DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY…
Alberto Mattioli per “La Stampa” - Estratto
Nuova puntata del legal drama intitolato «Stéphane Lissner contro lo Stato italiano». Ieri, il Tribunale del lavoro ha sentenziato che il famigerato decreto «dei 70 anni» in virtù del quale Lissner è stato rimosso da sovrintendente del San Carlo di Napoli va spedito alla Corte costituzionale perché ne verifichi, appunto, la costituzionalità, secondo i giudici assai dubbia.
Nell'attesa, Lissner resta al suo posto mentre Carlo Fuortes, nominato nel frattempo in sua vece e poi rimosso, dopo le dimissioni da ad della Rai un posto non l'ha più. I giudici sentenziano, gli avvocati (di Lissner) sono soddisfatti, il vincitore anche […], il sindaco Manfredi prende atto, il ministero tace.
Come andrà a finire, lo sanno tutti: in attesa della Corte e degli immancabili ricorsi e controricorsi, Lissner farà in tempo ad arrivare a fine mandato, nel marzo 2025, e Fuortes diventerà finalmente sovrintendente. A meno che a qualcuno a Milano non abbia l'idea, troppo buona perché gli venga, di nominarlo alla Scala, dove anche Dominique Meyer scadrà nel '25.
[…]
Resta la storia grottesca di un teatro, e che teatro, con due sovrintendenti, finita nel frattempo su tutti i giornali del mondo, dal New York Times in giù. Se lo Stato italiano, in questo inverosimile pasticcio, non ha perso prestigio è solo perché, per perderlo, bisogna prima averlo. Ma la vicenda è anche sintomatica della politica culturale di questo governo, o meglio della sua incapacità di concepirne una (oltre che di scrivere decentemente le leggi).
Ma come? Un governo sovranista-autarchico-identitario dovrebbe sapere che nulla è più identitario, per l'Italia,della lirica. E invece tratta il più antico teatro d'opera in interrotta attività del mondo (dal 1737) una gloria nazionale, come un deposito dove parcheggiare un manager di valore come Fuortes purché molli la Rai (che, per inciso, non è poi che dopo di lui stia brillando: la Caporetto è quotidiana).
E poi: ammesso che fra i consiglieri palesi o occulti di Gennaro Sangiuliano, oltretutto napoletano, ci sia qualcuno in grado di fare queste valutazioni, non c'era e non c'è alcuna ragione valida per estromettere Lissner, che al San Carlo sta facendo bene, come sa chiunque lo frequenti. E non si doveva infliggere al teatro, alla città e all'Italia l'unica opera buffa napoletana che non fa per nulla ridere.
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