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DAGOREPORT - DA IERI SERA, CON LA VITTORIA IN GERMANIA DELL’ANTI-TRUMPIANO MERZ E IL CONTENIMENTO…
Roberta Scorranese per "Il Corriere della Sera"
Somiglia a un giallo sempre più intricato la vicenda dei capolavori rubati lo scorso ottobre al Kunsthal Museum di Rotterdam e mai più trovati. Perché Olga Dogaru, la donna rumena che il 18 luglio si era autoaccusata di averli bruciati per far sparire le prove a carico del figlio (arrestato per il furto), ieri ha fatto un passo indietro. Comparsa davanti ai giudici di Bucarest, la donna ha smentito il rogo, dichiarazione prontamente riportata dai media nazionali.
E il suo avvocato, Catalin Dancu, è comparso in televisione affermando di non credere alla prima versione della Dogaru, cioè che quei capolavori siano stati dati alle fiamme. Ora la corte dovrà decidere se tenere in custodia la donna che, la settimana scorsa, ha stupito mezzo mondo con la sua confessione: «Sì, li ho bruciati io, mettendoli in forno», aveva detto agli inquirenti allibiti, quando erano arrivati a lei dopo mesi di indagini, mesi trascorsi a inseguire quei preziosissimi quadri trafugati in Olanda.
Una Testa di Arlecchino di Picasso, La lettrice in bianco e giallo di Matisse, Waterloo Bridge e Charing Cross Bridge di Monet, Donna davanti una finestra aperta di Gauguin, Autoritratto di Meijer Isaac de Haan e Donna con gli occhi chiusi di Lucian Freud. Opere per un valore che oscillerebbe tra i cento e i duecento milioni. Nei mesi scorsi, le forze dell'ordine hanno arrestato sei persone per il furto, almeno tre delle quali provenienti dalla Romania. Tra queste, il figlio di Olga Dogaru.
Un mistero, dunque, quello dei capolavori rubati in Olanda, che si infittisce proprio per la sua anomala natura: perché rubare opere di autori così famosi e dunque poco appetibili sul mercato? L'ipotesi del furto su commissione è ancora densa di ombre, così come quella della richiesta di un riscatto.
Nelle ultime ore, il passo indietro della donna, tutto ancora da valutare. Anche perché non tutti ora le credono: per esempio, Ernest Oberlander Tarnoveanu, direttore del Museo di storia rumena, si dice scettico su quest'ultima versione. Gli esperti hanno trovato «grande quantità di vernice, tela e chiodi» frugando nella cenere della stufa di Olga.
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