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Alessandro Bocci per il Corriere della Sera
L' anima italiana è la stella polare della Juventus regina.
Sono stati i grandi vecchi a trascinare una squadra che ha cannibalizzato gli scudetti: sei consecutivi già al sicuro in bacheca ed è pronto il settimo.
Da Buffon a Barzagli, da Bonucci a Chiellini, da Marchisio sino a Pirlo. Una Juve di ferro colorata di azzurro. Che ha aiutato Conte ad aprire un ciclo e Allegri ad allargare i confini dell' impero.
Ma il tempo passa e non fa sconti. Così prima ha mollato Pirlo, poi è stata la volta di Bonucci al Milan, ora smette Buffon, il simbolo, il leader, il capitano degli scudetti (9 con questo in arrivo). E se dovesse restare Allegri è probabile che anche Marchisio, magari con direzione Stati Uniti, potrebbe fare le valigie. Sarebbe un colpo basso per molti tifosi, considerando che il principino è figlio del settore giovanile e non si è mai mosso da Vinovo. Restano il trentasettenne (domani) Barzagli e il (quasi) trentaquattrenne Chiellini. Entrambi hanno silenziosamente rinnovato, nel senso che l' accordo con la società è virtualmente raggiunto, ma si aspetta la fine della stagione per ratificarlo e di conseguenza annunciarlo.
Al di là di questo slancio verso i due senatori della difesa, la Juve negli ultimi anni sembra aver cambiato politica: gli italiani solo giovani. È difficile capire quanto sia una scelta. Forse c' è una forte componente di casualità, ma al posto dei leader azzurri sono arrivati degli stranieri: Szczesny per Buffon, Howedes per Bonucci, Pjanic per Pirlo.
Marotta e Paratici, gli uomini mercato della Signora, hanno il compito di rimpolpare la pattuglia degli indigeni. E in questa direzione si stanno muovendo. Caldara e Spinazzola sono già attesi a Torino.
Mandragora, dopo una buona stagione a Crotone, potrebbe tornare bianconero, specialmente se dovesse andarsene Sturaro. Darmian, stufo di rimanere in panchina al Manchester United, potrebbe essere il primo vero acquisto.
Non solo, le attenzioni della Juve, per adesso solo quelle, sono rivolte a due italiani della capitale: Florenzi e Pellegrini. E in ballo c' è l' atalantino Cristante, una delle più belle realtà del campionato. La Juve non vuole perdere la propria identità. Tocca a Rugani, De Sciglio e Bernardeschi, la meglio gioventù, fare un salto di qualità. Tra le grandi è sempre stata quella più italiana, ora in questa strana classifica deve fare i conti con il Milan.
Vedremo alla fine della prossima estate. Di sicuro mancherà il peso, dentro lo spogliatoio, dei leader tutt' altro che silenziosi. Buffon è un punto di riferimento, lo è stato in tutti questi anni. Il termometro dello spogliatoio bianconero, quello sotto l' aspetto della personalità più difficile da sostituire. Quasi un allenatore aggiunto. Sempre il primo a prendersi la responsabilità e a richiamare il gruppo nei momenti di stanca, come dopo la sconfitta di Sassuolo due campionati fa quando la Juve del primo scudetto di Allegri sembrava già stanca di lottare. Ed è stato sempre il portierone a far salire la pressione nel momento del cambio tra Conte e Allegri.
«Io ho ancora fame e voi?».
Ora il testimone passerà al dottor Chiellini, che in queste settimane in cui si è dovuto ancora fermare per problemi muscolari ha aiutato il gruppo e la squadra ferita a respingere l' assalto del Napoli. Si è fatto male all' inizio della sfida con i partenopei, ma lo abbiamo trovato in panchina sia a San Siro contro l' Inter che sabato sera con il Bologna: sempre pronto a gridare e a incitare i compagni. Allegri se lo tiene stretto. E altrettanto farà il nuovo allenatore della Nazionale. Perché gli scudetti si vincono prima nel chiuso dello spogliatoio che dentro il campo. L' anima serve più del gioco.
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