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NOI ITALIANI SIAMO MOLTO INTELLIGENCE - HA VENDUTO AD ASSAD IL SOFTWARE PER INTERCETTARE I DISSIDENTI: IMPRENDITORE DEL VARESOTTO INDAGATO PER AVER VIOLATO L’EMBARGO ALLA SIRIA - NON SOLO: I MAGISTRATI HANNO SCOPERTO MIGLIAIA DI INTERCETTAZIONI (ITALIANE) SUI COMPUTER DELLA SOCIETÀ CHE NON AVREBBERO MAI DOVUTO LASCIARE LE PROCURE

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Luigi Ferrarella per il Corriere della Sera

 

Oggi pomeriggio a Reggio Calabria è programmato che intervenga al seminario della Procura sul tema «Prospettive future dell' informatizzazione dei sistemi a supporto delle intercettazioni»: ma ieri sono due meno lusinghiere prospettive - accesso abusivo ai sistemi informatici delle Procure, e violazione dell' embargo alla Siria - a determinare altrettante indagini su Andrea Formenti, presidente e socio unico di Area, azienda privata di Vizzola Ticino che con 150 dipendenti svolge in un anno 25.000 incarichi per oltre 100 uffici giudiziari e fattura 20 milioni.

 

Da un lato il gip milanese Stefania Pepe ordina il sequestro di 7,7 milioni sui conti di Area, perché il pm Piero Basilone accusa Formenti e il capoprogetto Alessandro Mistò di aver nel 2010-2011, senza le autorizzazioni di legge, esportato ai servizi segreti di Assad un sistema da 13 milioni per intercettare telefonate e traffico Internet degli oppositori al regime in un Paese che in quegli anni contò 50.000 morti.

Andrea FormentiAndrea Formenti

 

Dall' altro lato il Gico della GdF perquisisce e acquisisce copia forense dei server della società per cercare di chiarire le caratteristiche (segnalate dal Corriere dopo l' emersione in una inchiesta della Procura di Trieste all' attenzione anche di Garante della Privacy, Csm e ministero della Giustizia) del software con il quale Area garantisce «da remoto», e cioè dalla propria sede vicino a Malpensa, la teleassistenza ai pm in caso di guasti e piccoli intoppi sui server delle Procure.

 

Sulla postazione di lavoro di una impiegata dell' help desk, infatti, il 15 dicembre 2015 una perquisizione dei pm di Trieste e una ispezione contrattuale dei pm di Busto Arsizio ha trovato migliaia di intercettazioni di 14 Procure italiane, dati che per legge sarebbero dovuti risiedere soltanto sui server di quelle Procure.

 

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Denominata «Asfador» dal nome di un consulente dell' imprenditore siriano Kanan amico di Assad e primo interlocutore di Area, la fornitura a Damasco iniziò a essere esaminata nel 2011 dai pm di Busto, che nel giugno 2012 trasferirono a Milano gli atti per l' ipotesi (ieri non più contestata) di «addestramento con finalità di terrorismo internazionale».

 

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Qui, dopo che la GdF ha concluso la propria informativa a fine 2014, sono state sviluppate - sino alla richiesta di sequestro formulata dal pm nell' estate 2015 e accolta ieri dal gip - le rivelazioni di due ex manager licenziatisi da Area, che hanno consegnato anche molte mail aziendali.

 

Esse mostrano che il materiale di «duplice uso» (civile e militare) fu fornito a un apparente acquirente civile come l' azienda di telecomunicazioni «Syrian Telecom Establishment», ma Area era sin dall' inizio consapevole che fossero i servizi segreti siriani della «Law Enforcement Agency» i reali committenti e destinatari del sistema di intercettazione completo di formazione in Siria e teleassistenza dall' Italia.

 

Sino a febbraio 2011 senza autorizzazione, e con trasporti clandestini per aggirare i controlli doganali; a fine 2011 con autorizzazione del Ministero dello Sviluppo, ma ottenuta con dichiarazioni fraudolente.

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Uno dei due ex manager - oltre a indicare il reale referente di Area in «Firas», cioè in Feras Hasan, 007 siriano che (come si dicono i manager di Area in una mail del 2010) «sarà lui a dire se il prodotto va bene o meno» - ha testimoniato che Formenti avrebbe liquidato qualunque remora legale o etica dicendogli che «business is business» e che «Area è come una fabbrica di coltelli e i coltelli possono essere usati in cucina come per uccidere persone, non può esserci responsabilità di Area per questo».

 

E un altro (non indagato) manager di Area, Andrea Ghirardini, intercettato il 24 novembre 2012 con un «Luigi» intestatario di un cellulare del Comando Generale dei Carabinieri, confida: «Un sistema di intercettazioni per intelligence... loro l' hanno fatto passare per monitor di rete… Sono due cose molto diverse...».