alessia pifferi

“SONO STATA PICCHIATA DA ALTRE DETENUTE” - ALESSIA PIFFERI, LA 38ENNE CHE HA ABBANDONATO IN CASA E LASCIATO MORIRE DI STENTI LA FIGLIA DI 18 MESI, FRIGNA PERCHÉ E' STATA MALMENATA NEL CARCERE DI VIGEVANO E ANNUNCIA CHE NON SI PRESENTERÀ IN UDIENZA: LA DONNA DICE DI ESSERE RIMASTA FERITA DURANTE UNA COLLUTTAZIONE E DI AVER AVUTO BISOGNO DI QUATTRO PUNTI DI SUTURA IN FACCIA – IN PRIMO GRADO È STATA CONDANNATA ALL’ERGASTOLO E…

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Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"

 

alessia pifferi

L’imputata Alessia Pifferi oggi non presente in aula, perché lamenta di essere stata picchiata da detenute in carcere; e poi il pm di primo grado «motore» di una infrequente procedura, indirettamente in grado di riversare nel processo d’appello l’inchiesta bis in fase preliminare per ipotesi di falso a carico dell’avvocata di Pifferi, del consulente psichiatrico della difesa e delle psicologhe che a San Vittore ne attestarono il controverso deficit cognitivo: sono i due nuovi colpi di scena che non mancano di animare l’udienza odierna a carico della 38enne madre di Diana, la bimba di 18 mesi lasciata morire di fame e sete nel luglio 2022 con una condotta che l’anno scorso in primo grado era valsa a Pifferi la condanna all’ergastolo per omicidio volontario.

 

Pifferi, detenuta a Vigevano, non fa valere il «legittimo impedimento», ma motiva la propria assenza oggi con l’essere rimasta vittima di un parapiglia con una o più detenute, al punto da avere riportato la necessità di quattro punti di sutura al viso: già il 12 aprile 2024, durante le sue dichiarazioni spontanee, aveva detto che «in carcere (all’epoca era San Vittore, ndr) le altre detenute mi hanno picchiata, la notte mi urlano “mostro”, “assassina”, “devi morire”, “meriti tante botte”».

 

diana pifferi

La seconda novità è che, a sorpresa, dopo la decisione della Corte d’appello il 10 febbraio di disporre di quella nuova e collegiale perizia psichiatrica sempre chiesta dalla difesa Pifferi e sempre avversata in primo grado dal pm Francesco De Tommasi, la difensora di Pifferi (Alessia Pontenani) e l’avvocato della madre e sorella costituite parti civili contro di lei (Emanuele De Mitri), hanno ricevuto il 19 febbraio una notifica: non dal rappresentante dell’accusa nel processo d’appello (la Procura generale con la pg Lucilla Tontodonati), ma dal pm del processo di primo grado.

 

[…] il pm ha depositato […] nel vecchio fascicolo del pm del processo […]n la copia di tutti gli atti della propria inchiesta parallela […] contestando «favoreggiamento», «false attestazioni all’autorità giudiziaria», e «concorso in falsa testimonianza» all’avvocata Pontenani, al consulente psichiatrico della difesa, e a quattro psicologhe che nel carcere di San Vittore avevano attestato i controversi presupposti clinici della richiesta di perizia. E oggi si vedrà se e quale uso la parte civile riterrà di farne.

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