tuscolano, facevano affari d'oro. Un business da centinaia di migliaia di euro, in teoria ricostruibile attraverso i blocchetti di ricevute che le titolari dei locali, tutte cinesi, rilasciavano ai clienti. In poco tempo i carabinieri della compagnia Piazza Dante ne hanno fermati e verbalizzati un centinaio.
Tutti hanno confermato di aver preso appuntamento su siti online con fotografie abbastanza esplicite della reale attività svolta nei centri di via Guicciardini, via Lanza, via Conte Verde, e ancora in via Manlio Torquato e poi via Matteo Boiardo. «Facciamo tutto», c' era scritto in italiano su uno degli annunci. In caserma, invece, sia le maitresse sia le ragazze, una ventina quelle identificate dai carabinieri, parlavano solo cinese. Le prime hanno riferito di lavorare per connazionali, i veri titolari delle attività, affittuari delle mura da proprietari italiani, le altre hanno mimato in cosa consistesse il loro lavoro.
Di certo non solo quello di massaggiatrice, come riportato sui loro permessi di soggiorno. Le maitresse - Xing Mei Mei (35), Weng Ju Ling (47), Li Jing (47) e Luo Je (50) - sono finite ai domiciliari, accusate di sfruttamento della prostituzione. Le altre, alcune delle quali da poco a Roma, sono state rilasciate.
«Sono vittime - spiega chi indaga -, hanno ammesso di essere state sfruttate da connazionali che prima erano anche loro massaggiatrici». Fra i cinque centri - ora sotto sequestro - non ci sarebbe collegamento sebbene non si possa comunque escludere che i guadagni finissero in una sorta di cupola. Dalle testimonianze degli inquilini degli appartamenti sopra i locali, il via vai di clienti era continuo, «dalle otto del mattino a notte fonda».
gli hobbysti recensiscono il messaggio erotico sui forum
Da qui la conclusione che gli incassi fossero di qualche migliaio di euro al giorno, per ogni centro. Per capirci qualcosa di più bisognerà spulciare agente, libretti e telefonini acquisiti dai militari dell' Arma. C'erano anche nomi e numeri dei clienti. Alcuni «non uscivano mai di lì», come hanno raccontato i loro familiari quando si sono rivolti ai carabinieri, preoccupati perché i parenti non tornavano più a casa.
E le ragazze? Schiave, senza ricompense (i soldi finivano solo in cassa), costrette a dormire dove lavoravano (nei centri c' erano brandine e comodini). C' è il sospetto che venissero fatte girare da un centro all' altro sia per eludere i controlli sia per dare l' impressione ai clienti che ci fosse un continuo ricambio di massaggiatrici. Nessuna ha però denunciato violenze, ma il dubbio che venissero maltrattate rimane.
D' altra parte solo pochi giorni fa vicino San Pietro i vigili urbani hanno scoperto che ragazzine cinesi venivano pagate 5 euro al giorno perché non proprio entusiaste all' idea di prostituirsi. Su di loro le pressioni psicologiche delle maitresse erano terribili: «Se non lo fai, cosa mandi a casa per non far morire di fame i tuoi genitori?».
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