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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
DA SCOLARETTA TIMORATA DI DIO A NINFOMANE - LA PORNODIPENDENZA NON È UN PROBLEMA SOLO PER GLI UOMINI. UNA RAGAZZA RACCONTA LA SUA DIPENDENZA VENTENNALE DAI FILM PORNO: "NON RIUSCIVO PIÙ A FARE SESSO SE NON C'ERA UNA SCENA HARD DI SOTTOFONDO. LA MIA FANTASIA PIÙ PROFONDA ERA QUELLA DI ESSERE UMILIATA, E PIÙ LO FACEVO PIÙ STAVO MALE, MA USAVO GLI UOMINI PER SODDISFARE I MIEI BISOGNI"
DAGONEWS
Dopo qualche minuto che il ragazzo incontrato quella sera era uscito dal suo appartamento, Erica Garza prese il suo computer e mise su un video porno.
Finalmente riuscì a raggiungere due volte l’orgasmo: prima si era sentita “troppo stanca" per raggiungerlo col suo ospite.
La scena in questione raffigurava una cheerleader adolescente che faceva sesso col patrigno, mentre la madre faceva la doccia al piano di sopra.
Era piuttosto banale rispetto al suo film preferito, in cui due donne venivano umiliate durante un rituale di gruppo da cinquanta maschi dentro a una fabbrica abbandonata.
“Quello era più il mio genere” ha raccontato la 35enne al New York Post, “è così che mi eccitavo.”
Garza ha deciso di parlare della sua dipendenza ventennale dal sesso e dal porno in un libro, in cui descrive il suo passaggio da ragazza cattolica timorata a donna adulta promiscua dipendente da rapporti rischiosi e oscenità pornografiche sul cellulare; una dipendenza vista in gran parte come un problema legato agli uomini più che alle donne.
I suoi problemi sono cominciati quando andava alle medie, ed era costretta a indossare un busto ortopedico per curare la sua scoliosi. Presa in giro per la sua apparenza, ha iniziato a trovare una via di fuga nei porno soft-core che davano in tv in tarda serata.
Durante l’adolescenza, mentre la tecnologia progrediva, Graza ha iniziato ad accedere in segreto a materiali volgari online quando e dove lo desiderava.
Ha un ricordo vivido di quando uscì’ il sextape di Pamela Anderson e Tommy Lee, nel 1997, aveva 15 anni.
“Mi nascondevo col computer nell’armadio, parte dell’eccitamento veniva dal rischio di venire beccati.”
Ciò non accadde, e dopo aver perso la verginità a 17 anni, non riusciva a immaginare il sesso senza il sostegno del porno: “Mi sentivo a disagio con la persona con cui facevo sesso se non c’era un video hard di sfondo” aggiungendo che i maschi la reputavano una tipa interessante per via di quest’abitudine.
“Era come alzare un muro che non ci costringeva a raggiungere un’intimità troppo stretta.”
Dopo il liceo, Erica andò in giro per le Hawaii, Los Angeles, Londra e New York dove iniziò a fare sesso in maniera sempre più rischiosa e violenta. Si incontrava spesso con degli sconosciuti senza usare il preservativo, mentre le sue preferenze virtuali tendevano sempre più al porno “hardcore” come la scena nella fabbrica con cinquanta uomini arrapati.
Era l’elemento shock a rendere le cose interessanti, e man mano la sua vita sessuale assomigliava sempre più a quella dei film in cui le donne venivano umiliate: “dopo i rapporti mi sentivo sempre più debole, non amata, e usata. Ma allo stesso tempo usavo gli uomini per soddisfare i miei bisogni.”
Solo intorno ai 30 anni ha iniziato a realizzare che le sue inclinazioni le impedivano di stringere rapporti con gli uomini.
Tutto però ha iniziato a cambiare quando ha incontrato suo marito: “All’inizio della nostra relazione guardavamo insieme i film hard perché ormai mi ero abituata a farlo, ma lui a un certo punto ha voluto che gliene spiegassi la ragione, cosa che nessuno aveva mai fatto.”
“Per la prima volta mi sono sentita al sicuro, sostenuta e certa di potere davvero essere me stessa." Grazie all’aiuto del marito, unito allo yoga e alla terapia cognitiva, Erica ha smesso di guardare porno per sei mesi, e adesso lo fa solo occasionalmente e in maniera “sana.”
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