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foto filippo facci notav mandano in prima linea i vecchietti
Lodovico Poletto per “la Stampa”
Quaranta righe per dire «siamo qui» e pronti alla «lotta armata». Quaranta righe in cui c’è tutto: dall’attacco frontale ai No Tav «moderati» e alla loro linea d’azione, alla presenza di una rete internazionale in grado di dare supporto a chi farà il salto di qualità; dalle accuse all’informazione «filo - sionista» a quelle contro i compagni «leninisti», chiamati in modo sprezzante «borghesucci» di Askatasuna, facendo riferimento ai frequentatori e ai leader del centro sociale vicino all’area dell’autonomia e da sempre impegnato nella lotta No Tav.
Sono passati cinque mesi e i Noa (i Nucleo operativi armati) - sigla comparsa a marzo quando venne diffusa la prima risoluzione nella quale si invitavano i No Tav all’azione diretta contro i cantieri dell’alta Velocità e in cui veniva pronunciata una «sentenza di morte» contro quattro nemici del movimento - si sono rifatti vivi.
Con un documento che, in sostanza, dice: «I metodi fin qui adottati non sono serviti a nulla. Il movimento ha fallito. È giunta l’ora di alzare il tiro». Come? «Lanciamo un appello alle compagne e ai compagni delusi dalla strategia del campeggio affinché si uniscano ai Noa e ai gruppi di azione armata. Basterà assestare il primo colpo e il sistema comincerà a scricchiolare. Sarà un settembre di lotta e di fuoco».
Contro chi? Contro cosa? I Noa hanno da sempre i loro obiettivi. E se a marzo indicavano apertamente i nomi dei «condannati a morte», oggi fanno l’elenco delle persone e degli enti «rafforzati» dall’azione morbida del movimento. E se il primo resta il senatore Pd Stefano Esposito «che continua ad senza sosta ad indicare gli obiettivi da colpire», nel mirino ci sono anche tre cronisti dei quotidiani «La Stampa» e «La Repubblica» e del sito internet «Lo spiffero».
Ma di fondo resta l’appello alla lotta armata: «A marzo avevamo spiegato ai presunti leader No Tav che la loro condotta avrebbe distrutto la partecipazione e demotivato i gruppi di azione presenti sul territorio e pronti al salto di qualità nella lotta. Avevamo ragione».
SCONTRI A ROMA MANIFESTAZIONE NOTAV
A questo punto è legittimo domandarsi il grado di attendibilità dei Noa. È l’azione di un singolo che tenta di alzare la tensione oppure la risoluzione è stata partorita da un gruppo effettivamente pronto a saltare la barricata? La procura della Repubblica per ora non si sbilancia e aspetta la relazione degli esperti dell’antiterrorismo e della Digos di Torino, da sempre attenti a tutto ciò che si muove attorno alla variegata galassia No Tav.
E se il mondo istituzionale reagisce condannando (il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino dice: «Questo è la conferma di quanto ho detto alcuni giorni fa: la Val di Susa è diventata ormai la palestra di ogni forma di pseudo sinistrismo» e il responsabile sicurezza del Pd, Emanuele Fiano: «No alla deriva violenta di pochi nostalgici del terrorismo»), i No Tav prendono le distanze dai Noa: «Siamo e resteremo un movimento popolare. Proprio per questo la sua lotta non ha nulla a che vedere con i deliri dei provocatori di professione pagati in proprio oppure dalla questura».
SCONTRI A ROMA MANIFESTAZIONE NOTAV
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