DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell'articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”
I lavori per il Superbonus, l’ecobonus, il bonus facciate che venivano cantierizzati avevano progetti reali, capitolati e preventivi reali. Ma per il resto tutto era finto, mai una pietra è stata spostata. Anche perché nella maggior parte dei casi anche gli immobili erano inventati: come si potevano realizzare ristrutturazioni su case che dovevano esistere in Comuni inventati?
Di immaginato c’era anche altro: i proprietari. In alcuni casi erano ignari, in altri nullatenenti disperati, in altri ancora si trattava di pregiudicati con precedenti penali importanti. «Tra i beneficiati c’erano anche morti», annota il gip del tribunale di Asti, Federico Belli, a corredo di una delle due operazioni che ieri hanno dato un colpo a quello che resta del tempo dei bonus di Stato.
In una sola giornata la Finanza ha sequestrato crediti per la cifra «inimmaginabile», le parole sono ancora una volta del giudice, di tre miliardi e duecento milioni di falsi crediti di imposta. Dieci gli arresti, una quarantina gli indagati tra Avellino e Asti […]
[…] Grazie a un software vengono infatti incrociati i dati fiscali di aziende e persone con i crediti che hanno in pancia o che hanno recentemente ceduto in modo da far emergere eventuali incongruenze. Di più: sono stati messi a sistema le informazioni dell’Enea (che ha una sorta di banca dati egli efficientamenti energetici) e dell’Inail, che invece dovrebbe avere il conto degli operai impiegati nei cantieri edili. […]
[…] Il primo punto sono le individuazioni degli immobili: nella maggior parte di casi si tratta di particelle fasulle, di case inesistenti. In altri — un solo soggetto ha presentato, per esempio, domande per qualche centinaia di case — sono invece stalle, depositi agricoli sui quali esistono progetti di ristrutturazione con preventivi milionari. Esempio: immobile dal valore di mercato di 2mila euro con un progetto di ristrutturazione da 2 milioni. Tutto era possibile perché il sistema non prevedeva controllo.
E, in questo modo, le aziende hanno caricato sui propri cassetti fiscali crediti per centinai di milioni di euro. Qualche decina sono riusciti a incassarlo: dall’indagine di Asti emerge che diverse banche e le Poste sono stati i più colpiti. E che i soldi sono spariti nel nulla. Due i metodi utilizzati: in alcuni casi gli imprendit ori si presentavano allo sportello per prelevare, in più tranche, i soldi in contanti.
In altre situazioni, invece, i soldi venivano spostati tramite bonifici, per lo più su istituti di credito cinesi. Gli stessi truffatori spesso non ricordavano qual era l’azienda per cui spostavano i soldi. «Questo credito a quale azienda va intestato?», chiedevano al telefono. Per dire nella truffa pensata ad Avellino erano 2.411 gli immobili finti immaginati in comuni inesistenti, 203 gli acquirenti, 26 i finti cessionari.
Un sistema complesso in cui tutti però avevano un guadagno: chi incassava alla fine il credito, chi emetteva le fatture false. «Io mi tengo — diceva al telefono uno degli imprenditori con le aziende “cartiere” — il 5% dell’importato del lavoro e poi mi piglio l’Iva dei lavori delle fatture che faccio, perché io posso fatturare sia arredi che attrezzature che lavori edili». […]
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