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Dagonews
Recensione del libro “The Spartans” di Andrew J. Bayliss
Fonte: “The Daily Mail”
Gerard Butler, barbuto, muscoloso e con il mantello rosso, che grida “Questa è Sparta!”, è pura Hollywood, ma conserva alcune delle particolarità che hanno fatto degli spartani un popolo strabiliante in grado di rappresentare ancora, duemilacinquecento anni dopo, il massimo del coraggio marziale e della implacabile ferocia. Un popolo che ora viene raccontato dallo storico Andrew J. Bayliss nel volume “The Spartans”
Dall’infanzia i ragazzi erano cresciuti per diventare dei guerrieri e le ragazze con l’idea di diventare madri dei migliori guerrieri. Tutta la loro vita era consacrata all'arte della guerra e per i bambini, dalla più giovane età si apriva un percorso difficile, fatto di sacrificio, di fatica, di dolore, di privazione.
I ragazzi venivano allontanati dalle loro famiglie quando erano giovanissimi. Vivevano in dormitori comuni, trascorrevano la loro giornata facendo ginnastica, boc, wrestling, lancio del giavellotto e uno sport di squadra il cui nome oggi potrebbe essere tradotto: la palla da battaglia. veniva insegnata loro anche la danza, peccato che fossero costretti a ballare indossando un’armatura di trenta chili e ovviamente si trattava di una danza di guerra, simulavano colpi da sferrare o da schivare.
La dieta non era semplice: fichi, orzo, formaggio e il temutissimo “brodo nero”, una zuppa di sangue. Mangiavano anche selvaggina, agnello, capra e i ragazzi dovevano stare molto attenti a non ingrassare molto, potevano essere multati.
Per alcuni periodi venivano anche affamati e incoraggiati a rubare per nutrirsi: era una pratica che secondo chi si prendeva cura della loro educazione, sarebbe tornata utile in guerra, durante delle operazioni che richiedevano la massima segretezza. Dormivano su giacigli fatti con canne e poco altro per coprirsi di inverno. Non erano amanti del lusso e degli agi, non è un caso che l’aggettivo “laconico” venga proprio da lì, dalla Laconia.
Le ragazze invece erano note per la loro bellezza e anche per una maggiore libertà di costumi. Anche loro facevano molta ginnastica, indossavano abitini bianchi che lasciavano le gambe scoperte. Raccontava Plutarco che ballavano nude e anche per loro, come per i ragazzi, la grassezza era un segno di debolezza.
Spesso la durezza della società spartana scivolava nella brutalità, una volta una madre uccise suo figlio, unico a tornare vivo da una battaglia. Lo uccise colpendolo con un mattone in testa, sarebbe dovuto morire assieme ai suoi compagni.
Ovviamente il momento più alto della storia spartana fu durante quei tre giorni di agosto del 480 a.C. celebrati anche da Hollywood. Il re Leonida di Sparta condusse i suoi 300 guerrieri ad affrontare un esercito persiano di almeno 100.000, forse il doppio, senza mai un attimo di esitazione. Il suo avversario era Serse, signore di un impero asiatico che si estendeva "dall'alba al tramonto".
La chiave della prodezza di eroica resistenza di Leonidas, a parte il puro coraggio e la capacità di combattere, era la geografia. Il Passo delle Termopili, sulla costa orientale della Grecia, non era largo più di 100 metri. Resistettero per tre notti e tre giorni, alla fine traditi e attaccati dalla parte posteriore, morirono fino all'ultimo uomo, ma molte migliaia di persiani morirono con loro in un'amara umiliazione per Serse. Tutta la Grecia è stata ispirata dal loro esempio.
Ma mentre i guerrieri e il loro incredibile coraggio continuano a ispirare ammirazione, la loro crudeltà e spietatezza hanno ispirato anche ideologie terribili.
Gli spartani non erano democratici: i nazisti ammiravano la loro abilità marziale e la loro eugenetica, e nella Grecia di oggi la neonata neonata Alba Dorata si vede come gli spartani moderni che difendono la loro terra dall'invasione asiatica sotto forma di immigrati clandestini da Siria, Iraq.
Visitatori stranieri scioccati (ma senza dubbio piuttosto compiaciuti) hanno registrato che le donne indossavano mini-abiti bianchi che esponevano le loro cosce, tonificati da un esercizio particolare 'in base al quale le ragazze saltavano e davano calci ai loro glutei, prima con un piede, poi con l'altro, seguito da entrambi allo stesso tempo '.
Un antico epigramma spartano registra una ragazza che si vanta di aver gestito 1.000 di questi salti, "più di ogni altra ragazza".
Come gli uomini, non avevano un camion con accettazione grassa e consideravano l'eccesso di peso e le oscillazioni come segni di debolezza.
In effetti, le ragazze spartane ballerebbero nudi di fronte ai giovani, così, come dice Plutarco, verrebbero "vergognati di essere grassi o deboli".
Ma la cultura vergognosa ha funzionato in entrambi i modi, osserva Bayliss. I ragazzi avrebbero dovuto dimostrarsi eccezionalmente forti ed eroici per vincere magnifici esemplari di femminilità, e le ragazze li avrebbero derisi se avessero fallito.
Le donne spartane volevano guerriere. Una madre ha ucciso suo figlio rintanandolo con una tegola dopo il suo ritorno a casa da una battaglia in cui tutti i suoi compagni avevano combattuto fino alla morte.
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