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SEI UN PEZZO DI ME - LA STORIA DEL 56ENNE GIACOMO SCHINASI CHE RICEVE IN DONO UN RENE DA UN’INFERMIERA E POI LA SPOSA: “ORA SIAMO DAVVERO UN’UNICA PERSONA” -  LA COPPIA SI È INCONTRATA PER LA PRIMA VOLTA CINQUE ANNI FA, IN UNA CORSIA DELL'OSPEDALE DI PISA - ECCO LA LORO STORIA

Marco Gasperetti per il “Corriere della Sera”

 

«Certo che lo rifarei. Mi ha reso incredibilmente felice. Volevo migliorare la sua vita. Quando si ama è naturale», spiega con un sorriso l'infermiera Cinzia, da domenica moglie di Giacomo, un suo paziente, al quale non ha donato soltanto l'amore, ma un rene. Lui, Giacomo Schinasi, 56 anni, segretario generale della comunità ebraica pisana, la guarda ancora stupito.

OSPEDALE

 

Si aspettava questo gesto? «Sono davvero un uomo fortunato - risponde -. Pensavo che l'amore assoluto non esistesse e invece l' ho trovato, in senso chimico e spirituale. Adesso io e Cinzia siamo veramente un'unica persona». È una storia che sembra essere uscita da una fiaba quella di questi due coniugi, pisano lui, milanese lei, che domenica si sono sposati e stamani voleranno in Francia in viaggio di nozze.

 

Una storia, anticipata dalla Nazione , bellissima, ma allo stesso tempo difficile, piena di ostacoli, di luci e improvvise oscurità. Che la coppia sta affrontando con una forza d'animo straordinaria. Il rene donato dall'infermiera, che quell'uomo ha curato per anni con dedizione e grande professionalità, non è servito a evitare un secondo trapianto al quale Giacomo dovrà sottoporsi. E anche se il rene era compatibile al 99 per cento («un segno del destino», dicono Cinzia e Giacomo) c' è stato un inatteso rigetto e Schinasi è tornato in dialisi e si è messo in lista per ricevere un altro rene.

 

TRAPIANTO DI RENE

La coppia si è incontrata per la prima volta cinque anni fa, in una corsia dell' ospedale di Pisa. Un colpo di fulmine? Cinzia non lo dice ma ammette che già il primo giorno non è stato solo un incontro professionale. «Certo, ci davamo del lei, io facevo le stesse cose che fa un' infermiera professionale - racconta - ma avevo l' impressione di percepire i suoi sentimenti».

 

Giacomo e Cinzia si rivedono mesi dopo, ancora all' ospedale. E stavolta i sentimenti non possono essere nascosti, almeno tra loro. In corsia sono riservati, il lavoro procede come sempre. La signora Schinasi è l' infermiera di tutti, senza alcuna eccezione.

Poi la decisione del trapianto. «Quando Cinzia mi ha detto che voleva donarmi un suo rene non sapevo più che dire - ricorda Giacomo -. Ero in confusione. Le ho detto che ero preoccupato della sua salute, che non volevo coinvolgerla nella mia malattia».

 

A convincerlo è stata ancora una volta la «sua» infermiera quando gli ha mostrato le analisi fatte all' ospedale di Novara. «Il mio rene era compatibile al 99 per cento - racconta Cinzia -, una cosa incredibile. Gli ho detto che questo era un segnale e dovevamo agire subito. Poi gli ho spiegato che i medici mi avevano detto che non avrei avuto alcun problema, che avrei potuto fare la vita di sempre e che dunque doveva stare tranquillo».

Giacomo ha alzato gli occhi al cielo. Poi si è fatto convincere. «E ho capito in quel momento che l' amore assoluto tra un uomo e una donna non è un' invenzione poetica - racconta non senza un po' di commozione -. Io l' ho trovato. Sono un uomo fortunato».