DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Piergiorgio Bruni per www.leggo.it
L’ultimo round. L’ultima occasione per non andare definitivamente a tappeto. Perché la Capitale e l’Italia rischiano di perdere per sempre lo storico ring di Roma 1960, quello su cui vinsero la medaglia d’oro un giovanissimo Cassius Clay, non ancora Muhammad Ali, e Nino Benvenuti, che con la vittoria nei pesi welter venne pure incoronato come il miglior pugile della rassegna a Cinque cerchi. E ora, dopo la latitanza e il menefreghismo delle istituzioni, non resta che un crowdfunding: è partito domenica e l’ultimo gong suonerà tra due mesi.
Una corsa contro il tempo per salvare un pezzo di storia del nostro sport. Per oltre 70 anni, infatti, il ring è stato custodito nella palestra Audace, a via Frangipane, nel rione Monti di Roma. E tutto è andato bene fino a quando non è arrivata la pandemia. Il Covid ha messo knock out l’associazione sportiva con mesi e mesi di chiusura: le casse si sono svuotate e la manutenzione non è stata fatta. La via d’uscita era tremenda: metterlo all’asta e magari accettare i dollari di qualche americano pronto a portarlo oltre oceano.
Leggo lanciò l’allarme lo scorso anno: servono meno di 20mila euro per rimetterlo a nuovo. In tanti si dissero interessati o sono stati successivamente contattati: dal Coni, al Comune di Roma fino ai vertici di Sport e Salute. Ma il risultato è stato un mix di promesse non mantenute ed email senza risposta. Nessuno si è mosso per salvare il ring delle Olimpiadi di Roma. Nessuno tranne la As Roma.
Così l’Audace non ha voluto gettare la spugna. E si gioca quest’ultimo round: domenica è iniziata ufficialmente una raccolta fondi sulla piattaforma sportsupporter.it. Decisivo è stato l’intervento di Roma Cares, la onlus del club giallorosso: per dare un forte slancio al crowdfunding, infatti, attraverso il coordinamento di Francesco Pastorella, direttore di Roma Department, ha fatto produrre 120 maglie col doppio logo Audace/ Asr a edizione limitata, ha messo a disposizione 4 magliette da gara e 6 coppie di guantoni autografati da alcuni giocatori giallorossi.
«Siamo in grandissima sofferenza – racconta Gabriele Venturini, primo maestro dell’Audace – perciò non possiamo far altro che sperare nell’aiuto di chi ha la passione per il pugilato, di chi crede in noi e nei valori che rappresentiamo da oltre 120 anni». Parole piene di dignità che, comunque, non nascondono la preoccupazione: «È l’ultima occasione – conclude Venturini – Se non andrà in porto il crowdfunding saremmo costretti a metterlo all’asta».
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