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Estratto dell’articolo di Nicola Baroni per “La Repubblica – il Venerdì”
Samurai giapponesi e leoni in bianco e nero, nomi di fidanzati dimenticati e sagome di delfini che guizzano tra costumi, scapole, ombelichi e peli di troppo. Le spiagge di Porto Recanati in queste settimane si sono trasformate in una mostra a cielo aperto di tatuaggi rappresentativi degli stili più in voga – dal tradizionale al marinaresco, dal chicano al realistico.
La scena è simile a quella di molti altri lidi italiani. I tatuati nel nostro paese sono circa il 13 per cento della popolazione, in linea con le percentuali degli altri Paesi europei, ma sotto gli Stati Uniti, dove la stima nel 2016 era del 30 per cento (Harris Interactive). Pochi sanno però che a pochi passi da queste spiagge si è scritto uno dei più importanti capitoli della storia europea del tatuaggio. E protagonisti non sono stati carcerati o marinai, perdigiorno o criminali, ma i devotissimi pellegrini diretti alla Sacra Casa di Loreto.
«I tatuaggi dei pellegrini cristiani sono una pratica molto antica» spiega Matt Lodder, docente all'Università dell'Essex e pioniere dello studio accademico dei tatuaggi, nonché autore di Corpi dipinti (il Saggiatore, in uscita il 15 settembre). «A testimoniarlo sono i resoconti, in alcuni casi anche illustrati, dei pellegrini occidentali in Terrasanta risalenti a fine Cinquecento. Questi tatuaggi avevano una funzione sia devozionale sia turistica, quasi dei souvenir ante litteram».
[….] La pratica si diffuse anche a Loreto, dove è continuata ininterrottamente fino ai primi del Novecento. Nel Museo Antico Tesoro della Santa Casa sono conservate alcune tavolette cinquecentesche in legno di bosso utilizzate come stampini per guidare l'ago e raffiguranti Sacri Cuori, Madonne e crocifissi.
«Il tatuaggio non è un fenomeno ma un mezzo che nelle epoche e tra i popoli ha assunto connotazioni e valori molto diversi» spiega ancora Lodder. «Per questo è impossibile ricostruirne una storia univoca. Ho preferito raccontare alcuni tatuaggi celebri nella storia, dall'uomo di Gebelein a quelli che il pittore britannico Lucian Freud realizzò nel 2002 per la top model Kate Moss».
E in questo racconto l'Italia è spesso protagonista, a cominciare dalla mummia di Ötzi, risalente al 3400 a.C. e ritrovata al confine con l'Austria, per terminare con la stilista Elsa Schiaparelli. «Sulla prima sono stati trovati 61 tatuaggi, probabilmente in corrispondenza di alcuni punti del corpo doloranti, legati quindi a rituali di guarigione […]».
«Questa attività era già documentata in Europa da secoli, perfino dagli storici romani, tuttavia con le prime scoperte dei nuovi mondi e l'inizio del colonialismo, si cominciò ad associarla a un mondo primitivo, indigeno, selvaggio. Il tatuaggio era qualcosa che riguardava "gli altri", da cui il mondo "civilizzato" si era emancipato».
Da questo stigma ebbe origine anche l'associazione, tipicamente ottocentesca, tra tatuaggio e criminalità, sponsorizzata dal medico Cesare Lombroso. «Il suo errore, molto comune, è stato quello di notare la grande diffusione del tatuaggio nelle prigioni italiane senza però domandarsi quanto esso fosse diffuso anche fuori: avrebbe scoperto che non c'era alcuna correlazione tra le due cose».
leo messi tatuaggio gesu cristo
E qualcuno, a duecento anni di distanza, continua a commettere lo stesso errore: «L'Fbi per esempio ha ancora un database dei tatuaggi dei criminali credendo di poterne identificare con più facilità le affiliazioni».
Tra i primi a portare il tatuaggio moderno in Italia è stato Gianmaurizio Fercioni: quando nel 1974 chiese al Comune di Milano il permesso di aprire uno studio, gli risposero che la professione non era negli elenchi. A 77 anni è ancora alla guida del suo Queequeg, a metà tra studio e piccolo museo. Lodder, invece, a cui non resta molto spazio libero sul corpo, ha già in agenda un appuntamento con il tatuatore italiano attivo a Londra Lorenzo Evangelista.
[…] Nel 2020 i tatuatori italiani erano oltre 5.000, più del doppio rispetto al 2015 (Unioncamere). Il tatuatore olandese Henk Schiffmacher ha sempre detto che i suoi lavori erano garantiti fino a 14 giorni dopo il rigor mortis. Sinonimo di "per sempre" solo per il diretto interessato, a dire il vero. […]
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