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Vittorio Sabadin per “la Stampa”
Boris Johnson, l’eccentrico ma saggio sindaco di Londra, ha scritto sul «Telegraph» un argomentato articolo in difesa del premio Nobel britannico Tim Hunt, costretto a dimettersi dai propri incarichi per le violente reazioni a una sua battuta su quello che accade quando donne e uomini lavorano insieme nei laboratori scientifici. Hunt ha detto solo la verità, sostiene Johnson, e gli attacchi di cui è stato oggetto sono vergognosi.
LE COLPE DEL BIOCHIMICO
Il biochimico di 72 anni divenuto famoso per i suoi studi sulle cicline, una famiglia di proteine che ha a che fare con il ciclo cellulare, si trovava con alcuni giornalisti a Seul quando, tra una battuta e l’altra di un’allegra conversazione informale, ha sostenuto che se le donne lavorano con gli uomini in un laboratorio succedono tre cose: «O ti innamori di loro, o si innamorano di te, e quando le critichi, piangono». Sommerso da proteste e insulti, soprattutto online, Hunt è stato privato dei titoli onorifici dall’University College e dalla Royal Society e ha mestamente dichiarato in un’intervista che la sua carriera può ormai considerarsi finita.
Secondo Boris Johnson, a criticare lo scienziato sono stati «i sacerdoti e le sacerdotesse del Moloch della correttezza politica che, quando il dio di quella religione viene offeso, reagiscono in un modo vendicativo e privo di razionalità». Prima di attaccare qualcuno, ha scritto il sindaco di Londra, che ha studiato a Eton e Oxford ed è uomo di grande cultura, bisogna per prima cosa domandarsi se quello che ha detto è vero.
Che i maschi si innamorino delle femmine, e viceversa, è una cosa così lapalissiana che secondo Johnson non vale la pena nemmeno di discuterne: «Succede da molto tempo, e meno male, se no la specie umana si sarebbe già estinta». Hunt non può dunque essere criticato per aver detto che gli amori nei luoghi di lavoro sono frequenti: è una banale verità.
AFFIDARSI ALLA SCIENZA
Resta l’affermazione che le donne, quando vengono criticate, piangono. È inaccettabile? Johnson cita gli studi di Ad Vingerhoets dell’Università di Tilburg, un professore olandese che ha dedicato una vita alle lacrime degli esseri umani. «Le donne – scrive il sindaco – piangono fra le 30 e le 64 volte l’anno per circa 6 minuti, mentre gli uomini piangono tra le 6 e le 17 volte per soli 3 minuti. Questo accade perché i condotti lacrimali sono diversi: quelli maschili trattengono meglio le lacrime. Le donne, inoltre, dispongono di maggiore prolactina, un ormone associato al pianto».
Tra uomini e donne, sostiene Johnson, le differenze di genere esistono e non bisogna considerarle un’offesa. Il sindaco ricorda che nelle università inglesi il numero delle femmine ha ormai sopravanzato quello dei maschi e che, in tutti i corsi accademici, le femmine ottengono risultati migliori. I maschi dovrebbero prendersela con chi fa loro presente questa realtà? Tim Hunt – conclude Johnson – ha fatto solo quello che ha fatto per tutta la vita: osservare un fenomeno naturale e parlarne. Sarebbe dunque un’azione meritevole restituirgli le posizioni accademiche che gli sono state tolte.
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