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Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
La Madre di tutti i Parlamenti partorisce ormai uno scandalo dopo l'altro: adesso a Westminster è la volta del porno in streaming, nella fattispecie quello che un deputato conservatore guardava in aula sul suo telefonino, nel bel mezzo delle sedute parlamentari.
A denunciarlo è stata una giovane sottosegretaria del governo, che sedeva proprio accanto allo sporcaccione, il quale proseguiva a sollazzarsi incurante di tutto e di tutte.
Una rivelazione che è stata fatta nel corso di una tempestosa riunione delle deputate conservatrici, nel corso della quale anche altre onorevoli hanno confermato gli «incidenti» cui avevano assistito (e che coinvolgevano sempre lo stesso deputato).
Sul caso è stata aperta una inchiesta parlamentare indipendente e il reprobo, una volta individuato, rischia la fine della sua carriera politica.
Ma questa è solo la punta dell'iceberg: perché alla suddetta riunione delle deputate conservatrici è come se si fossero rotti gli argini e le onorevoli hanno fatto a gara, sotto lo sguardo allibito del capogruppo che era lì presente, a condividere racconti di comportamenti allusivi e inaccettabili, quando non molesti.
Una ha riferito che, una volta che era vestita con una gonna di pelle al ginocchio, è stata apostrofata da un deputato con «bel vestito: che fai come lavoro di giorno?». Mentre un altro onorevole ha chiamato le colleghe a votare con un «andiamo, ragazze!». L'ex premier Theresa May, che era presente, ascoltava in silenzio con «una faccia che sprizzava fulmini», hanno raccontato ai giornali.
È una cultura misogina imperante che però non sorprende, se si considera che solo qualche giorno fa si è scoperto che ben 56 deputati, inclusi tre membri del governo, sono stati accusati di comportamenti sessuali inappropriati e deferiti all'organismo che si occupa delle rimostranze ufficiali. E d'altra parte non si è ancora placato lo scandalo di inizio settimana, quando è emerso che un deputato conservatore aveva insinuato che la vice-leader laburista, Angela Rayner, sarebbe solita accavallare e scavallare le gambe - in stile Basic Instinct - per distrarre e mandare in confusione Boris Johnson durante i dibattiti: frasi deliranti che avevano suscitato la dura reazione dello stesso premier, ma che erano indicative di un consolidato modo di pensare.
Ieri pomeriggio è intervenuta Suella Braverman, che siede nel governo in qualità di procuratore generale, la quale ha accusato «una piccola minoranza di uomini che si comportano come animali e che gettano discredito sul Parlamento». E il ministro della Difesa, Ben Wallace, ha riconosciuto che c'è «un problema fondamentale» nella cultura di Westminster, che lui ha imputato a «orari lunghi, bar e gente sotto pressione». Il suo consiglio pertanto è stato quello di «andare a casa» e non fermarsi a sbevazzare la sera tardi alla buvette del Parlamento.
Ma forse c'è ben altro da fare per affrontare un problema che appare sistemico. Già cinque anni fa scoppiò uno scandalo attorno a molestie e bullismo di cui erano vittima gli staff dei deputati; e nel 2o19 un'inchiesta rivelò che le assistenti degli onorevoli subivano regolarmente «avances indesiderate» e «tentativi di baciarle». E la cultura «tossica» di Westminster era stata evocata pure per spiegare la scoperta, l'anno scorso, che nei corridoi del Parlamento britannico la droga scorre a fiumi. Sull'ultimo caso è intervenuto anche Johnson, che ha definito «del tutto inaccettabile» guardare video porno in Aula: ma c'è chi ha fatto notare che l'incidente è stato reso possibile perché proprio l'attuale governo ha alimentato una cultura del disprezzo delle regole. Il pesce, come sempre, puzza dalla testa.
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