temptation island paolo di paolo

E' UN PROGRAMMA TV MA SEMBRA UN ROMANZO D'APPENDICE - LO SCRITTORE PAOLO DI PAOLO SPIEGA IL SUCCESSO DI "TEMPTATION ISLAND": “L'INTUIZIONE GENIALE È QUASI DA PREMIO STREGA O DA MOSTRA DI VENEZIA: IL FIDANZATO/A MOSTRATO NEL MASSIMO SPLENDORE DI UNA TRANSITORIA LIBERTÀ. PROUST CI HA SPESO PARECCHIE PAGINE, MA È PERICOLOSO ACCOSTARE "TEMPTATION" AD ALTRA MATERIA LETTERARIA, PERCHÉ LO È GIÀ IN PARTENZA. LO È IN PUREZZA. FEUILLETON CON L'INEVITABILE ULTIMA PUNTATA "UN MESE DOPO", CHE È UN TRUCCO ALLA DUMAS PADRE…”

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Estratto dell’articolo di Paolo Di Paolo per “la Repubblica”

 

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La luna e il falò. Gli occhi "spaccanti" della ragazza tentatrice o del ragazzo tentatore di turno. Le chat segrete altrui da esplorare a proprio rischio e pericolo.

 

I caffè — come Ilary Blasi chiamava i suoi al tempo del tramonto dell'amore leggendario: presi, dice una concorrente, per «ridarmi un po' di autostima». Caffè con benefit, s'intende

 

Già per tempo Walter Siti, uno dei pochissimi scrittori italiani che guardano e studiano la televisione anche generalista (quasi tutti gli altri no: e infatti sono rimasti indietro), sostenne che la liturgia di Temptation island — format internazionale, qui adattato dalla squadra di Maria De Filippi — "tende a omologare ogni storia sul perbenismo dominante". Come a dire: si parla di tradimenti, di pulsioni che spingono fuori dalla coppia, ma i cliché monogamici non si devono scuotere troppo.

 

PAOLO DI PAOLO

Dio, patria, famiglia monogama, con qualche sbandata. Restano in piedi anche dettagli che ormai risultano politicamente scorrettissimi: vedi le scenate di gelosia maschile, con tanto di sedie lanciate per aria e calci alle bottiglie.

 

La scia lunga della Controriforma impone alla versione italiana di non rendere visibile, come accade altrove, ciò che avviene in camera da letto, quando avviene.

 

Quindi si resta sull'allusivo, sul vedo-non vedo, sulla sfuriata quando il partner tentato o la partner tentata si fa massaggiare la schiena con la crema solare. O quando sussurra: «Vediamoci fuori».[…] Ne risulta un ping pong delle telecamere tra area fidanzati e area fidanzate, per vedere chi sbraca di più.

 

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Il "falò di confronto" — entrato nel linguaggio comune quasi come l'"apro la busta" di C'è posta per te — è il rendez-vous forzato, mentre gira su ceppi accesi lo spiedo scoppiettando, lo spiedo a cui è ridotta una storia d'amore. […] la posta in gioco è necessariamente più emotiva che erotica […]

 

Benché si suppone che parte della vasta platea televisiva, abbandonata da mamma Rai al quasi niente sottovuoto, non sia lì a guardarsi tre puntate di fila nell'ultima terna di luglio solo per romanticheria. Un minimo di sangue e arena deve pur titillare la platea, soprattutto nella fase — oggettivamente gustosa — dei rinfacciamenti.

 

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E quello non ha più voglia di fare l'amore, e quella non mi riconosce niente di quello che mi smazzo, e quello che per te ho rinunciato a; e metteteci di mezzo pure i soldi, le macchine, i vantaggi al catasto, tutto ciò che poi, alle brutte, finisce in mano agli avvocati. «Mi fai schifo», «troverò di meglio», «ho bisogno di tempo per metabolizzare».

 

L'intuizione geniale di un programma che ormai è nuovo solo per chi si ostina a non vederlo — o finge di non farlo — è però un'altra: più sottile, più romanzesca. È quasi da premio Strega o da Mostra di Venezia la scena, ricorsiva, del fidanzato/a visto/a dal partner in un filmato che glielo mostra nel massimo splendore di una transitoria libertà. Detto altrimenti: quante volte immaginiamo la nostra vita senza di noi? E senza di noi la vita di chi abbiamo accanto.

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Proust ci ha speso parecchie pagine, ma è pericoloso accostare a Temptation a oggetti culturali nobilitanti, ad altra materia letteraria, perché lo è già in partenza. Lo è in purezza. Feuilleton con l'inevitabile ultima puntata "un mese dopo", che è un trucco alla Dumas padre.

 

Caro amico che non hai visto Temptation, peggio per te, ma sappi che il dibattito finto-colto non è all'altezza, l'analisi benevola o lo sdegno intellettualoide sono meno persuasivi dello sbotto dell'ex avvocato Alessio quando ricorda a Sonia che «l'italiano non è diversamente interpretabile».

 

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O quando le rinfaccia deluso: «Temptation per me era un distacco e tu non me l'hai consentito». Lo è un po' per tutti, questo riflusso nel privatissimo altrui, parentesi balsamica tra le notizie cupe. Resa incondizionata non al trash, come qualcuno desume, ma alla sgangherata educazione o diseducazione sentimentale che ci impegna e ci incasina finché siamo vivi.

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