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Fra.Sem. per “la Stampa”
UCRAINA - VOLONTARIO STRANIERO VA A COMBATTERE I RUSSI
«Mi casa es tu casa». Il benvenuto viene ripetuto come un mantra ogni volta che qualcuno varca la soglia dell'appartamento a Kiev. Una casa come tante, in un palazzo come tanti, se non fosse che, una volta dentro, appare chiaro che quello in corso non è un ritrovo ludico. Su una parete campeggia un cartello con scritto «Kiev capital of freedom» (Kiev è la capitale della libertà), accanto ragazzi e uomini che provengono dalle aree più disparate del Pianeta.
Ci sono anche alcune donne, fanno tutti parte dei volontari stranieri che sposano la causa del popolo ucraino. Il viaggio con i «foreign fighters» al fianco di Kiev parte da un'associazione di volontariato dove si raccolgono generi di prima necessità per inviarli al fronte, a sostegno delle truppe che combattono contro i russi.
«Carichiamo il van e passiamo a prendere alcuni amici», dice Yuri, un ucraino dal fisico asciutto e la barba lunga, veste di nero, ha sempre il Kalashnikov al collo. Una volta riempito il furgoncino di conserve, frutta e acqua si fa rotta verso «il covo». «Mi casa es tu casa», ripete un omone dal marcato accento americano che indica sul tavolo della cucina caffè, tè e biscotti: «servitevi». Indossa una giacca con l'aquila dell'Air Force e le spalline coi gradi di ufficiale, è lui che coordina i volontari in entrata e in uscita, ovvero quelli che sono appena arrivati e quelli diretti al fronte. Viene chiamato «il Texano».
Accanto a lui c'è Lane, 26 enne del Missouri ma residente a San Diego con un passato nella Us Navy. È partito per combattere, nella fase di addestramento soprattutto logistica. Così come James, cadenza british, di Leeds, tifoso di calcio e della birra, con un'esperienza nell'Esercito di Sua Maestà.
Non di solo occidente si nutrono i volontari di Kiev: Chintan è indiano del Punjab, una passione per la storia italiana ed esperienza da paramedico, ha sposato la causa ucraina subito: «Non ho avuto dubbi, voglio andare a combattere». Ci sono anche un ragazzo asiatico, uno svedese, alcuni attivisti dell'Europa orientale e - ci raccontano - un italiano. Il nome non lo sanno, ma è una presenza importante tra le trincee a Nord di Kiev, si tratta di uno molto preparato, tra le sue esperienze militari c'è anche la legione straniera francese.
La multinazionale dei volontari, in gran parte ex soldati, conta anche personale sanitario e specialisti di vario genere, come gli informatici, che vengono inquadrati nel gruppo fondato dal Texano e chiamato, non a caso, «Wild Goose» (ispirato al film «I 4 dell'Oca Selvaggia», storia di quattro mercenari assoldati per liberare il presidente di uno stato africano, prigioniero dei golpisti). L'obiettivo è «aiutare gli ucraini a difendere la libertà». A tenere i rapporti con «Wild Goose» è il deputato Sviatoslav Yurash, eletto a 23 anni, è il più giovane membro del parlamento di Kiev.
ucraina soldati a un posto di blocco
«Organizzo missioni portando aiuti alla popolazione e ai soldati nelle aree sotto attacco russo - spiega con Ak-47 e caricatori a tracolla -. Con me ci sono i volontari stranieri». Il deputato-combattente, eletto nel partito del presidente Volodymyr Zelenskyy, sta inoltre lavorando a un provvedimento per regolarizzare i volontari stranieri che sposano la causa di Kiev. Yurash è il figlio di Andriy Vasylyovych Yurash, l'ambasciatore presso la Santa Sede: «Aggiorna nel dettaglio il Pontefice su tutto ciò che sta accadendo qui».
Con la colonna di volontari arriviamo alle porte di Liutizh, a Nord di Kiev dove l'artiglieria martella la linea del fronte. Ripariamo dietro uno stabilimento che fa da scudo «nel caso di lancio di razzi», spiegano i militari ucraini al seguito. Oggi non è un buon giorno per arrivare sulla prima linea, «è questione di tempo, ma non abbiamo scelta se non combattere o soccomberemo», dice Yurash. Lo scambio di fuoco accompagna il crepuscolo, le oche selvagge fanno ritorno al covo, spiccheranno il volo di nuovo domani, diretti, questa volta, sulla prima linea.
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