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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Silvia Ragusa per "il Venerdì - la Repubblica"
Lo scalpore è enorme. Le interviste si susseguono senza sosta. Ma MarÃa José López Armesto, capo della prima cooperativa di servizi sessuali (Sealeer), non si stanca di spiegare che ci sono donne che scelgono la prostituzione come lavoro, che hanno diritto di versare i propri contributi alla Previdenza sociale ed essere riconosciute come
tutti gli altri lavoratori.
Per la prima volta in Spagna, a Ibiza, nasce un'associazione regolare di prostitute. Undici donne tra i 20 e i 30 anni - alcune dell'Est, altre spagnole e perfino qualche italiana - sono riuscite a costituire un'organizzazione di lavoro associato col visto del Consiglio dell'economia e del commercio delle isole Baleari. Non c'entrano i club o le case d'appuntamento. L'obiettivo di Sealeer e «regolarizzare la prostituzione» per avere gli stessi diritti e le stesse tutele di un qualsiasi altro lavoratore autonomo.
Tutto ha inizio circa un anno e mezzo fa. Un amico di Maria José aveva letto un testo del giudice Gloria Poyatos che spiega come, sebbene la prostituzione non sia regolamentata in Spagna, le professioniste del sesso potevano in pratica registrarsi come autonome.
Così, con il testo del giudice di Lanzarote in mano e l'articolo 38 della Costituzione spagnola, che difende il diritto alla libera impresa, dopo vari ricorsi e sentenze, dal Tribunal Supremo iberico alla giustizia europea, le undici donne sono infine riuscite a registrarsi come associazione, in nome di un futuro migliore e più sicuro, con una pensione riconosciuta dallo Stato, ma anche per tutelarsi dallo sfruttamento.
Adesso, sul tavolo della cooperativa Sealeer sono già disseminate decine di richieste: donne che esercitano il mestiere e che desiderano entrare a far parte del gruppo. María José le legge tutte e spiega che ci sono delle regole da rispettare, quali la maggiore età, la capacità di intendere e volere e nessuna forma di coercizione. Il caso intanto è rimbalzato in tutto il Paese e club e privé hanno cominciato a chiamare l'associazione di Ibiza per capire come poter mettere in regola le loro «lavoratrici». Anche se sfruttare la prostituzione e gestire bordelli a Madrid, resta illegale.
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