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GIUDA BALLERINO - L'APOSTOLO NON TRADÌ GESÙ PER IL VIL DENARO (I TRENTA DENARI) MA PER "IDEOLOGIA"  - IL CARDINALE GIANFRANCO RAVASI: “IL TRADIMENTO SEMBRA MOTIVATO DALLA FRUSTRAZIONE DI UN APOSTOLO CHE, EQUIVOCANDO, HA VISTO IN GESÙ UNA FIGURA MESSIANICA DI TIPO POLITICO. CRISTO È UN PERSONAGGIO CHE ATTIRA LE FOLLE E CHE, NELLA VISIONE DI ALCUNI, DOVREBBE METTERSI A CAPO DI UN MOVIMENTO. MENTRE IL SUO ORIZZONTE È PIÙ ALTO”. IL TEOLOGO SERGEJ NICOLAEVIC BULGAKOV "RILEGGE" L'ISCARIOTA COME UN “BOLSCEVICO…”

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1. GIUDA, IL “BOLSCEVICO” DI CITTÀ CHE TRADÌ PER POLITICA. MA ANCHE PER AMICIZIA

Estrato dell’articolo di Maurizio Crippa per “il Foglio”

 

il bacio di giuda a gesu 1

Che si stia tutti dalla sua parte non si può certo dire, ma il tema del traditore è sempre sfaccettato, Borges insegna, e indubbiamente a ogni Settimana Santa che viene la figura di Giuda, l’Iscariota, incuriosisce e affascina. Interroga. Spesso anche più del suo Amico, quello che baciò. […]

 

Per un paio di millenni l’Iscariota è stato il simbolo stesso del Male, colui che Lucifero mastica per l’eternità nel più basso dei cerchi dell’Infermo. Ma oggi il sentiment è cambiato, non siamo forse nell’epoca della Sympathty for the devil? La fascinazione per il Vangelo gnostico di Giuda, soprattutto tra intellettuali laici, è direttamente proporzionale allo scetticismo circa la figura del Nazareno. Anche per Augias, autore di Le ultime diciotto ore di Gesù, Giuda ha un ruolo differente, “forse ingiustamente colpevolizzato”.

 

Sergej Nicolaevic Bulgakov Giuda Iscariota - L’apostolo traditore

Ma anche nella riflessione dei cristiani, e di autori, teologi e scrittori credenti Giuda è un grande mistero insolubile, ma ineludibile. Moltissimi i romanzi, religiosi e no, che s’interrogano su di lui, da Lanza del Vasto ad Amos Oz. Luca Doninelli nel suo Fa’ che questa strada non finisca mai, “un’apologia di Giuda”, riflette che “tra le sofferenze di quella notte e del giorno successivo, la più grande per il Nazareno fu quella di non vedere me, perché non solo io e quell’uomo eravamo veramente amici, ma lui è stato il più grande tra tutti i miei amici, e forse io il suo”. […]

 

La casa editrice Edb ha appena pubblicato una piccola perla, inedita in Italia, con il titolo Giuda Iscariota - L’apostolo traditore. L’autore è Sergej Nicolaevic Bulgakov e la sua biografia basterebbe da sola a illuminare la sua interpretazione. Nato in Russia nel 1871 e morto a Parigi nel 1944, è stato un intellettuale, filosofo, teologo e prete ortodosso, amico di Pavel Florenskij. Il padre era un pope, come i suoi antenati per sei generazioni. Ha un cognome che non va confuso con quello del celebre scrittore del Maestro e Margherita, altro autore che con il diavolo ha combattuto letterariamente tutta la vita.

 

giuda iscariota caravaggio

La biografia del nostro Bulgakov è interessante. Geniale e insofferente, abbandona presto la fede dei padri, abbraccia il marxismo divenuto l’ideologia di riferimento dell’intellighentia russa. Studi giuridici ed economici, sul finire del secolo è in Germania, poi a Londra e Parigi. […] Nel rifiuto dell’ideologia rivoluzionaria è facile intuire un tratto della riflessione su Giuda.

 

L’Iscariota, scrive, è innanzitutto un cittadino: “Viene dalla città di Keriot”. Diverso dagli altri undici. “Come cittadino con una psicologia ‘proletaria’ Giuda appare un intruso tra i semplici figli della natura, che portano nelle loro anime l’azzurro del lago di Galilea, la bellezza dei fiori di Galilea”. Non per natura un malfattore, no. Ma “in lui presto è sorto il pensiero, il sogno che confina nell’idea ossessiva del regno di Israele”. Anzi “la sua anima arde di zelo messianico e soffre del dolore della nazione”.

 

il bacio di giuda a gesu 2

A differenza dei compagni pescatori, manovali, “egli conosce la forza e il potere dei soldi. La vista della povertà della gente e dell’oppressione ne fanno un rivoluzionario”. Non un un avido, “prima di tutto era un giudeo messianico, un rivoluzionario, un marxista messianico, ‘un bolscevico’”. Scritto negli anni ’40, a Parigi, la scelta delle parole non è casuale. Il giudizio storico è che il sovvertimento fino alla violenza dell’ordine sociale, seppure animato da ottime teorie, è un male che porta a tradire il vero Bene. Giuda tradisce Gesù perché a un certo punto, immagina Bulgakov, vuole “metterlo davanti alla sua responsabilità”, a manifestarsi come il nuovo capo politico che fonderà il regno di Israele. […]

SULLE TRACCE DI GIUDA - COPERTINA DEL VENERDI DI REPUBBLICA

 

2. GIUDA, IDENTIKIT DI UN TRADITORE

Estratto dell’articolo di Marco Cicala per “il Venerdì di Repubblica”

 

Giusto cinquant’anni fa, 1975, l’italo-ungherese Mario Brelich, singolare figura di traduttore, giornalista e scrittore appassionato di temi biblici, pubblicava per Adelphi un libro altrettanto singolare, L’opera del tradimento. […]

 

Pur affrontando l’enigma quasi si trattasse di un crime, il testo di Brelich riapriva interrogativi su cui credenti e non continuano ad arrovellarsi. Perché «la figura di Giuda da sempre si presenta come un problema teologico, morale, esistenziale, storico» ricorda lo studioso Lucio Coco nell’introduzione a un altro volume – questo appena tradotto in italiano dalle edizioni Edb – Giuda Iscariota.

 

cardinale gianfranco ravasi

L’apostolo traditore, di Sergej N. Bulgakov, teologo russo (da non confondere col romanziere Michail, quello di Il Maestro e Margherita), nonché amico del filosofo Pavel Florenskij. Risalenti agli anni 30-40 dell’esilio parigino cui l’aveva costretto la Rivoluzione d’ottobre, le dotte riflessioni del sacerdote ortodosso arricchivano la vastissima bibliografia sulla personalità sfuggente del discepolo infedele, l’uomo che con il proprio libero tradimento avrebbe permesso alla missione salvifica del Cristo di compiersi attraverso il sacrificio sulla croce e la resurrezione.

 

«In una delle mie librerie ho cercato di sistemare non foss’altro che i romanzi dedicati al personaggio. Non è facile, sono moltissimi» sorride il cardinale Gianfranco Ravasi, teologo, ebraista, biblista fra i più autorevoli. Lo incontriamo a Roma, nei suoi uffici di via della Conciliazione, perché ci aiuti ad orientarci almeno un po’ nel labirinto-Giuda.

 

[…] Come mai tanto interesse nei confronti dell’Iscariota da parte di scrittori così diversi e non sempre caratterizzati da sensibilità religiosa?

CRISTO DAVANTI A PILATO - BENEDETTO CALIARI

«Credo dipenda dal fatto che Giuda incarna un paradosso. Nella visione teologica, il discepolo che tradisce ci pone davanti al problema di due libertà: la sua, individuale, e quella di Dio. Un Dio che interviene nella Storia e nel mondo affinché si adempia la prospettiva della redenzione, ma che al contempo ha creato l’uomo libero. Questi due livelli formano un nodo complicato, dove la libertà del piano divino risulta prevalente, prevaricante».

 

Da qui il tentativo di alcuni autori di riabilitare Giuda come soggetto agente di un disegno che lo sovrasta e alla fine lo sconfigge?

Gli amici di Gesu - Giuda

«In certi scrittori si avverte in effetti l’idea di giustificarlo o quantomeno di accordargli delle attenuanti. Nel romanzo Il quinto evangelio, per esempio, Mario Pomilio gli faceva dire: “La verità è che io non fui il traditore: fui piuttosto la vittima di un curioso piano di salvezza, esteso a tutti gli uomini, che per esplicarsi perfettamente doveva escludere me”».

 

Razionalmente parlando, se Giuda è vittima o strumento del piano divino la sua sarebbe una libertà per così dire “a responsabilità limitata”. E la colpa del tradimento si farebbe più problematica.

il bacio di giuda a gesu 6

«È questa aporia, questo aspetto se vogliamo enigmatico della questione, ad aver affascinato […] Con il problema di Giuda ci troviamo in un intreccio complesso, situato tra antropologia, dimensione umana, e soteriologia, dimensione della salvezza».

 

Tornando sul piano storico: proviamo a tracciare un identikit dell’uomo-Giuda. Età?

«Direi sulla trentina, tendenzialmente coetaneo di Gesù».

 

Il nome ebraico “Giuda” era alquanto diffuso, mentre l’appellativo "Iscariota" potrebbe contenere qualche indizio sul personaggio.

«Forse indicava la provenienza dal villaggio di Kariot, nella Palestina meridionale. Ma vi si è vista pure una deformazione del termine sicario, cioè un ribelle alla dominazione romana. Secondo altre interpretazioni ish-karja designerebbe invece un “uomo della falsità” o più oscuramente un “tintore”. Tra gli esegeti si predilige tuttavia la chiave del riferimento topografico. Va notato comunque che nella narrazione evangelica Giuda è l’unico tra gli apostoli a non provenire dalla Galilea, il solo originario della Giudea».

[…]

il bacio di giuda a gesu 4

 

Per inquadrare la figura dell’Iscariota dobbiamo inseguirla attraverso i quattro Vangeli canonici, che però sono testi ellittici. Ci danno parecchio filo da torcere.

«Non sono la biografia di Gesù né un manuale storico o un verbale di polizia! L’uso meramente storiografico di quelle scritture è errato di sua natura. Ciò non significa naturalmente che l’approccio storico non sia legittimo o che vada trascurato. Ma i Vangeli costituiscono un genere particolare. Non siamo in presenza di un coacervo di miti, tesi o leggende teologiche, ma di una storia accaduta, che viene interpretata in chiave teologica e dove i personaggi diventano anche degli emblemi. I Vangeli – dal greco euanghélion, “lieta notizia” – sono testi finalizzati all’annuncio e alla catechesi».

 

[…]

 

In Giovanni ritroviamo l’Iscariota a ridosso dell’ultima Pasqua di Cristo, nell’episodio della cena di Betania. E qui apprendiamo qualcos’altro su di lui.

«Ci viene detto che all’interno della comunità apostolica Giuda ricopriva una funzione non proprio secondaria: teneva la cassa del gruppo. Una sorta di economo, di tesoriere, colui che doveva gestire le eventuali donazioni da destinare ai poveri».

GIUDA NELL ULTIMA CENA DI LEONARDO

 

Proprio sul tema delle donazioni, vediamo Giuda muovere a Cristo un rimprovero che ce lo mostra come un apostolo intransigente.

«Giuda argomenta che il costo del balsamo con cui Maria, sorella di Lazzaro, ha profumato Gesù avrebbe potuto essere devoluto ai poveri. Ma Giovanni precisa subito: “Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro”».

 

Un manigoldo.

«Non c’è da sorprendersi, tra pubblicani, prostitute, peccatori, discepoli un po’ raccogliticci, Gesù era in cattiva compagnia! Ad ogni modo, presentandolo come un ladro, Giovanni sottolinea l’ipocrisia di Giuda. […]»

il bacio di giuda a gesu 2

 

Benché i contorni del patto delatorio tra Giuda e i sacerdoti non siano chiarissimi, tre evangelisti ci informano che esso avvenne in cambio di denaro. Ma soltanto Matteo quantifica il conquibus nelle celebri trenta monete d’argento. Cifra abbastanza irrisoria. Dunque il movente economico non regge…

«Direi di no. La quantità delle monete potrebbe essere un rinvio ai trenta sicli d’argento di un passo del profeta Zaccaria. No, il tradimento sembra motivato soprattutto dalla frustrazione di un apostolo che, equivocando, ha visto in Gesù una figura messianica di tipo politico. Cristo è un personaggio che attira le folle e che, nella visione di alcuni, dovrebbe mettersi a capo di un movimento. Mentre il suo orizzonte è più alto».

 

Qualcuno ha avvicinato la reazione vendicativa di Giuda a quella di un amante deluso.

cardinale gianfranco ravasi

«La delusione è certamente una categoria. Se è accompagnata dal tradimento genera amarezza, rimorso, solitudine. Il deluso non può celebrare la propria vittoria».

 

Nei Vangeli si evoca anche l’intervento di Satana. Se Giuda ne fosse preda non sarebbe totalmente padrone delle proprie azioni.

«[…] La figura di Satana è quella del tentatore. Anche Cristo è tentato da Satana, la cui funzione è di mettere in azione il movimento della libertà. Giuda è colui che ha consapevolmente accettato la tentazione, ossia uno stimolo che non dev’essere per forza vincente».

 

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Il riconoscimento, l’arresto. Gesù è acclamato dalle folle. Il suo volto dovrebbe essere noto. Può dunque apparire curiosa la necessità di farlo riconoscere con un bacio. Forse la pattuglia di sbirri capitanata da Giuda non aveva presente la fisionomia dell’uomo che doveva catturare?

«[…] Quanto al bacio, potrebbe essere stato una sottolineatura narrativa dell’evangelista per accentuare la doppiezza del discepolo che consegna il suo maestro con un gesto apparentemente fraterno».

 

Nella cerchia degli apostoli qualcuno mette istintivamente mano alla spada. Gesù girava con una scorta armata?

passione e crocifissione di gesu 3

«Nelle norme giudaiche era legittimo, magari per chi andava in posti poco sicuri come i deserti, portare con sé una spada. È plausibile che Pietro o qualcun altro al seguito ne avesse una».

 

Per far scattare l’operazione i sacerdoti attendono un’occasione propizia. Perché la individuano proprio nella Pasqua?

«C’è una ragione di natura politica: a Pasqua il governatore Pilato, che detestava gli ebrei e se ne stava per lo più nella sua villa di Cesarea marittima, è presente a Gerusalemme. La seconda ragione è forse legata alla classe dirigente giudaica, la quale voleva che il processo e la condanna di Gesù avessero un forte impatto sulla popolazione, nonché ovviamente sui suoi seguaci».

 

Giuda impiccato, affresco del 1491 di Giovanni Canavesio nella chiesa di Notre-Dame des Fontaines a La Brigue. Francia,

In Matteo, Giuda si ripresenta dai sacerdoti in preda al rimorso, ma quelli lo mollano: “A noi che importa?”. È la traiettoria abbastanza tipica di un esecutore scaricato dai propri mandanti.

«[…] Di certo Giuda viene strumentalizzato e si rende conto di essere stato usato».

 

Sempre in Matteo, si impicca.

«Mentre negli Atti degli apostoli gli viene riservata una morte più atroce. Giuda “precipitando in avanti, si squarciò e si sparsero fuori tutte le sue viscere”. Forse si tratta del rimando a un passo biblico del Libro della Sapienza circa il destino dei malvagi».

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Ma non c’è solo il tradimento di Giuda. Assaliti dalla paura, gli apostoli abbandonano Gesù e fuggono. Pietro lo rinnega, anche se poi se ne pentirà. I Vangeli non sono testi auto-apologetici, altrimenti avrebbero omesso queste circostanze, diciamo, imbarazzanti.

«È vero. Ci mostrano quella apostolica delle origini come una comunità fortemente umana, fragile. Soprattutto di fronte all’evento capitale della resurrezione, che li coglie increduli. Nelle ultime frasi del vangelo di Matteo si dice che dinanzi al Cristo risorto i discepoli si prostrarono, ma che “Essi dubitarono”. Essi. Non alcuni di essi, come era stato tradotto in un’edizione della Cei, poi corretta».

 

Nel 1978 fu ritrovato un manoscritto in lingua copta, forse risalente al IV secolo, il cosiddetto Vangelo di Giuda. Venne pubblicato nel 2006, forse non casualmente in pieno “effetto Dan Brown”. Di che si tratta?

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«È un apocrifo di orientamento gnostico, espressione di un cristianesimo di nicchia, che sente il bisogno di concepire la fede in maniera separata, raffinata, esoterica, provocatoria, e legge Giuda come il depositario di un cristianesimo alternativo. La pubblicazione del testo è stata accompagnata da un grande battage mediatico, ma per quanto interessante non penso che sia tra gli apocrifi più significativi».

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