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Estratto dell’articolo di Giovanni Parente,Marco Mobili per il “Sole 24 Ore”
Per tasse e multe non pagate il Fisco punta sulle rateizzazioni per convincere i contribuenti a versare e allo stesso tempo non perdere troppo gettito con la strategia delle definizioni agevolate (più conosciute come rottamazioni). Definizioni da cui sono arrivati incassi per 7,2 miliardi nel 2023 e 4,6 nel 2024 ma dovendo comunque rinunciare a sanzioni, interessi e aggio che alla fine dei conti fanno perdere allo Stato oltre un miliardo di euro.
Le rateizzazioni, anche lunghe dunque, come leva per agevolare i contribuenti nel chiudere i debiti con l’Erario e gli altri enti che si affidano all’agente pubblico della riscossione.
Uno strumento che negli anni è sempre più utilizzato: il carico di cartelle a rate a fine novembre, infatti, ammontava a 33,3 miliardi di euro, frutto di piani di rientro concessi nel tempo e su cui l’agente pubblico della riscossione (prima Equitalia e ora agenzia delle Entrate della Riscossione) ha costruito una vera e propria certezza negli anni in un mare magnum di crediti difficilmente recuperabili.
I tassi di riscossione tramite i piani di rateazione sono cresciuti nel 2024 rispetto al calo che si era verificato nel 2023 e nel 2022. I dati contenuti nella relazione con cui Ernesto Maria Ruffini si è congedato dalla guida di Entrate ed Entrate Riscossione testimoniano, infatti, che al 30 novembre scorso sui 9,7 miliardi incassati attraverso ruoli e cartelle ben 4,3 miliardi arrivano attraverso i pagamenti scaglionati nel tempo.
Naturalmente i 33,3 miliardi ancora da incassare potrebbero rappresentare una goccia (tradotto in cifre appena il 2,6%) sui 1.267,6 che affollano il magazzino della riscossione. Eppure proprio la capacità di onorare i pagamenti dilazionati si può rivelare una garanzia di portare nelle casse dell’Erario o degli altri enti creditori le somme che ancora mancano all’appello.
Del resto, lo sforzo da mettere in campo con il decreto delegato di riforma della riscossione (Dlgs 110/2023) va in una duplice direzione. Da un lato, quella di svuotare il magazzino dei crediti non più recuperabili con la missione affidata alla commissione guidata da Roberto Benedetti, presidente di sezione della Corte dei conti a riposo, di definire quali siano criteri e priorità per procedere alla cancellazione una volta per tutte.
Dall’altro, la volontà di velocizzare le procedure di recupero allargando l’area degli avvisi di accertamento esecutivi e restringendo contestualmente quella del ruolo.
[…] Da qui il nuovo meccanismo che dal 1° gennaio 2025 punta ad allungare i piani di pagamento. In pratica, se il debito complessivo non supera i 120mila euro basta una semplice richiesta in cui dichiarare una temporanea situazione di obiettiva difficoltà per vedersi accordare una diluizione dei pagamenti fino a un massimo di 84 rate mensili, ossia lungo un arco di ben 7 anni.
Mentre, sempre fino a 120mila euro, chi oltre a dichiarare documenta lo stato difficoltà (attraverso l’Isee per le persone fisiche e i titolari di ditte individuali in regimi fiscali semplificati, l’indice di liquidità e l’indice Alfa per i soggetti diversi da persone fisiche e titolari di ditte individuali in regimi fiscali semplificati e l’indice Beta per i condomini) può ottenere un piano da 85 a 120 rate, ossia arrivare a una dilazione fino a dieci anni.
Mentre oltre i 120mila euro di debito la documentazione della temporanea situazione di obiettiva difficoltà economico-finanziaria permette di ottenere fino a un massimo di 120 rate mensili. […]
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