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Estratto dell’articolo di Antonio Massari Davide Milosa e Gianni Barbacetto per “il Fatto Quotidiano”
I report riservati di Equalize? “Speroni li trovava sotto lo zerbino”. Stefano Speroni è il general counsel di Eni, il potente capo dell’ufficio legale della compagnia petrolifera, che lavora a stretto contatto con il numero uno, l’amministratore delegato Claudio Descalzi.
In questa sua veste ha seguito da vicino tutte le vicende giudiziarie in cui l’azienda è stata coinvolta negli ultimi anni, dal processo per corruzione internazionale in Nigeria (finito con assoluzioni) agli scontri con il suo predecessore all’ufficio legale, Massimo Mantovani, e con l’ex avvocato esterno della compagnia, Piero Amara. Ora è indagato nell’inchiesta sulla centrale informativa guidata da Enrico Pazzali e Carmine Gallo.
Dagli atti dell’indagine risulta infatti che Speroni si sia servito a lungo dell’attività di Equalize, facendo diventare Eni un ottimo cliente. Da un prospetto delle somme fatturate risulta che solo tra il marzo 2022 e l’ottobre 2023 Eni abbia pagato a Equalize 377.060 euro. Altri 222.500 euro sono stati pagati da Dentons, lo studio legale internazionale da cui proviene Speroni, che a Dentons ha affidato molti incarichi Eni.
La compagnia, attraverso Dentons, nel 2022 ha pagato 50 mila euro una ricerca dal titolo “Report attività di analisi avente come target Piero Amara e Francesco Mazzagatti”, che poi ha depositato alle Procure di Terni e di Milano in procedimenti contro Amara.
Ma questo è solo uno dei lavori che i tecnici di Gallo hanno confezionato per Eni. Samuele Calamucci, uno degli specialisti di Equalize, intercettato racconta: “Amara ha ragione quando parla, dice la verità, all’80 per cento, l’altro venti è fantasia per non finire in carcere ancora una volta... Cosa abbiamo fatto? Perché Eni ci chiama? Uno, perché c’è Enrico Pazzali, due, perché c’è Enrico Pazzali, tre, perché c’è Enrico Pazzali, quattro e cinque perché Samuele e Carmine fanno le indagini... Montiamo tutta la pantomima, non lo sapeva nessuno, solo... Descalzi e Speroni”.
carmine gallo samuele calamucci
E subito dopo: “Speroni li trova sotto lo zerbino... Io posso vincere quasi il premio Oscar quando mi metto a fare ’ste cose”. Qual è la “pantomima” montata per Speroni? Lo spiega Calamucci: “Basta lasciare una busta nello zerbino di casa... noi abbiamo assistito un’azienda che in Italia è poco nota... c’ha un cane a sei zampe, minchia, c’avevano buste sotto gli zerbini tutti i giorni eh!”.
Il riferimento è a un anonimo che Speroni dice di aver trovato la sera del 5 gennaio 2020 proprio sullo zerbino di casa, avvolto in una copia del Corriere della Sera. Un altro anonimo gli arriva il 12 febbraio, racconta poi quindici giorni dopo, il 27, al procuratore Francesco Greco.
Che cosa contengono le buste sullo zerbino? Alcuni estratti conto del Trident Trust di Cayman che documenterebbero il passaggio di 35 milioni di dollari dalla società Napag (fornitrice di Eni) a Massimo Mantovani; e di 500 mila dollari che sarebbero serviti a un ex manager Eni, Vincenzo Armanna, per pagare un cittadino nigeriano (“Victor”) teste d’accusa nel processo Eni-Nigeria. Questo almeno secondo le dichiarazioni di Speroni, che dice di avere però subito stracciato i fogli, poi gettati nel water.
L’agenzia di Gallo, dunque, serviva a Speroni per confezionare “anonimi” su misura da fare poi entrare nelle indagini della Procura di Milano su personaggi (come Mantovani e Armanna) considerati nemici di Eni. “Tra i documenti rilevati negli uffici di via Pattari”, sede di Equalize, “vi sono numerosi atti riservati di Eni Spa”. Così scrivono gli investigatori. Eni, in un comunicato, “ribadisce di non essere mai stata, e di non essere, in alcun modo al corrente di eventuali attività illecite condotte da Equalize. […]
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