DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN…
Giordano Tedoldi per “Libero Quotidiano”
IL RIGORE SBAGLIATO DA BAGGIO A USA 94
Perché sbagliamo? Perché miriamo in alto. Chi raggiunge sempre i suoi obiettivi ha posto l’asticella troppo in basso. Non è il caso di Roberto Baggio che, come ci ricorda Massimiano Bucchi nel suo libro Sbagliare da professionisti. Storie di errori e fallimenti memorabili(Rizzoli, 224 pagg., 18 euro) sbagliò l’ultimo rigore contro il Brasile nella finale del campionato del mondo di calcio.
«L’unico rigore della mia vita che abbia tirato alto» ricordò Baggio. Appunto: mirò alto e tirò alto. Pretese troppo da se stesso: dopo aver trascinato a suon di gol l’Italia in finale, non volle disertare l’ultima sfida anche se non era in condizione.
Ora, spiega Bucchi, ricordiamo solo “l’errore di Baggio” ma non i precedenti sbagli dal dischetto di Baresi e Massaro, altrettanto decisivi. Perché l’errore di Baggio è l’idea platonica dell’errore, l’archetipo del fallimento: l’eroe che, stremato, fa un ultimo sforzo e viene sconfitto. Allora, imparare la lezione, può salvare la vita.
MASSIMIANO BUCCHI SBAGLIARE DA PROFESSIONISTI
Come il caso di Niki Lauda, che dopo il tremendo incidente sul circuito del Nürburgring dove venne miracolosamente estratto dalla sua Ferrariin fiamme, tornò audacemente in pista dopo sole sei settimane. Ma all’ultima gara, con condizioni meteorologiche simili a quelle del disastro, decise di ritirarsi lasciandoil titolomondiale al rivale James Hunt.
«Alcuni criticheranno duramente la scelta di Lauda, ritenendola un errore», scrive Bucchi, «lui la difenderà sempre: continuando a correre ne avrebbe commesso uno ben più grave». L’errore capita a tutti: sportivi, scienziati, imprenditori, artisti. Segna un cambio di paradigma, una svolta nelle abitudini delle masse. Il marchio Kodak fino a qualche decennio fa era sinonimo di fotografia: il 90 percento delle pellicole utilizzate nel mondo veniva dalle sue fabbriche.
IL CASO KODAK E I BEATLES
La pellicola era così preziosa per Kodak che, quando nel 1975 un suo oscuro ingegnere, Steven Sasson, inventò la prima fotocamera digitale, gli venne detto di non parlarne a nessuno. Kodak andò in bancarotta nel 2012. Un mese dopo, Facebook acquistò per un miliardo di dollari Instagram, una start-up con tredici dipendenti che consentiva di condividere foto digitali. A volte l’errore è inevitabile, come quello che fece il produttore del gigante discografico Decca, quando ascoltò i provini di una band che si esibì stanca e svogliata nei suoi studi, dopo uno sfiancante viaggio in furgoncino da Liverpool a Londra.
Quei quattro ragazzi non erano male, ma non fecero colpo e vennero scartati. Erano i Beatles. Per intuire le vere potenzialità del complesso rock più famoso di tutti i tempi, sulla base di quell’esibizione scialba, non sarebbe bastato l’intervento miracoloso di Santa Cecilia, patrona dei musicisti. I Beatles vennero ripescati dalla EMI con un contratto miserrimo, e fu il pubblico, non i discografici, ad apprezzarne la grandezza. Altre volte l’errore sembra quasi una maledizione, come il Segway.
Venne annunciato nel 2001 dal suo inventore, Dean Kamen, come “la biga del XXI secolo”, che sarà “per l’auto ciò che l’auto è stata per la carrozza a cavalli”. Ma di fronte a quell’aggeggio goffo, meno efficiente di uno scooter e meno salutare di una bicicletta (e con una batteria che carica in otto-dieci ore) sembrava che il consumatore preferisse la biga di Ben Hur.
IL RIGORE SBAGLIATO DA BAGGIO A USA 94 1
Oggi è usato solo da sparuti turisti e qualche poliziotto. Dopo anni di perdite, nel 2010 Segway venne venduta al miliardario inglese James Heselden, che morì nel settembre di quell’anno dopo una rovinosa caduta da una scogliera mentre era a bordo del suo… Segway. Un po’meno tragica la vicenda dei Google Glass, anch’essa espressiva dell’attuale superbia tecnologica che, scrive Bucchi, costringe a escogitare «continui upgrade».
google glass per aiutare la memoria
Del resto, può un colosso come Google sbagliare? Sembra impossibile proprio come sembrava impossibile che Baggio fallisse un rigore in finale… e infatti: dopo anni diinvestimenti e pubblicità per imporre gli speciali occhiali di Google come il nuovo gadget di massa, il progetto è stato abbandonato. Come per Segway,il colosso della new economy sembra aver sottovalutato certe fisime (poco tecnologiche) dei consumatori: ad esempio, che circolare con quegli ingombranti occhiali sul naso fa sembrare idioti (il termine in inglese è più forte: Glassholes: crasi di Glass e assholes, che è un pesante insulto) e induce a sospettare di essere fotografati o ripresi controvoglia.
LA SFIDA SPAZIALE
Altri errori sono minuscole sviste, ma che sono costate carissime: nell’estate del 1962 la NASA lanciòla sondaMariner 1 progettata per orbitare attorno a Venere. Si era nel pieno della sfida spaziale USA-URSS, la ricognizione attorno al pianeta blu era unfiore all’occhiello della tecnologia americana. Un fiore che presto appassì: la sonda smise di rispondere ai comandi e la si dovette distruggere per evitare che cadesse in zone critiche. La causa del malfunzionamento fu la mancata trascrizione di una barra sopra uno dei termini delle equazioni del programma di guida della sonda: l’equivalente di un piccolo errore di ortografia i n un romanzo di centinaia di pagine.
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