DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
(ANSA) - La Procura di Milano ha chiesto il giudizio immediato per il generale dell'Arma Oreste Liporace e per l'imprenditore Ennio De Vellis, arrestati lo scorso 4 luglio nell'ambito di un'inchiesta per corruzione in cui si ipotizzano a vario titolo i reati di traffico di influenze illecite, emissione di fatture per operazioni inesistenti, corruzione e turbata libertà degli incanti.
La richiesta di processo, senza celebrare l'udienza preliminare e che riguarda solo le accuse contestate nella misura cautelare, è stata inoltrata nei giorni scorsi dal pm Paolo Storari, titolare dell'indagine condotta dalla Gdf. Ora la parola spetta al gip Domenico Santoro.
Al centro dell'inchiesta, per cui i due imputati sono ai domiciliari, ci sono una serie di appalti che, si presume, siano stati truccati in cambio di tangenti e regali che sarebbero stati corrisposti dagli imprenditori William e Massimiliano Fabbro. I quali, hanno ricostruito inquirenti e investigatori, grazie a De Vellis, trait d'union in gran parte delle vicende avrebbero ottenuto l'incarico, fino al 2021, per i servizi di pulizia, anche della piscina, della caserma di Velletri in cui il generale era comandante reggimento Allievi Marescialli e Brigadieri.
Un appalto da 700 mila euro 'ricompensato' con borse Louis Vuitton, noleggi auto, 22mila euro e biglietti per la Scala di Milano e lo stadio Olimpico di cui avrebbe beneficiato Liporace. Inoltre ci sono anche quasi 165mila euro pagati, nel 2020, dai fratelli Fabbro per una "mediazione" con lo scopo di far entrare la loro società nel "servizio ristorazione", del valore di 15 milioni di euro, presso sedi "della Presidenza del Consiglio", e un presunto "meccanismo" di "accaparramento" delle "commesse" del Ministero delle Infrastrutture, che coinvolge "funzionari e dirigenti pubblici".
Va avanti invece il capitolo di indagine che riguarda, in particolare, Lorenzo Quinzi, capo del dipartimento per gli affari generali e la digitalizzazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini, e che è indagato, con altri imprenditori, dirigenti e funzionar, per turbativa d'asta.
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