ospedale morte in corsia

GUARIREMO DAL COVID E MORIREMO DI CANCRO – LA PANDEMIA STA PORTANDO UN’ALTRA EMERGENZA SANITARIA DI CUI PAGHEREMO IL CONTO NEI PROSSIMI ANNI: LA SOCIETÀ ITALIANA DI CHIRURGIA DENUNCIA CHE NELLE REGIONI SI STANNO TAGLIANDO TRA IL 50 E L'80% DEI RICOVERI PER ALTRE PATOLOGIE MENTRE LE CORSIE CONTINUANO A RIEMPIRSI DI PAZIENTI COVID – E AVERE TUTTA L’ITALIA IN GIALLO È SOLO UN’ILLUSIONE VISTO CHE…

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Paolo Russo per “La Stampa”

 

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C'è la pandemia dei contagiati dal Covid, che sempre più numerosi, soprattutto se No Vax, finiscono in ospedale. E c'è la pandemia non meno grave di chi il virus non ce l'ha ma che è costretto a rinviare ricoveri e interventi anche importanti. Per asportare un tumore o sostituire una valvola cardiaca che non va più, tanto per capire.

 

A lanciare l'allarme è la Società italiana di chirurgia (Sic), che denuncia: nelle regioni si stanno tagliando tra il 50 e l'80% dei ricoveri. Questo perché «le aziende sanitarie sono costrette a destinare ampi spazi di ricovero ai pazienti Covid, mentre le terapie intensive sono occupate in gran parte dai pazienti No Vax».

 

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«Con i posti letto di chirurgia dimezzati, il blocco dei ricoveri programmati, le terapie intensive riconvertite per i pazienti Covid, infermieri e anestesisti delle sale operatorie trasferiti ai reparti per positivi, l'attività chirurgica in tutta Italia si è dimezzata e in alcuni casi si è ridotta a un quinto, riservando ai soli pazienti oncologici e di urgenza gli interventi. Ma spesso non è possibile operare neanche i pazienti con tumore perché non si ha la disponibilità del posto di terapia intensiva nel postoperatorio», spiega il presidente della Sic, Francesco Basile.

 

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«Nel 2021 non siamo riusciti, nonostante l'impegno delle autorità sanitarie e dei chirurghi, a smaltire le liste di attesa accumulate nel 2020 per patologie chirurgiche in elezione - continua - e ciò anche se in molte regioni si sono organizzate sedute operatorie aggiuntive. Adesso le liste d'attesa torneranno ad allungarsi a dismisura».

 

Secondo Basile ci troviamo praticamente nella stessa situazione del 2020, «che ha portato come conseguenza 400 mila interventi chirurgici rinviati, un notevole aumento del numero dei pazienti in lista d'attesa e, ciò che è più pesante, all'aggravamento delle patologie tumorali che spesso sono giunte nei mesi successivi in ospedale ormai inoperabili». E il campanello d'allarme suona anche per bambini e teenager, tra i quali è boom di ricoveri da Covid.

terapia intensiva covid 4

 

Che anche in questo caso finiscono per togliere letto e medici a chi malato di altro avrebbe comunque diritto alle cure. Mentre la vaccinazione tra i più piccoli arranca, con per ora solo il 16,4% di immunizzati con la prima dose nella fascia 5-11 anni, i pediatri denunciano: «Sono in aumento i ricoveri nella fascia d'età sotto i 19 anni: i casi sono passati da 1.024.963 del 28 dicembre a 1.182.094 del 5 gennaio, e nello stesso arco di tempo di una settimana i ricoveri sono saliti da 9.423 a 10.082, ovvero oltre 600 in più», spiega allarmata la presidente della Società italiana di pediatria (Sip), Annamaria Staiano.

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Nella fascia 6-11 anni, «i casi passano nello stesso periodo da 343.634 a 392.040, i degenti da 1.605 a 1.711, dunque oltre 100 in più in 7 giorni, le intensive da 38 a 39 ed i decessi sono 9. Di fronte a questi dati - conclude - va ribadito alle famiglie che l'unica vera arma che abbiamo a disposizione è quella dei vaccini». Intanto la pressione sugli ospedali aumenta e con i letti in più occupati ieri dai pazienti Covid in questo momento due regioni, Piemonte e Calabria, lunedì finirebbero in fascia arancione.

 

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La prima con il 31,7% dei letti di medicina e il 22,3% di quelli in terapia intensiva occupati, la seconda con tassi di occupazione del 36,2% e del 20,1%, hanno entrambe scavallato le soglie che colorano di arancione, fissate rispettivamente al 30% e al 20%. A rischio di fare la stessa fine è anche la Liguria, che con il 38,8% ha ampiamento rotto gli argini nei reparti di medicina ma con il 19% è ancora un punto sotto la soglia di sicurezza delle terapie intensive. In pericolo anche la Valle d'Aosta, che per i letti in area medica al 46,5% occupati da pazienti Covid sarebbe addirittura in rosso lockdown, ma si salva avendo «solo» il 18,2% dei letti occupati nelle terapie intensive.

 

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A livello nazionale dall'11% del 24 dicembre si è passati al 17% dei letti occupati in terapia intensiva, mentre in area medica siamo oramai a un letto su quattro occupato da pazienti Covid, certifica l'Agenas, l'Agenzia pubblica per i sevizi sanitari regionali. Ma l'Italia ancora quasi tutta in giallo, con 4 regioni ancora in bianco, secondo i medici ospedalieri del sindacato Anaao è un abbaglio, perché i tassi di occupazione dei posti letto sarebbero stati tenuti bassi spostando letti dai reparti non di area medica a quelli Covid. Senza contare che i medici e gli infermieri che ruotano intorno a quei letti sempre gli stessi restano. Finendo così per negare il diritto alla salute a chi malato di Covid non è. 

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