TRUCI A SAN SIRO: SGOMBERI E SCONTRI TRA OCCUPANTI E POLIZIA A MILANO - POLEMICA PER LE MANETTE A UN 17ENNE - GLI AGENTI: “L’ABBIAMO FATTO PER CALMARLO, CI HA AGGREDITI” - MA DOPO LE CARICHE E GLI INCIDENTI GLI ABUSIVI (E GLI ANTAGONISTI) SI RIPRENDONO GLI APPARTAMENTI

Matteo Pucciarelli per “la Repubblica

 

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Dopo il caso della donna incinta che venerdì scorso ha perso il bambino all’ottavo mese di gravidanza a causa di una manganellata della polizia durante gli sgomberi al Corvetto (forse, perché sono in corso gli accertamenti medici, anche se secondo i familiari della 37enne esisterebbero due video a conferma della circostanza), c’è un altro episodio che non aiuta a stemperare la tensione. Anzi.

 

Due minorenni a cui i poliziotti hanno messo le manette all’interno della casa occupata a San Siro dalla propria famiglia durante le operazioni di sgombero: non volevano essere cacciati, uno dei due — così hanno spiegato gli agenti — ha tentato di aggredire un ufficiale; allora «per calmarli» sono stati bloccati («ma solo per dieci minuti») con le maniere forti.

 

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«Ci hanno liberato dopo mezz’ora e solo perché mia madre piangeva, noi stavamo semplicemente protestando perché non sapevamo dove andare», raccontava il 17enne, mostrando i segni rossi sui polsi. Sempre nella stessa occasione, un’altra immagine che ha fatto infuriare i manifestanti presenti: la sorellina dei due, 4 anni, lasciata su un materasso in cortile, con pochi gradi sopra lo zero.

 

La cronaca dell’ultima giornata di “passione” della periferia milanese è un gioco delle parti chiuso con un pareggio, se non fosse che alla fine si buttano soldi e non si risolve la crescente emergenza abitativa. Da una parte, l’agenzia regionale Aler affiancata dalla polizia; sul fronte opposto, occupanti delle case popolari e centri sociali.

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Come due giorni fa al Giambellino, altra zona calda della città, il risultato finale è una casa sgomberata al mattino e un’altra (stavolta la stessa) rioccupata nel pomeriggio. Per ora, insomma, la linea dura da 200 sgomberi nel giro di qualche settimana varata dal governatore Maroni e confermata ieri dal ministro dell’Interno Alfano («Saremo duri e inflessibili», promette) non sembra pagare se non, al massimo, a livello mediatico.

 

Ore 8.30, via Tracia 7: vecchie palazzine costruite ai tempi del fascismo, allora erano il fiore all’occhiello dell’edilizia pubblica ma oggi l’intonaco viene giù. Arrivano i tecnici dell’agenzia scortati da cinque camionette della polizia. Gli agenti si piazzano fuori dal cancello che delimita l’ingresso al cortile condominiale, altri presidiano la piazza lì vicino.

polizia occupanti milanopolizia occupanti milano

 

Obiettivo, liberare un appartamento di 65 metri quadri occupato da una famiglia di origine romena: genitori, nonna e tre figli di 17, 16 e 4 anni. Dentro le pratiche vanno a rilento, anche perché gli occupanti fanno un po’ di resistenza. «Sono mesi che chiedo di pagare, così da mettermi in regola», urla il padre. «Non firmate nulla», grida qualcuno dalla palazzina di fronte.

 

Fuori si sparge subito la voce, nel giro di mezz’ora si radunano un centinaio di abitanti del quartiere, la maggior parte stranieri, guidati dai ragazzi del centro sociale “Cantiere”, a loro volta legati agli inquilini dell’Unione sindacale di base (Asia Usb), i quali chiedono una sanatoria e soprattutto l’assegnazione delle 9mila case sfitte in città.

occupanti vs poliziaoccupanti vs polizia

 

Gli slogan e i cori vanno avanti per ore, c’è anche un attimo di tensione dopo il lancio di alcuni oggetti verso gli agenti e la successiva piccola carica di alleggerimento. I manifestanti chiedono alla polizia di andare via, e così alla fine avviene, all’ora di pranzo. Tra gli attivisti dei centri sociali e occupanti una ragazza insulta ripetutamente un poliziotto che la osserva impassibile, quasi una “replica” del noto episodio in Val Susa con il No Tav che insultava (“Pecorella”) un carabiniere.

 

occupanti e antagonisti milanooccupanti e antagonisti milano

Bloccato fuori il camioncino per portare via i mobili e gli oggetti personali, bloccato anche il fabbro che doveva “lastrare” la porta, i tecnici di Aler avevano deciso di cambiare solo la serratura dell’abitazione. L’epilogo era già scritto: la famiglia, aiutata dai comitati, è rientrata subito; i pacchi erano ancora in cortile messi uno su l’altro. Solo che, come da prassi, prima di terminare lo sgombero sono stati spaccati i sanitari del bagno e parte della mobilia, perché in teoria con i servizi inagibili si rende l’abitazione meno appetibile a chi volesse occupare. Una delle tante fatiche sprecate di un’altra giornata sprecata.

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