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Giuliana Rotondi per Focus.it
Si fa presto a dire seno. Tutte le donne, chi più chi meno, ce l’hanno, ma non tutte lo esibiscono allo stesso modo. Perché il décolleté, come racconta anche Marzo Magno nel suo libro Con stile (Garzanti) nei secoli è stato soggetto alle mode. Castigate e austere nel Medioevo, perbeniste e moraliste negli anni della Controriforma e della successiva dominazione spagnola e libertarie con un pizzico di trasgressione nel Secondo Dopoguerra: reazione naturale al ventennio fascista che voleva la donna madre, moglie e al massimo sorella. Ecco come è cambiato il modo in cui le donne hanno esibito la loro femminilità, ostentando o nascondendo scollature e rotondità.
FASCIATO. Nell’antica Grecia era ritenuto poco raffinato lasciare il seno ballonzolante sotto le tuniche. Anche per questo le donne lo fasciavano con strisce di stoffa, dette mastodeton. Incredibilmente nell’800 questo nome è stato recuperato e utilizzato per definire gli elefanti preistorici: un naturalista francese vedeva infatti una strana somiglianza tra i molari di questi animali e le mammelle femminili.
DONNA VERGA. Le donne romane non tenevano granché alle loro rotondità. La loro ambizione era esibire una figura il più possibile longilinea e slanciata. Come le donne greche anche quelle romane fin dagli anni della Repubblica, amavano fasciarsi il petto con strisce di stoffa suscitando anche qualche commento malevolo: si dice che il poeta Terenzio non apprezzasse affatto la moda della “donne secche” che - a sentir lui - a forza di diete «si riducono simili a veri fasci di verghe». La fasciatura per il seno era esibita anche pubblicamente dalle atlete che si dedicavano ad attività sportive.
TIMORATE DI DIO. Gli antichi romani trovavano di pessimo gusto il seno floscio delle donne barbare, il Medioevo invece lo ritiene accettabile. O meglio, con le invasioni barbariche e l’affermarsi del cristianesimo le donne fanno tutto quello che le loro antenate romane non avrebbero mai fatto: lasciano il seno libero sotto la veste o la tunica. Per almeno 100 anni le donne si dimenticano di avere una femminilità... almeno fino all’anno Mille. L’età della rinascita porta invece a una riscoperta del décolleté: si usano abiti attillati e le donne cominciano a indossare un corpetto, prima allacciato sopra la veste, poi sotto, in modo che sostenga e alzi il seno.
DONNE CONO. Nel Rinascimento si diffonde la moda della “donna cono”: dalla vita in su la donna deve apparire come un cono, stretta in basso e più larga in alto, con il seno che in questo modo viene spinto all’insù, valorizzato da corpetti sempre più rigidi. In un trattato di cosmetica del Cinquecento si riportava: “Le mammelle che piacciono più che l’altre sono le picciole, tonde, sode e simili a due rotondi e belli pomi. Vogliono alcuni che elle non siano troppo attaccate, né troppo picciole”.
AUSTERITY. Sul finire del Rinascimento nel nostro Paese si affermano i costumi spagnoli. Per le strade si incontrano donne vestite con abiti di colore nero e sempre più accollati. Nulla del corpo femminile deve trasparire né tantomeno essere ostentato.
RIVOLUZIONARIE. La rivoluzione francese libera definitivamente il corpo femminile. Il diffondersi degli ideali illuministici che considerano uomini e donne uguali, lasciano spazio a una nuova estetica borghese. E anche a qualcosa di più libertario: nell’autunno 1795 le cronache raccontano che Teresa Cabarrus – nota come Madame Tallien e protagonista assoluta della vita mondana parigina del tempo - si presentò al ballo dell’Opéra indossando una tunica di seta smanicata «priva di qualunque indumento intimo, sfoggiando anelli alle dita e sandali ai piedi». In un’altra occasione si mostrò invece col seno coperto solo da una reticella di diamanti.
MODELLO SISSI. La regina per antonomasia dell’Ottocento è stata l’imperatrice Elisabetta d’Austria che ha incarnato l’ideale di bellezza femminile dei tempi. Abitualmente si strizzava dentro corsetti strettissimi che le valorizzavano il vitino da vespa che la rese leggendaria.
L’ETA DEL REGGISENO. La data ufficiale di nascita del reggiseno è il 12 febbraio 1914. Fu allora che Mary Phelps Jacob, conosciuta con lo pseudonimo di Caresse Crosby, brevettò nello stato di New York il suo reggiseno chiamato anche brassiere. Addio corsetti irrigiditi da stecche di balena e copri-corsetto che appiattivano e pigiavano le mammelle. Ora il seno è finalmente custodito da un comodo reggiseno!
ADDIO DONNE BASTONE. Superato il periodo della Belle epoque dove la donna amava essere androgina e “maschietta”, si impone un nuovo canone imposto dal regime mussoliniano che la vuole la madre, figlia, al massimo sorella. Il seno secondo lo spirito dei tempi dev’essere carnoso, giunonico, come si addice a una vera nutrice. Nel 1933 Il giornale della dama dettò la linea: «Bandire dalle case fasciste i giornali di moda francesi, esaltatori della donna bastone»
MAGGIORATE. Negli anni Cinquanta vanno di moda le supermaggiorate: Silvana Pampanini, Gina Lollobrigida, ma soprattutto Sofia Loren diventano icone di stile. Sarà lei nell’Oro di Napoli a impastare la pizza esibendo un decolletè da cinema. Chi ha il seno piccolo lo esalta con reggiseni a balconcino, chi lo ha grande usa reggiseni che sostengono, meglio se senza coppe, in modo che si veda di più
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ANNI ’80. Nel decennio Ottanta sono di moda i seni pronunciati. Il fisico, meglio se muscoloso e sportivo, è esibito come un trofeo. Brigitte Nielsen e Stéphanie di Monaco diventano trend setter e i reggiseni ammiccanti si alternano alle canottiere aderenti, talvolta portate senza reggiseno. Il tutto per esaltare il pettorale rinforzato in palestra (o il
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