DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Mara Rodella per il "Corriere della Sera" - Estratti
Era il 28 settembre 2002 quando Desirée Piovanelli, 14 anni, fu uccisa in una cascina disabitata di Leno, nella Bassa bresciana, a pochi metri da casa. In via definitiva sono stati condannati tre minorenni e l’unico adulto del gruppo, Giovanni Erra, all’epoca 36enne: da 8 mesi è uscito dal carcere e vive in comunità (come prevede la legge).
Nel 2025 (con oltre 7 anni di anticipo) dovrebbe scattare la libertà. Maurizio, papà di Desirée, non è sorpreso.
«È normale, in fondo lo sapevo sin dall’inizio. Ma per noi vittime è una presa in giro. A questo punto potevano dargli direttamente 22 anni: ogni tre mesi scattano i benefici di legge, anche per buona condotta. Ma Erra di anni dovrebbe scontarne 30. Per noi è proprio una presa in giro».
Rispetto a cosa?
«A una pena che noi invece non smetteremo di scontare, l’ergastolo a vita è il nostro».
Lei non ha mai smesso di lottare, per cercare la verità.
«Credo che la verità di per sé sia semplice. E che dietro la morte di mia figlia ci sia dell’altro: ulteriori responsabilità, anche di persone potenti, che però nessuno vuole trovare fino in fondo. Penso sia stata vittima di un giro di prostituzione minorile che va ben oltre il tentato stupro, ma c’è troppa paura di parlare».
L’inchiesta «bis» sui presunti mandanti, però, è stata archiviata. Ma il gip ha lasciato uno spiraglio...
«È vero. Ha disposto la conservazione in sequestro del profilo di Dna ignoto (maschile, ndr ) rilevato nelle due tracce isolate sul giubbotto di Desirée. Una piccola speranza perché un giorno si possa indagare ancora. Con i miei legali ci stiamo lavorando. E poi avrei un grande desiderio...».
Quale?
«Vorrei parlare con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. E spiegargli tutto, dirgli che qualcuno sta proteggendo persone coinvolte nella morte di mia figlia».
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