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TERRORE A BANGKOK – PER LA POLIZIA C’È “UNA RETE” DIETRO L’ATTENTATO DEL TEMPIO INDÙ (VIDEO) – IL GOVERNO PUNTA SULLA PISTA INTERNAZIONALE E CERCA DI CAPIRE SE VI SONO CONTATTI CON I MOVIMENTI ANTI-REGIME DELL’EX PREMIER ESULE THAKSIN SHINAWATRA

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IL VIDEO

 

 

 

1. BOMBA BANGKOK: POLIZIA, UNA "RETE" DIETRO ATTENTATO

(ANSA) - Il capo della polizia thailandese, Somyot Poompanmoung, ha sostenuto che l'attentato dinamitardo al santuario di Bangkok è stato compiuto lunedì da "una rete" di persone e quindi non solo dal giovane con la maglietta gialla ripreso in uno sgranato video. Lo riportano vari media thailandesi. Sui social media molti fanno notare il sospetto comportamento di un secondo "giovane", stavolta con indosso una "maglietta rossa", ripreso nel video che inquadra il presunto attentatore mentre abbandona uno zainetto all'interno del santuario Erawan.

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 L'esplosione ha causato almeno 22 morti e più di 120 feriti. "Non lo ha fatto da solo, è sicuro. E' una rete", ha detto il capo della polizia come riporta l'agenzia AP che cita Somyot mentre si recava ad una riunione dei capi della polizia thailandese.

 

 

2. BANGKOK, ECCO IL KILLER UN VIDEO LO INCASTRA ORA È CACCIA ALL' UOMO

Raimondo Bultrini per “la Repubblica

 

È occidentale o asiatico il giovane del video con una maglietta gialla disegnata e grandi occhiali che gli coprono i lineamenti mentre lascia lo zaino-bomba? Chi lo ha mandato con 5 chili di tritolo destinati a uccidere turisti e devoti di un tempio induista venerato anche dai buddhisti nel cuore di Bangkok? Sono le domande ancora senza risposta che si ponevano i giovani e i passanti più anziani raccolti ieri sera, alla stessa ora della strage con 22 morti e oltre 120 feriti, alle spalle del tempio di Brama, dove sono andati a depositare fiori nell' incrocio di Ratchaprasong, e a incollare post it con pensieri di cordoglio in molte lingue soprattutto cinesi, thai e del resto dell' Asia.

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Era un' assemblea mesta con qualche mazzo di margherite e candele accese su un tavolo bianco e pochi partecipanti, uno dei segni della paura da day after, se possibile più duro del precedente. Un giorno cominciato con la diffusione su tv e social network del video-shock ripreso a circuito chiuso dell' attentatore che si sfila lo zaino e lo deposita tranquillamente nel luogo della strage, proseguito poche ore più tardi con una nuova bomba esplosa fortunosamente in acqua, ma in un altro luogo zeppo di turisti e thai, dove si prende la barca per visitare i templi sul fiume Chao Praya.

 

La potenza dell'ordigno lanciato da uno sconosciuto dal ponte Saphan Taksin sul molo di Sathorn è per ora impossibile da calcolare, visto che l' esplosione è avvenuta nel fiume e si è limitata a sollevare un violento spruzzo che ha fatto fuggire tutti i passeggeri in attesa, senza però ferire nessuno. Ma secondo il capo della polizia di Bangkok esiste un collegamento diretto tra questo ordigno lanciato in pieno giorno e la bomba di Ratchprasong.

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Non solo il tipo di TNT potrebbe essere lo stesso, bensì anche la scelta del target, un altro luogo turistico a ridosso della stazione dello skytrain BTS, la linea dei treni già presa di mira all' inizio dell' anno con piccoli ordigni rudimentali. La polizia thailandese punta anche su una pista internazionale, che potrebbe intrecciare gli interessi dei movimenti antiregime guidati dall' ex premier esule Thaksin Shinawatra e quelli di non meglio precisate entità straniere che vogliono «colpire il turismo e l' economia thai», come hanno ripetuto diversi leader della giunta militare.

 

Stando alle parole del maggiore Weerachon Sukhontapatipak, portavoce del governo, per ora gli investigatori sono «abbastanza vicini» a identificare il sospetto attentatore di Ratchaprasong, e uno straniero in procinto di partire è stato fermato all' aeroporto di Bangkok e trattenuto in attesa di accertamenti. «Chi ha messo la bomba non sembra essere thailandese - ha detto il portavoce - e il tipo di attentato è «molto diverso» da quelli messi a segno dagli insorti (islamici, ndr ) del Sud.

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La caccia all' uomo con la maglietta gialla, che prima dell' esplosione è stato ripreso anche a bordo di uno skytrain senza la borsa con l' esplosivo, viene confermata dallo stesso capo del governo, il generale Prayut Chan Ocha. «C' è un sospettato - ha ammesso - lo stiamo cercando ». Ma sui mandanti e i possibili moventi dell' attentato senza precedenti per la Thailandia, le ipotesi restano ancora vaghe. Prayuth nel suo discorso tv alla nazione ha avvalorato l' ipotesi di un complotto dei dissidenti del regime, parlando di un «gruppo di individui nel nostro paese che incubano e proiettano i loro desideri malati contro la nazione», e ha garantito che «i colpevoli e il loro movimento saranno perseguiti».

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Ma sui social network e in strada, circola un' altra paura, oltre a quella del terrorismo diffuso. È il timore di una strategia internazionale contro il Regno, una sorta di paranoia che sui Forum anonimi di Internet si scarica tra gli altri contro gli Stati Uniti per aver criticato pubblicamente il mancato rispetto dei diritti umani da parte del governo dei generali.

 

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Se in privato da lunedì non si parla d' altro che del mostro annidato nella società thai, nelle strade sempre caotiche della capitale la paura lascia il posto a una composta indifferenza. La vita scorre come sempre con l' unica significativa eccezione di un calo drastico delle presenze nei grandi magazzini del centro e la fuga di molti stranieri, asiatici e occidentali, dalle strade di Bangkok.