DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
Sembra che in Italia ci sia ormai un solo posto dove il virus non è sparito e continua a spaventare tutti: via Nazionale, la sede della Banca d'Italia. Da settimane se non mesi chi vive- anzi, chi è assunto lì dentro - sembra non essere affatto rassicurato dal fatto che al governo che gestisce l'uscita dalla pandemia ci sia alla guida un Governatore della banca centrale e addirittura della Banca centrale europea come Mario Draghi, né un ministro dell'Economia che sempre da quelle fila proviene come Daniele Franco, ex direttore generale di Bankitalia.
Tutti i sindacati interni infatti sono in guerra come da nessuna altra parte di fronte alla sola ipotesi di un rientro più massiccio al lavoro in presenza, abbarbicati alle comodità dello smart working fino a rasentare il ridicolo. Venerdì 11 giugno una di queste sigle- il Sindacato indipendente Banca centrale - ha riunito all'ora di pranzo ovviamente da remoto i propri iscritti per lanciare una proposta ai capi del personale della Banca: lasciateci a casa e piuttosto promuovete la diffusione dell'ultimo bonus previsto dal decreto sostegni.
«C'è una norma», hanno spiegato i sindacalisti, «che grazie agli emendamenti delle Camere proroga per l'intero 2021 l'aumento a 516,46 euro dei cosiddetti fringe benefits, lo strumento che consente ai datori di lavoro di cedere ai propri dipendenti un importo da spendere in beni e servizi. Fra i beni acquistabili sono compresi anche sedute ergonomiche, scrivanie e prodotti di illuminazione specifici per lavorare in modo adeguato anche da casa». Provano a tentare la direzione di Bankitalia con questo bonus che verrebbe rimborsato dallo Stato pur di starsene a casa e non sentirsi più ripetere la proposta fatta ufficialmente di «due giorni di delocalizzato a settimana, che in sparute divisioni di ricerca economica potrebbero diventare 3, ma nel resto della Banca è più facile che tornino auno, se non a un più confortevole ed ergonomico zero».
IRONIA E SARCASMO Ci mettono ironia e sarcasmo, ma la sostanza è quella: non vogliono più tornare al lavoro. Ufficialmente sostenendo che da casa c'è maggiore produttività, ma soprattutto «maggiore salute e sicurezza, minori rischi operativi, minore impatto ambientale». In realtà perché sperano di lavorare con più comodità essendo perfino pagati di più e con minore noia. Un po' di responsabilità ce l'ha pure l'ex direttore generale Franco che spinto dall'emergenza sanitaria e dalla necessità di non perdere tempo in discussioni e trattative infinite nel pieno del lockdown 2020 concesse subito ai dipendenti un premio di 100 euro mensili perché accettassero lo smart working che allora era sì una esigenza primaria di salute pubblica.
Non l'aveva fatto nessun altra azienda all'epoca, e quelli ingolositi dalla prima offerta hanno iniziato a chiedere sempre di più. Parlando con loro si scopriva che nella retorica e nell'immagine collettiva la Banca d'Italia era sì sempre stata un avamposto della cultura dell'efficienza di questo paese. In realtà nella loro vita privata le case dei dipendenti della banca di centrale erano come piccole caverne dell'età della pietra. Forse avevano la luce, ma non era ancora arrivata l'era del wifi e guai a parlare loro di computer, questo sconosciuto.
RISPARMI MONETIZZATI Mancava l'essenziale per lavorare da remoto, e quindi battevano tutti cassa ad Ignazio Visco e alla dirigenza della banca, altrimenti che smart working si poteva mai fare? Alla fine però si sono abituati bene e durante la terza ondata della pandemia - da febbraio di quest' anno in poi- erano andati alla riscossione con l'enne simo buon pretesto. La nuova bandiera è stata: con noi in smart working avete risparmiato un fracco in luce, pulizia degli uffici e tante altre cose, metteteci in busta paga almeno il grosso di quei risparmi invece di restituirli al ministero dell'Economia sotto forma di dividendi.
Quando poi si è saputo che in un altro tempio delle autorità di garanzia con dipendenti superpagati come l'Anac si è scelto di restituire a loro i risparmi dello smarrt working, in Banca di Italia è venuto giù il mondo. E qui si possono capire, perchè Anac è stata piuttosto generosa, redistribuendo al "popolo" (311 dipendenti) direttamente il 75% e indirettamente buona parte del restante 25% del milione e 200mila euro risparmiati in un anno con lo smart working.
franco bechis in versione fotografica
«Anche a noi! Anche a noi!» è il grido che si è subito levato in via Nazionale, che ha ovviamente affrettato la decisione dei vertici Bankitalia di richiamare tutti o quasi al lavoro in presenza. E quelli si stanno incatenando alle "sedute ergono miche" di casa prefigurando tragedie pandemiche con il ritorno in ufficio in barba ai numeri reali del virus e all'opinione di tutti gli esperti. Fregandosene, come fossero gilet gialli qualsiasi, della figuraccia che stanno facendo fare a un monumento come la Banca d'Italia che sta dando un pessimo esempio a tutto il resto del Paese.
Luigi Federico Signorini di bankitaliasmart working2ignazio visco mario draghi franco bechis foto di baccosmart working3smart working4BANKITALIA 2
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