DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Riceviamo e pubblichiamo:
Con riferimento all’articolo pubblicato in data odierna sul quotidiano “Il Messaggero” (14.02.2019), a firma del giornalista Lorenzo Di Cicco, dal titolo “Campidoglio beffato – Il “tesoro” in nichel non ha nessun valore”, occorre doverosamente precisare, per correttezza di informazione:
rocchetto di nichel del comune di roma
- Non risulta allo scrivente alcuna “perizia” effettuata dalla Guardia di Finanza;
- Risulta, invece, altra “perizia” svolta nell’ambito nell’ambito di indagine del tutto diversa, presso altra sede giudiziaria, non ancora approdata ad alcuna determinazione in merito all’esercizio dell’azione penale da parte del PM, sebbene redatta da diversi mesi;
- Essa è stata elaborata non dalla Guardia di Finanza, ma da perito – peraltro, privo di qualsiasi livello accademico e nemmeno laureato – che ha formato oggetto di analisi nel contraddittorio delle parti in sede di incidente probatorio, che ne ha inficiato radicalmente le conclusioni, poiché non sorrette da rigorosa metodologia scientifica.
- In particolare, è emerso:
- che il perito mai ha interpellato un soggetto produttore di quello specifico semilavorato, e nemmeno di altri di analoghe caratteristiche;
- che non ha eseguito alcuna approfondita indagine tecnico/scientifica sulle modalità di produzione;
- che non è stato sondato minimamente l’invece rilevantissimo particolare mercato di riferimento;
- che per opinabilissime valutazioni personali del perito, sono stati ritenuti da non considerare i principali “listini”, riconosciuti e di riferimento a livello mondiale dello specifico prodotto e di quelli similari;
- che l’intero approccio alla problematica è stato superficiale, basandosi l’elaborato su non tracciabili impressioni rese da soggetti neppure identificati e privi di qualsivoglia esperienza specifica;
- che il perito si soltanto è limitato a determinare il supposto prezzo di produzione (e non di mercato) con riferimento ad una lavorazione del tutto diversa, sul presupposto – gravemente erroneo – della mera analogia di tecnica di produzione;
- Per contro, il materiale consegnato in garanzia al Comune di Roma è dotato di documentazione che ne conferma il valore ed è assistito da certificazioni che ne attestano la specifica qualità ed il pregio, redatte dalla più qualificata ed accreditata società Svizzera del settore, ancora di maggiore riferimento a livello mondiale;
- Il N.W. depositato presso il Comune di Roma consentirà allo stesso Comune di Roma un incasso assolutamente superiore ad ogni ragione di credito;
- Lo stesso scrivente già si è attivato in via giudiziaria al fine di ottenere il pagamento da un terzo acquirente – fondo internazionale – che si era impegnato ad acquistarlo e che si è inopinatamente sottratto alle proprie obbligazioni;
- Peraltro, Società del gruppo di mio riferimento stanno valutando la retrocessione del NICHEL WIRE già dato in garanzia al Comune di Roma a fronte dell’estinzione del debito, attesa l’interesse manifestato all’acquisto di tale materiale da operatori economici internazionali;
- Lo scrivente non né il “marchese” del nichel né tantomeno un truffatore, ma è solo un imprenditore che persegue i suoi legittimi interessi nel rispetto della legge;
- Ho già inoltrato diffida nei confronti della testata “Il Messaggero”, riservando ogni ulteriore e debita attivazione giudiziaria nelle competenti sedi. Tanto era dovuto.
G.C.
le aste deserte per il rocchetto di nichel
2. BEFFA DEL NICHEL SENZA VALORE ORA IL COMUNE CHIEDE I DANNI
Mic.All. e Fa.Ro. per ''Il Messaggero''
Finirà nelle aule giudiziarie il caso del tronchetto di nichel ceduto al Campidoglio nel 2011, al posto dei soldoni contanti, per ripagare un vecchio debito: un filo di metallo stimato inizialmente 55 milioni di euro e per anni iscritto a bilancio dall' amministrazione comunale che, come svelato ieri dal Messaggero, sarebbe stato ora valutato appena 40 mila euro.
Adesso Palazzo Senatorio - che ha stralciato la cifra dal bilancio 2019, anche dopo il richiamo dei revisori dei conti dell' Oref - sta percorrendo «ogni iniziativa possibile» per recuperare il credito dal debitore. Ma la Corte dei conti, dall' altro lato, ha aperto un fascicolo sui soldi spesi in tutti questi anni da Roma Capitale per far sorvegliare un tesoretto che, in realtà, vale poco o nulla.
Il Comune, infatti, ha speso circa 200 mila per la sicurezza, ingaggiando addirittura una squadra di guardie giurate per scortare e proteggere il tronchetto di nichel. A coordinare gli accertamenti è il viceprocuratore regionale Guido Patti. Il sospetto dei magistrati contabili è che si la cifra spesa configuri un danno erariale per le casse comunali. E non è tutto. Perché lo scorso 30 gennaio scorso il Comune ha rinnovato un appalto da 57 mila euro sempre per «la custodia» del tronchetto fino al 2021.
LE VOCI
Dal colle capitolino emerge la rabbia per una vicenda «ereditata dalle precedenti gestioni», potenzialmente molto pericolosa per i già delicati equilibri finanziari dell' ente. A lanciare l' allarme, lo scorso aprile, era stato l' organismo di revisione contabile che, nel parere su una variazione al bilancio 2018, aveva raccomandato di «impegnare le somme derivanti dalla vendita del nichel e delle partecipazioni successivamente alla effettiva vendita delle stesse». Un avvertimento dovuto anche alla rimodulazione di alcune opere del dipartimento lavori pubblici, finanziate in parte (1,4 milioni) proprio con «l' alienazione del nichel».
LE AZIONI
La giunta, a quel punto, ha deciso di mettersi al riparo da possibili brutte sorprese, eliminando «dalle voci di bilancio le entrate potenzialmente derivanti da tale vendita, che non risultano dunque iscritte nel bilancio di previsione 2019-2021 di Roma Capitale», si legge in una nota.
Insomma, il Campidoglio si è portato avanti con il lavoro, dopo il caveat dei revisori, evitando così di dover mettere in piedi una manovra correttiva da 38 milioni, che avrebbe dovuto trovare con maggiori entrate o tagli alla spesa. Nel frattempo, da Palazzo Senatorio fanno sapere che «il nichel in possesso dell' amministrazione non è stato ceduto in sostituzione di un credito ma come pegno a garanzia del credito stesso: Roma Capitale resta pertanto titolare del credito originario e sta attuando ogni iniziativa percorribile per la sua riscossione».
LA REPLICA
Il finanziere G.C., che aveva ceduto il nichel al Campidoglio, nega però alcuna responsabilità. La perizia che riduce drasticamente il valore del tronchetto, secondo C., «è stata elaborata non dalla guardia di finanza, ma da un perito» che «non ha eseguito alcuna approfondita indagine tecnico-scientifica sulle modalità di produzione» e «non è stato sondato minimamente l' invece rilevantissimo particolare mercato di riferimento». L' operazione insomma, sostiene il finanziere, «è tutto tranne che un raggiro, non sono un truffatore». E la vicenda, a quanto pare, è tutt' altro che conclusa.
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