ROUBAIX DA BRIVIDI - TRAGEDIA SFIORATA AL PASSAGGIO A LIVELLO: LE SBARRE SI ABBASSANO MENTRE ARRIVA IL GRUPPO - IL CICLISTA “MOD” WIGGINS DA’ L’ADDIO ALLE CORSE SU STRADA E ORA TENTERA’ L’ASSALTO AL RECORD DELL’ORA

1.PARIGI-ROUBAIX: PASSAGGIO A LIVELLO BRIVIDO

Da “repubblica.it”

 

 

2. ROUBAIX DA BRIVIDI – L’ULTIMO ASSOLO DEL CICLISTA MOD WIGGINS

Francesco Persili per “Dagospia”

 

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Roubaix da brividi. Dopo la Milano-Sanremo il tedesco John Degelkob vince anche la classica delle pietre, Wiggins chiude diciottesimo nell’ultima corsa su strada della sua carriera e un passaggio a livello rischia di causare una tragedia. A 85 chilometri dal traguardo le sbarre si abbassano al passaggio di una trentina di corridori. Alcuni ce la fanno ad oltrepassare la barriera, qualcuno si becca la sbarra in testa, la coda del gruppetto, invece, è costretta a fermarsi e ad attendere il passaggio del treno.  

 

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Vento, forature, cadute, polvere e pavé spacca-gambe: la Roubaix tiene fede alla sua epica tra stradine di campagna e rischi dietro ogni curva. Uno spettacolo che tiene incollati alla tv gli appassionati di ciclismo di 187 Paesi. Tutti ad aspettare l’ultimo assolo di “Sir” Bradley Wiggins, il primo britannico a vincere il Tour, che ha scelto la “regina della classiche” per scrivere l’ultimo capitolo della sua favola.

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Voleva chiudere in bellezza il “ciclista baronetto” e per riuscirci non aveva lasciato nulla al caso. Ha studiato i 27 settori di pavé e rivisto le vecchie videocassette della corsa. La volata impossibile di Duclos-Lassalle su Ballerini, le prodezze del suo idolo Museeuw che l’ha vinta tre volte, la doppietta di Ballerini che chiuse la sua carriera con questa corsa esibendo una scritta sulla maglia: «Merci, Roubaix».

 

A una trentina di chilometri dall’arrivo “Wiggo” ha provato a salutare tutti per centrare quella vittoria che – parole sue - «gli avrebbe dato più gioia del successo al Tour de France». Un’azione per smentire anche stavolta chi non aveva fiducia in lui. Uno scatto che riassume la carriera di uno abituato da sempre a risalire dal fondo e ad inseguire, a rovesciare gli schemi, a ribaltare i pronostici.

 

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Wiggins è stato il simbolo in bici di una cultura ribelle, quella mod-ernist, che ebbe il suo battesimo di fuoco sulla spiaggia di Brighton nel ’64 nei celebri scontri con i “rockers”. Glamour e irriverenza. Basettone retrò, frangetta alla Paul Weller e una faccia da sbattere in copertina, “Wiggo” è il primo “mod” a diventare un campione della bicicletta.

 

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Pista e strada, per lui pari sono. Dopo aver vinto tutto nei velodromi, il britannico si è reinventato corridore per le corse a tappe col Team Sky, ha perso una decina di chili e ha trionfato al Tour 2012. Il pistard che arriva in maglia gialla a Parigi, il primo suddito di sua Maestà a vincere la Grande Boucle e poi ad odiarla con tutte le sue forze («Mi ha prosciugato»).

 

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La sua storia racconta una english way of life maledetta e cool, elegante e ribelle. Con le magliette Fred Perry, la mania di collezionare Lambrette e la sua posa anticonformista, Wiggins sembra un personaggio di “Quadrophenia”, il film ispirato dal mitico album degli Who. Sempre in equilibrio precario tra bici, alcolismo, depressione e grandi sfide, il Gascoigne delle due ruote ha fatto della sua vita un’opera rock.

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Ha spaccato l’opinione pubblica quando alla vigilia della gara olimpica su strada a Londra in un’intervista all’Independent mandò a quel paese la Regina che si congratulava con lui: «Mia moglie era estasiata perché aveva ricevuto una sua lettera. Io ho detto “Fuck the Queen”, fanculo la Regina. Ho ricevuto un messaggio da Dio ovvero Robbie Fowler», l’idolo dei tifosi del Liverpool di cui il ciclista si dichiara tifoso. Tra le sue passioni non c’è solo il calcio ma anche la birra, la musica. E, naturalmente, la Roubaix «l’unica corsa che guarderò in tv quando lascerò il ciclismo».

 

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Non ce l’ha fatta ad apporre la sua firma sulla regina della classiche ma ha lasciato un segno nella storia del ciclismo. Il suo rivale storico Froome lo ha salutato su Twitter con una foto in cui sembrano due “piccioncini” accompagnata dalla frase cult di Casablanca: “We’ll always have Paris”. Non si conclude qui l’avventura in bici del Baronetto che tornerà presto in pista. In giugno darà l’assalto al record dell’ora e poi cercherà di vincere l'oro dell’inseguimento a squadre ai Giochi di Rio 2016. Il finale perfetto per l’opera rock del “mod” delle due ruote.

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