evento la democrazia in tempo di guerra

PALCO REVOCATO ALL’ULTIMO SECONDO A TORINO PER ALESSANDRO BARBERO, LUCIANO CANFORA, ANGELO D’ORSI E CARLO ROVELLI. I SALESIANI PIEMONTESI HANNO DECISO DI STRACCIARE IL CONTRATTO E ANNULLARE LA CONFERENZA "DEMOCRAZIA IN TEMPO DI GUERRA", PREVISTA IL 9 DICEMBRE AL TEATRO GRANDE VALDOCCO (GESTITO DAI RELIGIOSI): "TROPPO POLITICIZZATA" - LA VICENDA ARRIVA A MENO DI UN MESE DA UN EPISODIO ANALOGO: IL POLO DEL ’900 AVEVA ANNULLATO UN INCONTRO SULLA RUSSOFOBIA CON D’ORSI E IL GIORNALISTA VINCENZO LORUSSO - CANFORA SI IMBIZZARRISCE: "È UNA COSA STUPIDA E VOLGARE, UNA CENSURA" - D’ORSI: “IL GIORNO PRIMA C’ERA STATO UN EVENTO CON ASSOCIAZIONI UCRAINE E RADICALI. SI SONO IMPEGNATI A SEGNALARE QUELLA CHE CHIAMANO PESTE PUTINIANA" - MA SE A "PIU' LIBRI PIU' LIBERI" SI INVOCA LA CENSURA PER UNA CASA EDITRICE CHE PUBBLICA TESTI DI ISPIRAZIONE NAZI-FASCISTA, PERCHE' DOVREMMO TOLLERARE CHI ELOGIA IL FASCISTA PUTIN?

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Estratto dell’articolo di Mattia Aimola per il "Corriere della Sera"

 

EVENTO LA DEMOCRAZIA IN TEMPO DI GUERRA

Palco revocato all’ultimo secondo a Torino per Alessandro Barbero, Luciano Canfora, Angelo D’Orsi e Carlo Rovelli. I salesiani piemontesi hanno deciso di stracciare il contratto e annullare la conferenza «Democrazia in tempo di guerra», prevista il 9 dicembre al Teatro Grande Valdocco (gestito dai religiosi) e organizzata dal Circolo Arci La Poderosa: un appuntamento annunciato da settimane.

 

Lo stop è arrivato all’improvviso, ieri, con una comunicazione formale inviata agli organizzatori e poi spiegata con una nota ufficiale. Da fonti interne all’ambiente salesiano si apprende che l’appuntamento sarebbe stato considerato «troppo politicizzato».

LUCIANO CANFORA

 

[…] La direzione precisa che la decisione «non esprime alcuna valutazione sui temi o sulle opinioni», ma riguarda la coerenza delle attività ospitate con la «missione educativa» degli spazi salesiani.  La vicenda arriva a meno di un mese da un episodio analogo: il Polo del ’900 aveva annullato un incontro sulla russofobia con D’Orsi e il giornalista Vincenzo Lorusso. Non sorprende dunque la reazione di Luciano Canfora, che non nasconde l’amarezza: «È una cosa stupida e volgare, una censura».

 

angelo dorsi.

Lo storico parla di un «metodo che a Torino si ripete per la seconda volta», rievocando il precedente del Polo del ’900: «Lì ci fu una catena di comando per cui Pina Picierno chiamò il sindaco e l’incontro non si fece. Ora si ricade nella stessa volgarità». Per Canfora, questi interventi sono «forme pre culturali di eludere la discussione, che forse è l’unica forma civile». […]

 

Durissimo anche D’Orsi, tra i promotori dell’incontro: «La spiegazione ufficiale è pretestuosa. Ci è stato detto che La Poderosa è un’organizzazione politica, cosa falsa. Prima del via libera del teatro abbiamo inviato tutta la documentazione necessaria. Fino a venerdì ero lì per un sopralluogo tecnico: eravamo pronti».

 

carlo rovelli

D’Orsi collega lo stop al clima politico cittadino: «Il giorno prima c’era stato un evento con associazioni ucraine e radicali. Si sono impegnati a segnalare quella che chiamano peste putiniana. Il nostro evento è stato presentato come un esempio di questa peste». Per il professore, quello salesiano è un precedente grave: «Le idee devono confrontarsi con altre idee, non essere messe a tacere. Ho 45 anni di insegnamento universitario, sono stato allievo di Bobbio: con quale autorità si impedisce il dibattito? È spaventoso».

 

alessandro barbero

D’Orsi denuncia anche «l’aggravante della russofobia», fenomeno «inquietante» e che, sostiene, «porta a silenziare tutte le voci critiche sulla guerra». Il fisico Rovelli — che, contattato da D’Orsi, aveva già realizzato il suo intervento video — dice: «Quando si esprimono certe posizioni si finisce sotto attacco e così si mettono a tacere punti di vista legittimi. Trovo sgradevole che chiunque ritenga che come Italia stiamo commettendo un errore geopolitico venga accusato di essere “filorusso”: non fa bene al dibattito e impedisce un confronto sereno su scelte politiche che potrebbero incidere sul nostro futuro». […]