DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Matteo Indice per “la Stampa”
La morte di Francesco Menetto non è stata soltanto un fatto «poco lineare», come l’altro ieri l’aveva definita il procuratore capo di Genova Michele Di Lecce. La tragedia del pediatra di 65 anni che si è lanciato dal Ponte Monumentale dopo che suo figlio era finito ai domiciliari per un’inchiesta su un giro di farmaci rubati, agli occhi degli inquirenti si è materializzata dopo un’«istigazione o agevolazione del suicidio», compiuta dalla moglie Graziella Ghini, 68 anni. La stessa donna che la polizia aveva soccorso mentre minacciava di gettarsi a sua volta, e dopo che nell’auto della coppia era stato recuperato un biglietto con scritto «Magistratura miope, a volte uccide».
Il gesto estremo
«Erano dieci giorni che io e mio marito parlavamo d’un gesto estremo», ha spiegato all’alba di lunedì, interrogata prima del ricovero in psichiatria. Discussioni «travagliate», nelle quali era lui a sostenere la necessità di farlo «perché non vedeva via d’uscita». Da che cosa? «L’arresto di Marco l’aveva gettato nello sconforto (e non va dimenticato che all’inizio della settimana scorsa il tribunale del Riesame aveva confermato i domiciliari, ndr). In particolare, si sentiva sfiduciato da quando alcune mamme avevano ritirato il “libretto” dei loro bambini, non li portavano più a farsi visitare da lui».
Però: «Già due anni fa aveva avuto un periodo difficile, quando si uccise un’altra mia figlia (sorella di Marco). E un momento molto negativo è arrivato con l’alluvione dello scorso ottobre, che ha causato gravi danni alla farmacia gestita da mio figlio e da sua moglie (Valentina Drago, a sua volta arrestata nell’ affaire del contrabbando farmaci e liberata per totale carenza di indizi). Francesco sosteneva economicamente le attività di Marco, ma non c’entrava dal punto di vista operativo».
La villa in vendita
Ulteriore dettaglio tenuto in considerazione è il fatto che la villa di famiglia sarebbe stata messa in vendita: «Una conferma di possibili difficoltà economiche», si rimarca in ambienti investigativi. Senza trascurare aspetti più affettivi: «Negli ultimi tempi avevamo deciso di separarci, pur essendo con l’età». Una somma di disagi, da cui l’unica «via d’uscita» nelle parole di Menetto era proprio il suicidio, sebbene Graziella non ne abbia parlato con nessuno. Ed è uno dei comportamenti che a parere dei pubblici ministeri la portano a compiere un reato. «Alla fine l’intenzione era quella di farlo insieme», ribadisce agli inquirenti.
L’ultima serata
La descrizione dell’ultima serata è un altro passaggio che, al momento, ne complica la posizione: «Siamo usciti dicendo che Francesco avrebbe fatto una visita, ma abbiamo girovagato per ore. Siamo arrivati nei pressi del ponte... abbiamo scavalcato, lui mi ha detto “ciao” e si è buttato». A quel punto avrebbe arretrato un po’, sporgendosi subito dopo: «Ho guardato di sotto, c’erano due vigilantes che hanno provato a soccorrerlo, ma era esanime. Da lì in poi ho iniziato a vagare». L’hanno trovata oltre tre ore dopo, a cavallo della balaustra, senza che tuttavia avesse fatto telefonate.
Una seconda lettera
Nei giorni scorsi la polizia, oltre ad aver sequestrato una seconda lettera con indicazioni di natura «testamentaria» compresa una password per accedere a conti correnti, ha chiesto dettagli ai familiari di Menetto su recenti problemi ortopedici del pediatra, per capire se potesse aver fatto tutto da solo. Umberto Pruzzo è il legale della famiglia - anche della donna ora indagata per istigazione al suicidio - e pronuncia poche parole: «Ci auguriamo si tratti d’una questione formale che forse non era necessaria, vista la situazione».
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