RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Carlo Macrì per corriere.it
michele leone egidio andriulli red michael e meu deus
«Pentitevi e vergognatevi per quello che avete fatto. Solo così potete aiutare le vostre famiglie, la giustizia, e attenuare in qualche modo il nostro dolore». Mister Antonio (nome di fantasia), è un padre distrutto. Cinquantacinque anni, Antonio era partito 40 anni fa da Marconia di Pisticci per raggiungere l’Inghilterra, in cerca di lavoro. Oggi è proprietario di una catena di alberghi.
Lo scorso 6 settembre, sua figlia e un’amica, entrambe quindicenni, sono state vittime di una violenza per la quale è accusato un gruppo di otto ragazzi — quattro arrestati, altri 4 indagati — durante una festa privata, a Marconia. Lo incontriamo con la moglie nello studio dell’avvocato Giuseppe Rago, legale di famiglia.
michele leone egidio andriulli red michael e meu deus
Quando ha saputo quello che era accaduto a sua figlia cosa ha pensato?
«Ero in Inghilterra, mia figlia grande al telefono cercava di raccontarmi e a malapena riusciva a parlare. Mi diceva frasi strane che non capivo. Piangeva, era sconvolta. Le dicevo: cosa è successo? E lei balbettava, senza darmi una risposta. Poi mi ha chiamato mio fratello e mi ha accennato a quanto accaduto. Mi è cascato il mondo addosso».
Cinque ore dopo lei ha raggiunto sua figlia, vittima dello stupro, all’ospedale Madonna delle Grazie di Matera. Qual è stata la prima cosa che le ha detto?
«Sii forte».
E la risposta?
«Always!» (Sempre!)
Far dimenticare a sua figlia la brutale violenza non sarà facile.
«Mia figlia è una ragazzina molto forte, energica, intelligente. Spero davvero che riuscirà a riprendersi al più presto».
Ora quali sono le sue condizioni?
michele leone egidio andriulli red michael e meu deus
«Aveva un sorriso più luminoso delle stelle. Adesso non ce l’ha più».
Conosceva le persone accusate di aver violentato sua figlia?
«No. A Marconia è rimasto solo qualche mio amico d’infanzia. Tutti gli altri sono emigrati in America e in Francia e quindi i loro figli vivono là, non potevano essere quelli che sono andati alla festa».
Che idea si è fatto dei ragazzi che hanno aggredito sua figlia?
«Sono degli sbandati, dei delinquenti. Ecco perché dico loro di pentirsi, come ha chiesto anche l’arcivescovo di Matera-Irsina nella messa celebrata domenica a Marconia. Per questi giovani potrebbe essere l’occasione di chiudere con il passato e ricominciare una nuova vita. Adesso le loro famiglie, la comunità, le istituzioni devono aprire gli occhi e accorgersi per tempo del malessere che c’è in questi giovani di Marconia».
Tornerà ancora al suo paese?
«Certamente. Ho avuta tanta solidarietà dai miei compaesani. Mi hanno detto: “Non devi giudicarci tutti allo stesso modo”. È una vicenda terribile, una ferita devastante: temo che non si rimarginerà mai. Da quando mia moglie ed io siamo arrivati qui, nostra figlia non ci ha mollati un attimo».
Ha fiducia nella giustizia italiana?
«La prima cosa che mi sono sentito dire dai poliziotti quando sono arrivato in ospedale è stata: “Stia tranquillo, sarà fatta giustizia”. Mi auguro di non restare deluso. Per il bene di mia figlia spero in una condanna esemplare».
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