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VIDEO - LA RAPINA TENTATA ALLA GIOIELLERIA
Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”
C’è un bandito alto, massiccio e mascherato che picchia furiosamente sul vetro della gioielleria. Uno, due, dieci colpi di mazza, violentissimi. Ci sono i complici che hanno il volto nascosto da un passamontagna armati di piccone e piede di porco. E c’è Genny la commessa che aspetta all’interno del negozio come chi sta andando al patibolo, dopo aver fatto la mossa che non t’aspetti: ha chiuso fuori i rapinatori. E ora è lì a guardarli impotente e a pregare che qualcuno la salvi. Ma passano i minuti e i quattro malviventi continuano nella loro opera demolitrice. Accanto a lei, un quinto uomo che la commessa credeva essere un cliente, perché era arrivato prima degli altri in solitudine e a volto scoperto. A un certo punto però capisce tutto: «Tu sei con loro».
rapina in gioielleria sventata da stacchio
La disperazione sale. Genny ha quattro uomini che le stanno piombando addosso e uno all’interno, che tentenna e potrebbe diventare pericolosissimo. Sono scene da film d’azione ma qui è tutto reale e pure immortalato dalle quattro telecamere della gioielleria di Roberto Zancan. È questo il video della tragica rapina di Ponte di Nanto, nel Vicentino, diventata un caso nazionale per l’intervento del benzinaio Graziano Stacchio che la sera dello scorso 3 febbraio ha disgraziatamente ucciso uno dei rapinatori, il giostraio Albano Cassol, trevigiano di 41 anni.
Accortosi di quanto stava accadendo, Stacchio prese il fucile da cacciatore intimando ai rapinatori di andarsene. Sparò un colpo in aria. Ma quelli, oltre a mazze e picconi, avevano anche pistola e kalashnikov. E così, in pochi secondi, il tranquillo paesino ai piedi dei colli Berici ha conosciuto il suo Far West. Cassol impugnava la pistola e ha risposto al fuoco. «Quando mi è venuto incontro puntandomi l’arma addosso gli ho tirato alle gambe per fermarlo». Stacchio voleva ferirlo ma il colpo è stato letale: il giostraio morirà infatti dissanguato duecento metri più in là, abbandonato dai suoi complici che sono riusciti a fuggire. E non sono ancora stati presi (indagano anche i carabinieri del Ris di Parma).
Per quel fatto il benzinaio di Nanto, indagato per eccesso di legittima difesa, è diventato una sorta di bandiera nazionale della destra e il suo nome associato a slogan. «Ma io non ho partiti, ho voluto solo difendere Genny che per me è una figlia e mai avrei voluto uccidere un uomo». Il sindaco leghista Joe Formaggio ci ha fatto una t-shirt di successo indossata più volte dai parlamentari e da Matteo Salvini: «Io sto con Stacchio». Mentre lui ha sempre affermato: «Non vorrei essere strumentalizzato».
Ebbene, nei giorni scorsi il benzinaio di Nanto ha spiazzato tutti ancora una volta. È andato a Vicenza è ha firmato una proposta di legge per la costituzione del Dipartimento per la difesa civile, non armata e non violenta lanciata dall’assessore al comune di Vicenza Isabella Sala, centrosinistra, che si occupa di iniziative a favore della pace. Proprio così: Stacchio è diventato testimonial per la difesa non armata, lui che quella sera ha sparato e, suo malgrado, ucciso. Come mai? «Io ho sempre odiato la violenza, per me è inconcepibile che un uomo minacci con un’arma. Per quella minaccia io sono stato costretto a spezzare una vita e a rovinarne un’altra, la mia». Non sarà l’ennesima strumentalizzazione? «Spero di no, mi sembra di fare del bene, me lo sta chiedendo il mondo cattolico». Ma se tornasse a quella sera, cosa farebbe? «Questa è la domanda che mi faccio sempre anch’io. Non saprei proprio. È una scelta difficilissima: difendere Genny e sparare o lasciar perdere e sperare? Io ho scelto Genny».
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