niqab

“MI HANNO URLATO: MA DOVE VAI MASCHERATA COME UN FANTASMA? GENTE COME TE NON DOVREBBE ESSERE IN ITALIA”, UNA MAMMA DI 29 ANNI È STATA COLPITA CON UN PUGNO A VENEZIA, DAVANTI AI FIGLI, PERCHÉ PORTAVA IL NIQAB, IL VELO CHE COPRE TOTALMENTE IL CORPO – “ME LO HANNO STRAPPATO. NON RIESCO A DORMIRE PERCHÉ APPENA CHIUDO GLI OCCHI RIVIVO L’AGGRESSIONE. MI FANNO ANCORA MALE LA TESTA E L’ORECCHIO. IL PROBLEMA È CHE ORA HO…”

Antonella Gasparini per corriere.it

 

«Non riesco a dormire perché appena chiudo gli occhi rivivo l’aggressione. Mi fanno ancora male la testa e l’orecchio. Ma quello è il meno, la dottoressa mi ha dato delle gocce che mi fanno stare meglio. Il problema è che ora ho paura a uscire di casa e in famiglia non riesco a parlare di altro». Ha presentato denuncia Sanuara Sarder, mamma di 29 anni di origini bengalesi che da tredici anni vive a Mestre e che quando esce indossa il niqab, il velo che copre completamente il corpo compreso il volto, lasciando scoperti solo gli occhi.

niqab

 

Le offese per il velo

L’8 dicembre, verso mezzogiorno, si è presentata alla stazione dei carabinieri di via Miranese e ha mostrato il referto medico del Pronto soccorso che il giorno prima l’aveva medicata per le botte prese a Marghera. «Ero andata a trovare mia cognata - racconta - Quando sono uscita, mi sono fermata un momento nel portone con i bambini ad aspettare che mio marito e mio papà ritornassero. E lì mi sono accorta che due donne italiane, sui quarant’anni, mi guardavano, ridevano e dicevano ad alta voce: “Ma dove va quella mascherata come un fantasma? Gente come lei non dovrebbe essere in Italia”. Forse credevano che non capissi la loro lingua».

 

Sanuara, che ha frequentato l’istituto tecnico Zuccante a Mestre, intende perfettamente l’italiano. «Mi offendevano, usavano parole pesanti per via del niqab, più ascoltavo le ingiurie più mi montava la rabbia. Ma sono rimasta zitta, anche perché avevo i bambini. Quando è arrivato mio papà gli ho detto tutto e lui voleva difendermi, ma è ancora fragile per via di una caduta in cui si è rotto una gamba».

 

L’aggressione

niqab

«L’uomo si avvicina - si legge nella denuncia - chiede le motivazioni delle offese, ricevendo parole di disprezzo e sentendosi dire che se la figlia voleva andare in giro vestita in quel modo, era meglio che rimanesse a casa». Poi la donna spinge via il padre di Sanuara Sarder e quando lei fa per proteggerlo, le si para davanti al viso.

 

«È venuta dritta contro di me provocandomi, “Toccami”, diceva, “Toccami che ti faccio vedere io”. Io non ho mosso un dito e quella mi ha sferrato un calcio sulla gamba, facendomi cadere a terra». «Non riuscivo neanche a muovermi per la paura - si legge ancora nel verbale - e all’improvviso la signora approfittando della posizione in cui ero mi ha colpita di nuovo in modo violento con un pugno sull’orecchio. Poi mi ha strappato il velo facendolo a pezzi e mettendoselo in tasca».

 

L’indifferenza dei passanti

Racconta a voce Sanuara: «Quello che fa male è che le persone che passavano non abbiano fatto niente per aiutare me e mio padre. Anzi, la portinaia del palazzo si è allontanata con la donna che mi aveva aggredito dandole ragione sul fatto che era colpa del velo se era accaduto tutto questo». Intanto la giovane mamma è sotto choc e racconta di non aver avuto il coraggio durante l’aggressione di prendere in braccio i suoi figli, che hanno visto tutto e piangevano a fianco a lei, per timore che venissero attaccati anche loro.

Niqab

 

Ora tutta la comunità bengalese è indignata e fa quadrato attorno a lei, promettendo proteste e manifestazioni, tanto che la famiglia si sta muovendo e vorrebbe pubblicare sulle pagine dei giornali in forma pubblicitaria un messaggio contro chi non rispetta le persone che portano il velo. «Portare il velo non è reato - reca la scritta - Anzi, è un diritto costituzionalmente garantito. È ora di smettere di terrorizzare le donne musulmane che portano il velo».