“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA…
Salvatore Riggio per corriere.it
Nick Kyrgios non ha mai avuto problemi a mostrarsi spaccone e provocatorio. Lo fa sempre, lo fa quasi tutti i giorni e non si tira mai indietro: «Potrei tornare adesso in campo e battere il 50% dei giocatori», ha ribadito durante una conversazione senza filtri né veli e con molte insensatezze al podcast «The Louis Theroux».
E ancora: «Non voglio tornare, perché i miei fan meritano una versione migliore di me stesso rispetto a quella che offro ora in campo. Io non voglio solo partecipare». Insomma, in campo per essere competitivo: «Guardando come stava Murray e come sta adesso Nadal, non voglio essere così, non voglio arrivare alla fine strisciando».
Ma non c’è solo il tennis come argomento. Anzi, Kyrgios ha parlato anche del suo periodo buio nel quale ha pensato al suicidio: «È stato difficile in quel periodo e non sentivo di potermi allontanare dallo sport e lavorare su me stesso per mettermi nella giusta disposizione mentale. Giocavo, giocavo, giocavo e affrontavo tutto. Ed è stato un periodo buio. Bevevo come una spugna, dai 20 ai 30 drink prima di giocare il giorno dopo».
Tennis, suicidio e alieni. Sì, Kyrgios ha scomodato pure loro: «Pensi che abbiamo costruito le piramidi? Sei pazzo. Questa è roba da folli. Come è possibile che abbiano fatto giuste tutte le misurazioni e tutti i calcoli? Ma poi come avrebbero fatto a far rotolare enormi blocchi di pietra su dei tronchi? E perché le porte sono così grandi? Chi ha bisogno di attraversare le porte se sono così grandi?
Non so chi fosse e non penso che fossimo capaci di costruire cose del genere. Siamo nel 2024 e non riusciamo nemmeno ad andare tutti d’accordo». Infine, i dubbi sull’allunaggio del 1969 e sulla forma tonda della Terra: «Probabilmente sarei portato a dire che è rotonda, ma non mi sorprenderebbe se fosse anche un’altra cosa». Sì, il solito Kyrgios. Che alcuni di questi concetti li aveva già espressi nel febbraio 2023 durante il podcast «Impaulsive». Segnale che l’australiano non cambierà mai.
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