TOGHE ROTTE – ROBLEDO FINISCE SOTTO INCHIESTA DELLA CORTE DEI CONTI PER IL MILIONE PAGATO AI TRE CUSTODI GIUDIZIARI NEL CASO DERIVATI – IL FASCICOLO PER DANNO ERARIALE APERTO SU SEGNALAZIONE DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE

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Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera

 

CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO

La Procura della Corte dei conti della Lombardia apre un’indagine per «danno erariale» nei confronti del procuratore aggiunto Alfredo Robledo per la questione del milione di euro di parcelle pagate a tre professionisti nominati nel 2009 custodi giudiziari delle somme sequestrate nell’indagine sui derivati del Comune di Milano e depositate in una banca di Carate Brianza. 
 

Dopo la Procura di Brescia e il Consiglio superiore della magistratura, ora anche i magistrati contabili si occupano degli effetti dello scontro tra il procuratore Edmondo Bruti Liberati e il suo aggiunto Alfredo Robledo. 
 

Titolari della «vertenza» sono il procuratore Antonio Caruso e il sostituto Alessandro Napoli che hanno ricevuto la documentazione dal Consiglio giudiziario milanese. Secondo un conteggio trasmesso da Bruti Liberati al Csm, dopo il sequestro nell’aprile 2009 di 170 milioni di euro (poi ridotti a 90) a 4 banche estere accusate di truffa, Robledo depositò i fondi nella Banca Credito Cooperativo di Carate invece che sul Fondo unico giustizia, gestito da Equitalia Giustizia.

EDMONDO BRUTI LIBERATI EDMONDO BRUTI LIBERATI

 

Per questi incarichi, Robledo dispose il pagamento delle parcelle ai relativi custodi. In una lettera al Csm, Robledo ha sostenuto che a dover versare quelle somme sul Fug doveva essere la banca su cui erano depositate e che la nomina dei custodi era arrivata dopo una disposizione dal Gip il quale scrisse che «competente alla nomina del custode e alla determinazione delle modalità di conservazione e gestione dei beni» è «l’ufficio del pm nella cui disponibilità sono». 
 

Palazzo di Giustizia a MilanoPalazzo di Giustizia a Milano

Lo stesso giudice, Giuseppe Vanre, ha spiegato che quella non era una indicazione, ma una formula per dare atto che, nel caso in cui il pm avesse ritenuto necessario nominare dei custodi, lo avrebbe potuto fare. «Grazie ai custodi, la gestione dei fondi ha fatto guadagnare più di quanto avrebbe reso senza di loro», dichiara Robledo. 
 

Bruti aveva aggiunto al Csm che «non risulta motivazione sulla scelta» della Banca di Carate e che «Robledo è stato residente in Carate fino al giugno 2008». Un’affermazione, ha replicato Robledo, che è «malevolmente suggestiva, perché volta ad accreditare un qualche legame con le scelte fatte» e non «veritiera» perché lui si è trasferito dal 1995 a Milano, annotando la nuova residenza all’anagrafe nel luglio 2001.