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CATA-ROGNA SENZA FINE - LA SPAGNA CONCEDE L’INDULTO AI LEADER CATALANI. IL PREMIER SÁNCHEZ: “E’ IL MOMENTO DELLA CONCORDIA”. MA A MADRID I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE DI DESTRA GRIDANO AL "TRADIMENTO" DELL’UNITÀ DELLA PATRIA. DA BARCELLONA DICONO CHE IL GOVERNO SI È MOSSO PRIMA CHE INTERVENGA LA GIUSTIZIA EUROPEA, CHE POTREBBE SMONTARE LA SENTENZA DI CONDANNA DEL TRIBUNALE SUPREMO...
FRANCESCO OLIVO per lastampa.it
Aprire le carceri per mandare un messaggio di dialogo ai catalani. Il governo spagnolo concede l’indulto ai nove leader indipendentisti in carcere per l’organizzazione del referendum illegale del primo ottobre 2017. Le porte delle prigioni si apriranno nelle prossime ore per i condannati di sedizione, malversazione e disobbedienza. La decisione è stata annunciata dal premier in un discorso al Liceu di Barcellona: «È il momento della concordia», ha detto il premier Pedro Sánchez. Fuori alcuni gruppi indipendentisti hanno protestato chiedendo l’amnistia. Mentre a Madrid i partiti dell’opposizione di destra gridano al «tradimento» dell’unità della patria.
Il premier sa che molti spagnoli, toccati dal tentativo di proclamare l’indipendenza nel 2017, sono contrari alla grazia e ha mandato questo messaggio: «La ragione fondamentali degli indulti è l’utilità per la convivenza - ha spiegato il premier - Far uscire dal carcere queste nove persone che rappresentano milioni di catalani è un messaggio di concordia. Questa decisione non riguarda soltanto loro, ma tutta la società catalana».
La strategia del premier parte da un presupposto: non si può avanzare nel dialogo con gli indipendentisti finché i leader sono in carcere. Tolto questo macigno dal tavolo dei negoziati, è il ragionamento del governo, il clima diventerà meno incandescente e gli indipendentisti avranno un argomento in meno nelle loro rivendicazioni. Il premier negli ultimi giorni ha trovato l’appoggio degli imprenditori e dei vescovi. La misura riguarda i nove carcerati (gli ex ministri di Puigdemont, la ex presidente del parlamento Carme Forcadell e gli attivisti Jordi Sánchez e Jordi Cuixart), ma non le migliaia di persone sotto inchiesta per il referendum del 2007, e nemmeno Carles Puigdemont, eurodeputato, rifugiatosi in Belgio.
Così il presidente catalano Pere Aragonès dice che questo è «un primo passo», ma quello che serve è l’amnistia. La destra spagnola, invece, ha tentato una mobilitazione contro «il tradimento» di Sanchez, accusato di voler fare un regalo agli indipendentisti che gli consentono di governare a Madrid. Altra obiezione, stavolta da Barcellona: il governo si è mosso prima che intervenga la giustizia europea, che potrebbe smontare la sentenza di condanna del Tribunale Supremo. Il clima oggi è migliore, ma di macigni sul tavolo ne restano molti.
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