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SERVIVA UN ANNO A CAPIRE CHE LA COPPIA DELL’ACIDO NON PUÒ TENERE IL FIGLIO? MARIO GIORDANO: “QUEL BAMBINO DOVEVA ESSERE SUBITO DATO IN ADOZIONE. ANCHE SE LE FAMIGLIE DI ALEX E MARTINA SONO RICCHE E FREQUENTANO I SALOTTI BENE. QUESTA CAUTELA NON CI SAREBBE STATA PER UNA FAMIGLIA PIÙ POVERA”

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Mario Giordano per “Libero Quotidiano”

 

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Ci volevano 10 mesi e 90 pagine di relazione per arrivarci? Che Alex e Martina, i due delinquenti dell' acido, fossero del tutto inadeguati a crescere un bimbo l' avrebbero capito in due minuti anche un tordo fischietto o un procione della Guadalupe. Invece no: sono arrivati gli esperti, psichiatri e neuropsichiatri incaricati dal Tribunale, che hanno studiato la pratica da agosto fino ad oggi per arrivare alla geniale conclusione che quei due giovani non sono proprio i genitori ideali.

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Ma va là? In effetti: vanno in giro a sfigurare il prossimo con l' acido, pensano che sia una sorta di «purificazione», si incidono la carne l' un con l' altro, lui dà da bere il suo piscio a lei e lei chiede di poter assaggiar anche la merda. Tutte cosucce amene, che però poco si confanno a una creatura appena nata. La quale, poveretta, più che di pratiche sadomaso e violenze a suon di candeggina, come è noto, necessiterebbe di pannolini e biberon.

 

Ricorderete che il piccolo Achille, nato a Ferragosto 2015, era stato immediatamente tolto alla sua mamma da un giudice per una volta illuminato dal buon senso. Ma siccome il buon senso nelle aule di giustizia dura poco, subito dopo era intervenuta un'altra decisione e Achille era stato lasciato alla coppia e messo in comunità: entrambi in galera (12 anni più 16 di condanna per lei, 14 più 23 per lui) lo vedono una volta a settimana, appena per un' ora. Si professano molto innamorati della creatura.

 

ALEXANDER BOETTCHER E MARTINA LEVATO ALEXANDER BOETTCHER E MARTINA LEVATO

Ma in realtà, come riferiscono dopo approfondite meditazioni gli esperti, quest'amore esibito deriverebbe dall'«urgenza di un riscatto» più che dalla reale disponibilità di «prendersi in carico i bisogni del bebé». Insomma: del piccolo non gliene importa una beata mazza. Al massimo la usano per trarne qualche vantaggio personale. E anche questo non era difficile da immaginare, conoscendo la vicenda.

 

acido e martello le armi di alexander boettcher e martina levatoacido e martello le armi di alexander boettcher e martina levato

In effetti: che ci si poteva aspettare da loro? Lei, Martina, organizzava le spedizioni punitive a base di acido con il bimbo in grembo: sapeva di essere incinta, eppure questo non fermava il suo disegno criminale. Una così potrebbe mai essere una buona madre? E Alex, che pure nell' intervista esclusiva concessa a Libero pochi giorni fa professava il suo amore per Achille («impossibile descrivere la gioia infinita che provo a prenderlo in braccio»), potrà mai essere un buon padre? Uno che si definiva «l' uomo diavolo»?

 

Che diceva alla sua ragazza: «Io marchio le donne come il bestiame e tu sei la mia vacca»? Uno che ammette di essere un «deviato sessuale», che sottoponeva Martina a ogni forma di umiliazione, la incideva, le scarnificava la coscia, organizzava giochi erotici sgozzando le galline e poi andava in giro dicendo: «Voglio un figlio maschio, se è femmina la buttiamo via»? Potrà mai essere affidato un figlio a uno così, già condannato in primo e in secondo grado per aver distrutto la carne e la vita di persone innocenti? E perché bisognerebbe farlo?

 

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Solo per compiacere il suo ego folle e smisurato? Dicono: tutti hanno la possibilità di riscattarsi. D' accordo. Ma prima quei due delinquenti si riscattino, poi avranno tutti i diritti del mondo. Compreso il diritto a crescere un figlio. Non è accettabile che pensino di fare il contrario, cioè di avere il figlio subito per usarlo nel loro percorso di riscatto.

 

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Non è accettabile che dopo aver rovinato la vita di conoscenti e passanti, solo per il gusto di spingere la loro depravazione ai limiti estremi, pretendano di rovinare anche la vita di una creatura appena nata, che a differenza loro non ha nessuna colpa. E perciò ha diritto (lui sì: ha diritto) a crescere in una famiglia sana, con una mamma che non ami bere il piscio altrui e un papà che non si creda l' uomo diavolo o un marchiatore di vacche, con due genitori normali, insomma, che sul corpo altrui, per dire, spargono il borotalco e con amore, non l' acido ripieno d' odio.

 

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E perciò risulta inaccettabile questo ritardo degli esperti nel capire quello che era fin dall' inizio era lampante: quel bambino doveva essere subito tolto alla coppia dell' acido e dato in adozione, senza tentennamenti, senza ripensamenti, anche se le famiglie di Alex e Martina sono ricche e benestanti, anche se vivono nel centro di Milano e frequentano i salotti bene. Tutta questa cautela, che probabilmente non ci sarebbe stata per una famiglia più povera, è insopportabile. Ma, soprattutto, è dannosa per il bambino.

 

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Che ora, dopo la relazione dei periti, dovrà aspettare ancora, perché ci saranno le repliche dei consulenti, la deposizione degli atti, la relazione finale, le udienze in aula, la sentenza di primo grado e gli eventuali ricorsi. E allora: quanto ci vorrà per poter dare, finalmente, a questa creatura il calore di una famiglia normale? Intanto il suo primo anno, in pratica, se n' è già andato. In comunità. Con una mamma sciagurata e un papà inadeguato, entrambi galeotti. Il primo anno, per altro, è il più importante della vita di un uomo. Povero Achille, l' ha vissuto senza l' amore che merita. Corroso, pure lui, da quell' acido maledetto e dalla stupidità degli uomini.

 

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