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CARRI ARMATI E DUE BEI PISTOLA: CHE SCAZZI ARMATI NEL GOVERNO! CROSETTO LANCIA UN SEGNALE CHIARO A SALVINI: PER DOTARE L’ITALIA DI UNO SCUDO ANTI-MISSILISTICO SERVONO ALMENO SEI ANNI: “SE CI ATTIVIAMO SUBITO, AVREMO UN IRON DOME NEL 2031. NON SIAMO PRONTI. E IO HO IL DOVERE DI DIRLO” – PALAZZO CHIGI NON SA SE PARTECIPARE O MENO ALLA MISSIONE NATO "SENTINELLA ORIENTALE", PER DIFENDERE IL FRONTE EST DELL’ALLEANZA? MELONI NON PUÒ PERMETTERSI DI SFILARSI ANCHE SU QUESTO FRONTE, DOPO IL “NO” ALLE TRUPPE IN UCRAINA, MA LA LEGA È PRONTA A METTERSI DI TRAVERSO…
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Ha un problema, in queste ore: rendere chiaro a tutti che il tempo è scaduto. Per Guido Crosetto, la verità è evidente, a portata di mano, quasi indiscutibile: l'Italia, oggi, non sarebbe in grado di difendersi da un attacco. Uno come quello missilistico dell'Iran subito da Israele, per intenderci.
Se lo dice, è perché ha in mano un numero che fa impressione: sei. Sono gli anni — stima approssimativa, come tutte le stime, ma forse addirittura anche lievemente ottimistica — che servono a Roma per dotarsi di un sistema di sicurezza adeguato alle sfide del tempo. A partire, ovviamente, dalle minacce che arrivano dal cielo.
giorgia meloni con guido crosetto nella camionetta dell esercito 5
È una proiezione che il ministro della Difesa consegna a Repubblica, intercettato subito dopo aver stilato a due passi dal Colosseo un bilancio del tour mondiale dell'Amerigo Vespucci. «Quanto tempo ci vuole per mettere l'Italia in condizioni di difenderci da un eventuale attacco esterno? La mia previsione è questa: se, come stiamo facendo, ci attiviamo subito, prevedo ci vogliano sei anni. Dunque immagino nel 2031».
[...] Un ragionamento politico che serve a chiarire a tutti — e quindi anche alla Lega di Matteo Salvini, che nel governo frena e frena ancora sostenendo che Putin non è una minaccia — che la questione è seria, fin troppo seria per non guardarla negli occhi.
guido crosetto giorgia meloni matteo salvini
[...] Crosetto si riferisce alla difesa autonoma del Paese, non al sistema complessivo di sicurezza che assicura l'alleanza atlantica. «Questo ovviamente — dice, riferendosi proprio alla data del 2031 — se non consideriamo la Nato e ipotizziamo, cosa che non è, che l'Italia debba difendersi da sola. Resta un fatto incontestabile: non siamo pronti. E io ho il dovere di dirlo».
E d'altra parte, la ferita inferta dai russi con lo sconfinamento dei droni nei cieli polacchi — violazione troppo semplice, che i mezzi tradizionali come i caccia militari alleati non sono riusciti davvero a contrastare — ha chiarito quale siano le sfide dei prossimi mesi ed anni. È vitale, sostiene il ministro, investire in un meccanismo che completi la protezione aerea: «Ho il dovere di dirlo, se vogliamo costruire un sistema complessivo di difesa, a partire da un modello di Iron Dome che possa garantire la nostra difesa da ogni minaccia».
guido crosetto giorgia meloni centenario aeronautica militare
[...] E però, ribadendo la necessità di rafforzare la difesa — che significa investimenti con i fondi europei, accordi tra aziende italiane e istituzioni ucraine per costruire droni in quella regione, in ultima istanza aumento delle spese militari in un momento di delicata crisi sociale — Crosetto tocca anche un nervo politico scoperto dell'esecutivo. E della maggioranza, che sottotraccia si divide.
Si spiega anche così la precisazione con cui ieri la Difesa frenava sull'opzione di aumentare il contributo italiano sul fronte Est, nell'ambito dell'operazione Nato "Sentinella orientale", garantendo due caccia in più dei quattro già impiegati.
droni russi colpiscono la polonia 1
Come riportato nei giorni scorsi su questo giornale, l'esecutivo intende contribuire allo sforzo alleato. La Difesa è pronta a fare la sua parte. E Palazzo Chigi è consapevole che sfilarsi, a differenza di Parigi, Berlino, Londra, gli scandinavi e i baltici, indebolirebbe la posizione italiana nell'alleanza. Ma è altrettanto chiaro che Salvini continua a boicottare questo sforzo.
È il dilemma di Meloni, in queste ore. La premier pesa costi e benefici dell'operazione, sia in termini di consenso interno che sul piano della tenuta della maggioranza. A 48 ore dalla riunione di giovedì della Nato in cui l'Italia dovrà comunicare se intende dunque aderire alla missione difensiva, dunque, Palazzo Chigi non ha ancora assicurato l'ultimo via libera.
GUIDO CROSETTO GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Teme che il dossier si trasferisca in Parlamento (anche se sulla carta si tratta di un passaggio non obbligato, perché il rafforzamento rientra comunque nei parametri massimi di una missione già autorizzata dalle Camere). L'orientamento della premier è di non sottrarsi a questo sforzo nato. La pressione leghista, però, potrebbe sabotare anche questa scelta.
droni russi colpiscono la polonia 2
guido crosetto giorgia meloni - armamenti
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