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Giordano Tedoldi per “Libero Quotidiano”
Ci fa sorridere l’imperante mania di nascondere la verità delle cose sotto parole gentili. I vecchi sono chiamati anziani. I ciechi sono ipovedenti e i sordi audiolesi. Dopodiché non è che gli audiolesi ci sentano meglio dei sordi.
I più estremisti hanno anche tentato di trasformare la lingua italiana in un codice di programmazione, sostituendo la declinazione del maschile plurale, che nell’uso comprende anche le donne, con un asterisco, l’equivalente grafico delle braghe sui nudi della Cappella Sistina, e perciò scrivono non architetti o ingegneri, ma architett*e ingegner*, così che nessuna si senta offesa. Però, in alcuni casi, le proteste verso certi espressioni verbali sono giustificate, perché inequivocabilmente offensive.
Che ne direste se vi chiamassero, con terminologia scientifica accolta da tutta la comunità medica, «mostro»? È il caso di quanti pesano più di 180 chili, che nelle diagnosi vengono definiti affetti da «obesità mostruosa». Naturalmente non è che il medico della Asl li voglia insultare, semplicemente applica il termine tecnico.
Il primo a ribellarsi pubblicamente contro lo stigma dell’obesità mostruosa è stato Tommaso Prima, 47 anni di Trepuzzi (Lecce), 200 chili di peso e dunque autorevolmente a capo del Comitato per la difesa dei diritti delle persone obese.
Prima ha scritto al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, chiedendo di cambiare la dizione «obesità mostruosa» con «obesità grave», adducendo, molto ragionevolmente, che la prima espressione è una «umiliazione». Già la vita di quanti si trovano nella sua medesima condizione è complicata, in più non è certo confortante uscire da una Asl con un foglio che certifica scientificamente l’appartenenza a un’umanità «mostruosa». Prima racconta il caso di persone i cui figli sono scoppiati a piangere perché avevano il papà o la mamma «mostruosi», neanche fossero i figli di Frankenstein.
Certo, chi è più forte psicologicamente, può far ricorso a quella meravigliosa arma che è l’ironia, utile in ogni circostanza della vita, e sorridere anche di questa involontaria insensibilità del lessico medico, intendendo l’espressione «obesità mostruosa» al modo del ragionier Fantozzi, cioè nel senso di enorme, eccessivo, incredibile, prodigioso, che, dopotutto, è la vera etimologia di «mostro», dal latino monstrum, cioè prodigio, portento.
Insomma, è l’uso che ha trasformato «mostruoso» in un aggettivo che fa pensare a creature terrificanti, in origine voleva dire solo straordinario rispetto ai consueti fenomeni naturali. Ma poiché è l’uso che finisce per dare la sua impronta alla lingua, non c’è dubbio che obesità mostruosa, per quasi tutti, ha un’accezione estremamente sgradevole.
E allora è giusto che chi è più sensibile, più fragile, non debba sommare alla patologia fisica anche l’avvilimento morale. Ministro Lorenzin, accolga la richiesta di Tommaso Prima: mandiamo in soffitta i finti mostri obesi, adoperiamo un altro termine. Tra tante battaglie di parole inutili, questa ci sembra l'unica sensata.
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