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G.Pao. per "la Stampa"
La prima reazione formale dell'Ue al caso Pandora Papers è l'uscita delle Seychelles - uno dei Paesi al centro del caso per la facilità di domiciliazione di scatole societarie a fini fiscali - dalla Black list europea dei paradisi fiscali.
La decisione era nell'aria da tempo e il passaggio di ieri- il via libera dei ministri Ue delle Finanze - è solo il «timbro» formale arrivato al termine di un processo di analisi portato avanti dalle strutture della Commissione, che hanno escluso dalla lista anche Antigua e Dominica mentre hanno respinto le richieste di Panama.
I tre paesi passano adesso nella cosiddetta Grey list, che prevede minori restrizioni. Ma la decisione crea comunque un caso perché arriva nel pieno della tempesta dei Pandora Papers e solo un giorno dopo l'impegno dell'Ue di una nuova normativa per fronteggiare gli abusi delle società di comodo. Al voto per la revisione della Black list ha partecipato anche Wopke Hoekstra, il ministro olandese delle Finanze il cui nome compare anche nei Pandora Papers per un investimento fatto tramite una società delle Isole vergini britanniche.
Particolare questo che ha aumentato le polemiche del Parlamento, soprattutto da parte della sinistra. Secondo Paul Tang, europarlamentare olandese che presiede il subcomitato sugli affari fiscali, «la lista nera è una vergogna». Mentre Manon Aubry (sinistra francese) ha attaccato duramente Hoekstra per aver preso parte al meeting dei ministri: «Qualcuno che elude le tasse spiega alla povera gente che devono pagare loro la crisi».
Le rivelazioni dell'inchiesta che ha coinvolto 600 giornalisti e 150 testate di vari Paesi non è destinata però a fermarsi. Ieri l'Espresso ha pubblicato le attività offshore di Enrico Crasso, il finanziere sotto processo per lo scandalo dei fondi vaticani che ha travolto il cardinale Becciu.
L'uomo d'affari ha tre società alle Isole vergini, utilizzate per comprere immobili a Miami. Sempre ieri sono emersi i nomi del premio Nobel spagnolo Mario Vargas Llosa e dell'ex commissario Ue alla Salute, il maltese John Dalli, che nel 2012 era stato destituito dall'allora presidente Barroso per il suo coinvolgimento in un tentativo di corruzione da 60 milioni di dollari.
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