sesso con baby escort accuse al giudice pagato da ricucci

“SESSO CON BABY ESCORT”: ALTRE ACCUSE AL GIUDICE RUSSO ACCUSATO DI AVER CONDIZIONATO UN VERDETTO A FAVORE DI RICUCCI - I SUOI LEGAMI CON LA CRICCA DEGLI APPALTI -TRA I DOCUMENTI SEQUESTRATI A CASA DEL FUNZIONARIO DI PALAZZO CHIGI MAZZOCCHI IL RICORSO DI BERLUSCONI CONTRO BANKITALIA

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BABY ESCORTBABY ESCORT

ALTRE ACCUSE AL GIUDICE PAGATO DA RICUCCI

Giuseppe Scarpa e Francesco Salvatore per “la Repubblica”

 

Non solo donne come mazzette per pilotare una sentenza. Per Nicola Russo, magistrato del Consiglio di Stato accusato di aver condizionato un verdetto a favore di Stefano Ricucci, si apre un nuovo fronte d’indagine. Il giudice è accusato, in un’altra inchiesta, di prostituzione minorile.

 

Russo avrebbe pagato delle adolescenti straniere in cambio di sesso. Il sostituto procuratore che si occupa di questa vicenda è Pantaleo Polifemo, il pm che ha appena chiuso le indagini nei confronti dell’uomo, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.

 

Un debole per le donne, quello di Russo, che sta creando diversi guai al magistrato. I fari della procura infatti sono puntati su di lui. Il sospetto degli inquirenti è che il giudice possa aver condizionato anche altre sentenze oltre a quella a favore dell’immobiliarista Ricucci.

 

LE SENTENZE PILOTATE

RICUCCIRICUCCI

I sospetti degli inquirenti nascono all’indomani della perquisizione realizzata a casa di Renato Mazzocchi, il funzionario di Palazzo Chigi accusato del reato di riciclaggio. L’alto dirigente, nella sua abitazione, avrebbe nascosto contanti per un totale di 237.500 euro divisi in buste, un appunto con l’annotazione di alcune indagini in corso e alcune sentenze cartacee del Consiglio di Stato. In particolare, alcune decisioni che riguardano l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

 

Le verifiche disposte dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pubblico ministero Stefano Fava - titolari dell’inchiesta sul gruppo di faccendieri guidati da Raffaele Pizza, accusato di aver truccato appalti e orientato nomine e assunzioni in enti pubblici - si concentrano sulle sentenze emesse negli ultimi due anni. Ma soprattutto si intrecciano con quelli che hanno portato in carcere “il furbetto del quartierino” Stefano Ricucci.

 

In pratica, per chi indaga, c’è il fondato sospetto che il collegamento sia rappresentato dal giudice Nicola Russo, indagato e perquisito dalle fiamme gialle proprio perché accusato di aver ottenuto soldi e favori, compreso il pagamento di notti in hotel con una donna, per «pilotare» l’esito dei provvedimenti.

 

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ENRICO NICOLETTI NEL 1996ENRICO NICOLETTI NEL 1996

Ma poi ci sono ancora altri due elementi: «Nel periodo immediatamente successivo al deposito della sentenza Russo ha acquistato un veicolo di lusso, una Porsche Cayenne, dalla società Monaco Motors Srl, società collegata a Tony Nicoletti, fratello di Massimo (indagato per corruzione, ndr) », entrambi figli del cassiere della Banda della Magliana Enrico. E, nello stesso periodo, ha comprato un immobile in via Attilio Friggeri, a Roma, nel quartiere Balduina.

 

Mentre Ricucci, ieri, nell’interrogatorio di garanzia ha detto di non conoscere Russo, il presidente del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, ha detto che valuterà il caso: «Ho chiesto gli atti alla Procura di Roma che li ha immediatamente spediti ho già provveduto a girarli alla commissione disciplinare del consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, che si riunirà domani, per le valutazioni del caso ».

 

RICUCCIRICUCCI

Intanto dall’inchiesta è spuntato anche il nome di Fabrizio Centofanti. Il lobbista, braccio destro di Francesco Bellavista Caltagirone, è indagato per corruzione insieme ad una serie di altri personaggi: l’ipotesi è che avrebbe fatto da tramite tra il magistrato e l’immobiliarista, ottenendo, secondo gli inquirenti, una qualche ricompensa per la sua attività.

 

2. TANGENTI IN CASSETTE DI SICUREZZA E A CASA LE SENTENZE DA RICOPIARE

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”

 

Sentenza di accoglimento del ricorso di Silvio Berlusconi contro il provvedimento di Bankitalia che imponeva la cessione delle quote di Mediolanum. È uno dei documenti sequestrati per ordine dei magistrati romani a casa del funzionario di Palazzo Chigi Renato Mazzocchi, indagato per riciclaggio e corruzione.

ARRESTO DI STEFANO RICUCCIARRESTO DI STEFANO RICUCCI

 

E tanto basta per capire quale direzione abbia imboccato l' inchiesta sulla «rete» di faccendieri e politici sospettati di aver «aggiustato» numerosi processi. Ma anche di aver pilotato appalti, assunzioni e nomine. Altre mazzette sono state trovate nella cassaforte di uno degli imprenditori arrestati il 4 luglio scorso durante il blitz del Nucleo Valutario della Guardia di Finanza. Secondo il giudice sono i «fondi neri» accantonati per pagare le tangenti necessarie ad ottenere le proroghe di un appalto dell' Inps.

 

Sono svariati i filoni di indagine aperti dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Stefano Fava. E tutti si concentrano sui contatti e i legami di Raffaele Pizza e Alberto Orsini, ritenuti le «menti» dell' organizzazione che poteva contare sulla disponibilità di politici, manager e magistrati che avrebbero accontentato le loro richieste in cambio di soldi. L' ultimo riguarda proprio l' operato dei giudici del Consiglio di Stato.

 

Le sentenze e le copie a mano

Oltre ai 247 mila euro conservati nelle confezioni di spumante, Mazzocchi aveva nella propria abitazione numerose sentenze del Consiglio di Stato. Alcune sono «segnate» con appunti e «post it». Ma il sospetto maggiore riguarda il fatto che oltre agli originali (che potrebbero anche essere state scaricati dal sito internet) nei fascicoli custoditi dal funzionario c' erano anche le «minute», cioè le bozze. E dunque bisognerà scoprire in che modo si sia procurato i documenti, quali contatti abbia con i giudici di palazzo Spada e soprattutto quali compiti gli siano stati affidati dal parlamentare Ncd Antonio Marotta (indagato per associazione per delinquere, corruzione e traffico d' influenza) al quale era legato da un rapporto stretto.

 

ANTONIO MAROTTAANTONIO MAROTTA

Anche tenendo conto che un paio di anni fa Mazzocchi avrebbe collaborato, seppur saltuariamente, proprio con uno dei magistrati amministrativi di secondo grado. Alcune sentenze non contengono l' indicazione delle parti, altre sono invece complete.

 

Il Cavaliere e le quote di Mediolanum

La più importante è certamente quella emessa nel marzo scorso per rispondere al ricorso di Silvio Berlusconi. Dopo la condanna definitiva a quattro anni nel processo per i diritti Tv, Bankitalia impose al Cavaliere di cedere «la propria quota in Mediolanum oltre il 9,9 per cento, ovvero il 20 circa, che valeva circa 1 miliardo di euro». Era il 7 ottobre 2014.

 

Secondo Palazzo Koch Berlusconi non era più in possesso dei «requisiti di onorabilità» necessari per essere soci al 10 per cento in un gruppo bancario e dunque doveva cedere una parte del proprio patrimonio che Fininvest poteva conferire in un trust per poi vendere. Il leader di Forza Italia decise di ricorrere al Tar, ma gli fu dato torto. Non si arrese e presentò una nuova istanza al Consiglio di Stato.

 

Quattro mesi fa i giudici (presidente Francesco Caringella, estensore Roberto Giovagnoli) gli danno ragione, accogliendo la tesi secondo cui le quote erano già detenute prima del passaggio dal sistema assicurativo a quello bancario. Adesso sarà Mazzocchi a dover chiarire come mai custodiva tutta la documentazione - anche riservata - relativa a quel pronunciamento, da chi l' abbia avuto e soprattutto a quale scopo.
 

silvio berlusconi 1silvio berlusconi 1

La cassetta di sicurezza e le tangenti Inps

E diverse spiegazioni dovrà fornirle Roberto Boggio, l' imprenditore titolare della «Transcom WorldWide» che ha ottenuto l' appalto per la gestione del call center dell' Inps nel maggio 2010 ed è indagato per emissione di fatture false per oltre 210 mila euro. Nella sua cassetta di sicurezza «presso la Banca di Credito Bergamasco, Agenzia 1, sono stati trovati contati pari a 77.880 euro». Secondo le indagini Boggio ha «subappaltato fittiziamente una parte del lavoro alla "Dacom Service"».

 

Scrive il giudice nella convalida del sequestro dei soldi: «Dagli accertamenti bancari è risultato che il beneficiario finale delle rimesse provenienti dalle società è Raffaele Pizza per l' interessamento da questi manifestato per assicurare a Boggio le proroghe dell' appalto, sino all' ultima, in scadenza a giugno 2016». Adesso si sta cercando di scoprire con chi - all' interno dell' Inps - Pizza abbia diviso le «mazzette».

VERBALE RAPPORTI TRA PIZZA E BOGGIOVERBALE RAPPORTI TRA PIZZA E BOGGIO