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“SE MI VOLETE MORTO, LA FILA È LUNGA” – L’INQUIETANTE FRASE SUL PROFILO INSTAGRAM DI GIUSEPPE BALBONI, IL 16ENNE UCCISO DA UN COETANEO CON UN COLPO DI PISTOLA A MODENA E POI GETTATO IN UN POZZO – LA CAUSA DELL’OMICIDIO POTREBBE ESSERE UN DEBITO DI DROGA. LA CONFESSIONE DELL’AMICO E LA DISPERAZIONE DELL’EX FIDANZATA: “AVEVA UN GIRO PERICOLOSO. ABBIAMO PROVATO A SALVARLO, MA…”

1 – GIUSEPPE BALBONI, LA PROFEZIA DEL 16ENNE UCCISO: «SE MI VOLETE MORTO, LA FILA È LUNGA»

Da www.leggo.it

 

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Giuseppe Balboni, nel suo profilo Instagram una inquietante profezia. Una frase lasciata lì, nella descrizione del suo profilo Instagram, che oggi suona come un terribile presagio. «Se mi volete morto, la fila è lunga» scriveva Giuseppe Balboni, una frase che racconta tanto del sedicenne ucciso da un amico con un colpo di pistola in provincia di Modena. Le foto da duro davanti allo specchio, ma anche i cuoricini per una ragazza e la frase «ti amo, amore».

 

È ancora presto per pronunciarsi sul movente dell'omicidio, ma dalle prime ricostruzioni pare che un debito di droga possa essere alla base dello screzio che ha portato Balboni alla morte. Dai social viene fuori l'immagine di un adolescente ribelle, ma anche innamorato, che deve forse aver conosciuto troppo presto qualcosa più grande di lui.

 

2 – UCCISO A 16 ANNI E GETTATO NEL POZZO L' AMICO CONFESSA: GLI HO SPARATO IO

Cristina Degliesposti per “il Resto del Carlino”

 

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Il capo chino, coperto da una felpa per metterlo al riparo dai fotografi. Una scena vista e rivista, solo che sotto quella felpa c' era un ragazzo di 16 anni che aveva appena confessato di aver ammazzato a colpi di pistola Giuseppe Balboni, quell' amico suo coetaneo di Ciano di Zocca (Modena), che si cercava da giorni.

 

Era già scesa la notte quando l' assassino ha lasciato la caserma dei carabinieri di Castello di Serravalle, direzione carcere minorile di Bologna, dopo essere crollato davanti al procuratore capo Silvia Marzocchi (che ha firmato anche il decreto di fermo) e il pm Alessandra Serra.

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MA è stato solo l' epilogo di una lunga giornata, iniziata in tarda mattinata con il ritrovamento del cadavere di Giuseppe, proprio in un pozzo nel cortile di casa del killer, nella frazione di Tiola (Castello di Serravalle).

 

Secondo il medico legale giunto sul posto, il cadavere era lì da almeno 4-5 giorni ma forse ben di più. Aveva una ferita d' arma da sparo alla gola e un' altra meno chiara alla spalla, ma oggi la salma verrà ispezionata, chiarendo definitivamente le cause della morte. L' arma del delitto, già sequestrata dai carabinieri, è un revolver calibro 38 legalmente detenuta dal padre: la conservava in casa e il figlio l' aveva già rimessa a posto.

 

A IERI sera mancavano ancora diversi elementi del quadro. A partire dal movente. Voci di paese riferiscono di un presunto giro di droghe leggere, ma nella confessione di ieri il 16enne non avrebbe chiarito se ci fossero questioni debitorie, né se la marijuana fosse alla base di frizioni tra i due. Quel che è certo è che i due, lunedì 17, verso mattina si sono visti e c' è stata una lite accesa, proprio nel cortile di casa, degenerata nell' assassinio.

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Quel giorno, che è anche il giorno della scomparsa, Giuseppe avrebbe dovuto iniziare i corsi nella nuova scuola, le Aldini di Bologna, dopo la bocciatura dell' anno prima ai Salesiani. Ma a scuola non ci è mai arrivato. Ai genitori aveva detto che aveva appuntamento a colazione, prima delle lezioni, con un amico.

 

E si tratterebbe proprio del suo assassinio che fa l' apprendista operaio. Su questo i carabinieri stanno procedendo ad accertamenti: il 16enne è stato uno dei primi amici sentiti dai militari nei giorni scorsi, come molti altri ragazzini, come persone informate sui fatti. E in quell' occasione il giovane aveva sostenuto di trovarsi al lavoro: ora resta da capire se abbia anche cercato di costruirsi un alibi, magari assentandosi per breve tempo per poi riprendere servizio.

 

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DALLE indagini dell' Arma, della locale stazione e del Nucleo investigativo, Giuseppe a Tiola c' era arrivato con il motorino, il Phantom F12 trovato sabato, con l' ausilio dei vigili del fuoco, in un sentiero collinare a cento metri in linea d' aria dall' abitazione dell' amico. Era buttato tra le frasche e non è chiaro se a 'parcheggiarlo' in pendenza, in malo modo, sia stato Giuseppe o successivamente l' amico per far sparire le tracce.

 

Anche la cella del cellulare di Giuseppe, ancora non rinvenuto, aveva agganciato per l' ultima volta Tiola. Poi, a metà mattina del 17, l' apparecchio si era spento per sempre. Il raggio d' azione delel ricerche si è concentrato quindi subito sul chilometro e mezzo corripondente alla cella telefonica, per poi allargarsi nei giorni. Ma già da lunedì sera i vigili del fuoco aveva dismesso le ricerche con i cani molecolari: non si cercava più una persona viva, ma un cadavere.

 

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IERI MATTINA la svolta. Dopo aver setacciato capannoni e casolari, i militari hanno ispezionato l' abitazione dell' amico. Nel cortile, vicino all' autorimessa, a raso con il selciato ghiaiato, si sarebbeo accorti di una botola in cemento, larga appena mezzo metro di diametro. Sotto si apriva una camera larga 1,20 metri e profonda 2,5, una sorta di pozzo ma asciutto e dismesso ormai da tempo.

 

 Lì, in una posizione totalmente innaturale, è apparso il cadavere, recuperato poco dopo dai vigili del fuoco, con l' ausilio delle attrezzature di una squadra di sommozzatori in zona per altre attività di ricerca. Dai primi riscontri e dalla confessione, il delitto sarebbe avvenuto proprio nei pressi della botola, poi lui, da solo avrebbe fatto sparire il cadavere, mentre i genitori erano al lavoro. Non ci sarebbero testimoni, ma nemmeno terze persone coinvolte. I carabinieri vaglieranno anche la posizione del padre, per l' omessa custodia dell' arma.

 

3 – L' EX FIDANZATINA DISPERATA «AVEVA UN GIRO PERICOLOSO»

Valentina Reggiani per “il Resto del Carlino”

 

«LO SAPEVAMO tutti che quelle erano cattive compagnie e glielo abbiamo detto, noi, a Giuseppe.

IL RAGAZZO CHE HA UCCISO GIUSEPPE BALBONI

Ma non ci ascoltava, era orgoglioso. Lo seguiva e voleva stare con lui anche se, qualche volta, tornava da noi. Abbiamo provato a salvarlo... Non ci siamo riusciti». La voglia di essere accettato prima di tutto. Il desiderio di stare 'dalla parte dei forti', di sentirsi accettato, parte di un gruppo. Di essere quello che 'le dà' piuttosto che quello che le prende.

 

In questo 'è scivolato' Giuseppe; nell' ingenuità di un 16enne che cerca consensi da quelli che, in paese, hanno il 'potere'. I cattivi ragazzi che affascinano perché nessuno, mai, oserebbe contraddirli. Che girasse droga tra loro e violenza, qualche volta, sulle colline al confine tra Castello e Ciano, Bologna e Modena lo sapevano tutti. Anche se preferivano mantenere il segreto poichè parlarne poteva risultare rischioso. Ma che quello che la vittima considerava l' amico da emulare potesse diabolocamente e con tanta leggera crudeltà prendersi la sua vita; quello no: nessuno se lo sarebbe mai aspettato.

 

PERCHÉ la morte è già difficile da accettare per un adolescente che spesso scherza con la vita, credendosi invincibile. E se poi questa è causata da un coetaneo che, comunque, le serate con loro nel bene o nel male le trascorreva, il pensiero si fa ancora più lontano.

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«Non si vedeva da giorni in giro - affermano i quattro amici di Giuseppe Balboni che ieri pomeriggio, appresa la tragica notizia, hanno lasciato piccoli fiori gialli all' inizio del vialetto che porta alla casa dell' assassino. Dove il corpo dell' adolescente è stato trovato. Ma noi, da lui, abbiamo sempre cercato di tenerci lontano».

 

Perché? Perché i ragazzi di Castello preferivano evitare i 'nuovi amici' di Giuseppe?

«FINO alle medie era sempre con noi», spiega il migliore amico, ciondolando dinanzi a quel ponticello al di là del quale Giuseppe ha trovato la morte. Poi ha conosciuto questi ragazzi, alcuni più grandi di lui. E ha iniziato a vedere meno noi». «Glielo dicevamo che erano pericolosi - affermano altri tre 16enni - tutti lo sapevano qui che facevano girare droga. Erano strani ma noi siamo ragazzi col cervello e glielo dicevamo a Giuseppe. Lo abbiamo messo in guardia ma non abbastanza».

 

Sono stati loro, gli amici di infanzia, con un coraggio raro a quell' età a mettersi in contatto coi carabinieri. «Volevamo solo essere utili. Sapevamo che lui (Giuseppe) e l' altro (il 16enne in stato di fermo) avevano litigato. Ma erano cose banali - sottolineano - si sono urlati perché dovevano andare al mare insieme ma, alla fine, l' altro non c' è andato e Giuseppe ci è rimasto male».

IL PROFILO INSTAGRAM DI GIUSEPPE BALBONI

 

LORO, 'i buoni', avevano capito che a cavallo tra Modena e Bologna girava la droga. E avevano capito che a farla girare erano loro...I cattivi ragazzi che Giuseppe aveva scelto. «Giuseppe e il fratello sono buoni; ma alla fine abbiamo preferito prendere le distanze da lui e frequentare solo il fratellino perché anche Giuseppe era strano negli ultimi tempi. Non volevamo guai, ma abbiamo continuato a dirglielo di lasciarli perdere.

 

Quando hanno trovato il motorino, abbiamo capito che c' entrava qualcosa: dovevano incontrarsi per la colazione la mattina della scomparsa». Cosa dovevano dirsi la mattina del 17 settembre Giuseppe e il coetaneo? Perché incontrarsi tanto presto?. «Non aveva paura di niente, lui, affrontava tutto - commentano i quattro adolescenti guardando a terra -. Ma noi per paura, non siamo arrivati in tempo». Su Instagram in serata è arrivato il ricordo di Giuseppe scritto dalla ex fidanzatina: «Non mi hai ascoltata quando ti dicevo di smettere e mi hai lasciata qua da sola, piango tanto sai amore mio?».