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Maria Corbi per “La Stampa”
C'era una volta un feudo. Anzi, c'è ancora, ed è a San Felice Circeo, buon ritiro estivo delle famiglie romane, sulla riviera pontina, dove la leggenda vuole che Ulisse venisse stregato dalla Maga Circe. Qui ancora vigono diritti «baronali», anche se chi li esercita, gli eredi del Barone Aguet, preferisce usare il termine enfiteusi, più accettabile ai giorni nostri quando i feudatari dovrebbero essere relegati alle pagine ingiallite dei libri di storia. E invece no. A volte ritornano.
Una storia che inizia il 29 aprile del 1898 quando il barone Giovanpaolo James Aguet compra il feudo di San Felice Circeo gravato dai cosiddetti «livelli baronali» sanciti da contratti spesso stipulati tra il nobile e un povero contadino analfabeta che nemmeno sapeva cosa andava a firmare, rassegnato al fatto che i padroni hanno sempre ragione.
E da quel che stiamo per raccontare sembra che, più di un secolo dopo, le cose non siano cambiate poi molto, visto che da qualche anno gli eredi Aguet stanno facendo valere gli antichi «livelli», che risalgono addirittura all'impero romano, e proseguiti nel Medioevo.
uno scorcio di san felice circeo
Nel 1813, il principe Stanislao Poniatowsky, nipote del re di Polonia, trasformò il pagamento in natura in pagamento in denaro. Poi una serie di passaggi e nel 1898 la proprietà giunse al barone svizzero James Aguet, tra i fondatori della Cirio, e poi agli eredi suoi e quelli della nipote Elena, sposata con il barone Blanc.
Ma ormai da decenni questo diritto non era stato fatto valere fino al 2013, quando gli eredi Aguet/Blanc non tirano fuori i testamenti dei loro avi. E il passato remoto torna con le sue «livelle», che vengono restaurate grazie all'incoraggiamento di alcune sentenze favorevoli ai baroni del tribunale di Latina.
Così i proprietari delle case costruite su questi terreni, qualora volessero vendere, devono prima affrancarsi dal vincolo baronale versando agli Aguet il 30 per cento del valore dell'immobile.
«Una cosa assurda», dice Valeria che deve concludere un acquisto di una casetta nel paese vecchio. «Siamo bloccati perché gli eredi Aguet-Blanc chiedono la loro parte e questo ho bloccato la trattativa».
il panorama di san felice circeo
Una situazione in cui versano moltissime persone che hanno scoperto con sconcerto di non avere i pieni diritti sulle loro case, in cui spesso sono andati i risparmi di una vita. Molti di loro, anzi quasi tutti, hanno acquistato in buona fede, con atto pubblico in cui non vi era nessun riferimento all'esistenza del cosiddetto livello baronale.
E queste tasse baronali creano ostacoli anche se si volesse, per esempio, usufruire del bonus per le ristrutturazioni o usare come garanzia la proprietà, per accendere un mutuo o accendere un prestito.
Gli attuali eredi, convenuti in numerosi giudizi, a dimostrazione dei propri diritti, si limitano, per provare l'esistenza dei livelli, a una ricostruzione storico-giuridica e con l'aiuto di perizie.
Per adesso si è proceduto per cause civili singole, ma i cittadini si stanno organizzando. L'associazione Lapis ha presentato un esposto in Procura. Ma l'avvocato Bianca Maria Menichelli, che assiste i baroni ha ribadito che «I signori Blanc-Aguet - sono titolari del diritto del proprietario concedente l'enfiteusi su una serie di immobili, rustici e urbani, in comune di San Felice Circeo». Quindi i livelli baronali sarebbero, secondo «la difesa» dei diritti reali riconducibili all'enfiteusi perpetua.
«Agli attuali titolari, ha assicurato il legale - i diritti sono giunti per giusti e legittimi titoli, regolarmente registrati e trascritti, in piena continuità con le registrazioni e trascrizioni dei rispettivi danti causa». Diverse le interrogazioni parlamentari sulla vicenda, l'ultima di settembre 2020, diretta al ministro dell'Economia, in cui si domanda se si «ritenga possibile un auspicabile intervento legislativo atto a sanare la permanenza di tali situazioni antistoriche con abolizione di questi gravami a fronte della mancata richiesta di pagamento di canone da almeno 60 anni».
Alla politica, adesso, quella che non dovrebbe essere un'ardua sentenza. Almeno nel tempo moderno.
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