DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Erika Dellacasa per il Corriere della Sera
Fin troppo facile parlare di acque agitate, tempeste e battaglie navali quando il teatro dello scontro è lo Yacht Club Italiano, ma è quello che sta accadendo a Genova anche se oltre le porte della sede storica del Club filtrano solo pochi rumors . Riservatezza e understatement sono la regola ma questa volta il coperchio è saltato.
È successo che Carlo Croce, dopo vent' anni di presidenza ininterrotta dal 1997 a oggi, è stato sostituito con quello che i suoi sostenitori ritengono un colpo di mano. Uscito dall' ufficio di presidenza Carlo Croce, due Olimpiadi alle spalle, già manager del consorzio Italia per la Coppa America nel 1987, presidente del consorzio Luna Rossa nel 2007, ex presidente di Federvela e di Isaf, ha preso il timone il neopresidente, il marchese Nicolò Reggio, antica famiglia genovese, un prozio - Giovanni Leone Reggio - che fu prima medaglia d' oro della vela italiana nell' Olimpiade del 1936, partecipante come randista alla Coppa America con Azzurra nel 1983 e come consulente nel 1987 (è ingegnere navale).
Il primo atto si è consumato con le elezioni di marzo, alle quali hanno partecipato circa la metà dei 1.100 soci - nomi come Amedeo d' Aosta, John Elkann, Alessandro Benetton, Marco Tronchetti Provera - dello Yacht Club più antico del Mediterraneo (1879) insieme al Royal Malta Yacht Club. I quindici consiglieri-direttori eletti hanno poi nominato i vertici e qui, rompendo la tradizione, invece della nomina del presidente per acclamazione il consiglio è andato ai voti.
Carlo Croce, messo in minoranza, ha abbandonato la seduta seguito da sei consiglieri.
I restanti hanno eletto Nicolò Reggio.
Sembrava finita lì, invece no. Nei giorni scorsi Carlo de Thierry si è fatto promotore della raccolta di centocinquanta firme fra i soci per indire un' assemblea straordinaria con all' ordine del giorno la revoca del consiglio appena eletto e «la decadenza dell' intero ufficio di presidenza».
Questo perché, è scritto, quello che è accaduto compromette «il comportamento da Yachtsman». «Noi firmatari - ha poi spiegato de Thierry a tutti i consoci - pensiamo che oggi sia d' obbligo un serissimo e pacato riesame assembleare. Vogliamo una direzione compatta senza fratture operative e senza schieramenti».
Ma la frattura c' è stata e blasonati studi legali genovesi hanno valutato, a fianco del neopresidente, che cosa fare.
Nicolò Reggio nel suo studio di Vernazzola si dichiara desolato: «Io provo stima e rispetto per Carlo Croce, ha fatto cose straordinarie. Gli era stata offerta la carica di presidente onorario e avrebbe avuto il titolo di Commodoro, ma l' ha rifiutata... Capisco il suo turbamento emotivo ma dopo vent' anni c' era voglia di rinnovamento, è normale. Questo, invece, sembra diventare un caso di lesa maestà».
Così sono partite 150 lettere ad altrettanti soci «dissidenti» per chiedere quale sia secondo loro la «giusta causa» per convocare l' assemblea straordinaria con quell' ordine del giorno esplosivo. Infine, il nuovo consiglio ha convocato un' assemblea generale ordinaria il 6 giugno a conferma della propria operatività. Non c' è dubbio che in quella sede ci saranno dei chiarimenti.
Intanto le voci più strane si sono rincorse nei club più esclusivi dove si commenta il ribaltone allo YCI fino all' inorridita affermazione di una signora: «La nuova presidenza ha dato il permesso di entrare nella sede con i pantaloni corti!». Costernazione, ma non è vero.
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